Il primo passo sarà abbandonare il rosso fiammante e adottare il colore grigio topo caratteristico di tutte le auto prodotte dal gruppo torinese
(di Michele Serra - l'Espresso)
La testa di Montezemolo recapitata su un vassoio d'argento alla famiglia Lambs (ex Agnelli) nel suo nuovo ranch di Detroit: è la raccapricciante immagine che ha sconvolto l'opinione pubblica mondiale. Macabro dettaglio, la testa era perfettamente pettinata.
MARCHIONNE - Ci si domanda a che titolo il manager della Fiat abbia fatto fuori il presidente della Ferrari. La Fiat più veloce mai prodotta è un Fiorino precipitato da una scarpata durante il viaggio di collaudo: nel corso della caduta ha superato i 210 chilometri all'ora. Come è dunque possibile che Marchionne si senta in grado di dire la sua anche a Maranello? Secondo la psicoanalista Lucy Van Pelt, oggi in pensione ma a suo tempo popolarissima in tutto il mondo, «uno che costruisce utilitarie color grigio topo non può che odiare uno che costruisce fuoriserie rosso fiammante». Alla interpretazione psicoanalitica si intreccia anche una possibile lettura dinastica della vicenda: alle voci che vogliono Montezemolo figlio naturale di Gianni Agnelli (la somiglianza è notevole) si aggiungono quelle che vedono in Marchionne il figlio naturale dell'Orso Yoghi (la somiglianza è impressionante). Il classico conflitto di classe.
IL PIANO MARCHIONNE - Merito riconosciuto di Marchionne è avere cercato con estrema decisione di mettere fine all'equivoco che, negli ultimi vent'anni, ha tormentato la Fiat: voler costruire a tutti i costi automobili. «Una fissazione davvero incomprensibile e del tutto antieconomica - come spiegò anni fa a Cernobbio - e facilmente risolvibile chiudendo un paio di fabbriche e importando dall'America un po' di Chrysler già bell'e fatte». Di qui l'idea geniale: basta un operaio con un cacciavite per togliere dalla macchina il nome americano e riavvitarne uno italiano, facendo ben attenzione a non dirlo a nessuno. Funziona anche l'operazione contraria: la Punto, ribattezzata Point dopo una lunga ricerca del Centro Ricerca e Ideazione di Lapo Elkan, durata mesi, è stata rivenduta negli Stati Uniti come fermacarte. Per la Ferrari le cose non sono così semplici: distruggerla non può essere questione di pochi anni, ci vogliono applicazione, tempo, professionalità. Secondo i bene informati, la prima mossa sarà sostituire il rosso Ferrari con il grigio topo.
...un giorno la Ferrari di Marchionne e la Duna Rustica avranno molti particolari in comune...Economie di scala...
L'INNOVAZIONE - Marchionne, appassionato di motori quanto Bin Laden era appassionato di cooperazione internazionale, è rimasto molto impressionato quando gli hanno spiegato che la Ferrari monta un motore a dodici cilindri. Ha chiesto se è proprio necessario utilizzare i cilindri, costosissimi, e non i Borsalino o le bombette, che mantengono un profilo elegante ma non impegnano troppo. «Queste comunque sono scelte che lascio volentieri al nuovo management». Per la presidenza si fanno i nomi di Gerbera Agnelli, che ha il vantaggio di essere una donna ma lo svantaggio di essersi occupata per tutta la vita solo di composizioni di fiori secchi per il centrotavola; oppure un membro a caso della famiglia Grande Stevens, che come rivela il nome stesso non è realmente esistente ma da molte generazioni ricopre il ruolo di amico immaginario degli Agnelli Lambs.
LA FAMIGLIA - Ha avuto momenti di tensione con Marchionne solo quando ebbe a dichiarare che «la Fiat è fatta a immagine di Umberto Agnelli». Gli eredi di Umberto, esaminato il listino, chiesero e ottennero da Marchionne una rettifica e le scuse in pubblico. Per il resto, gli Agnelli Lambs sono molto contenti che qualcuno si occupi, in loro vece, della Ferrari, azienda che non sapevano di possedere e che imbarazza decisamente la componente femminile della famiglia, che considera la Ferrari molto rumorosa. Geppe Agnelli, del ramo dissidente, da anni in esilio a Igea Marina dove gioca a boccette, propone di venderla agli arabi e con il ricavato comperare la Averna e la Biancosarti.
Michele Serra
0309/0630/1800
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