Donne al vertice. Sembra diventato un obbligo, dalle aziende pubbliche al Quirinale. Le "quote" sono state inventate negli Stati Uniti. Ma nella versione italiana sono offensive innanzitutto per il genere femminile (di Michele Ainis - l'Espresso)
Un capo o una capa dello Stato? Domanda oziosa: di questi tempi, è obbligatoria la papessa. Sicché girano nomi impresentabili, cognomi impronunciabili. La stampa s'arrovella sul profilo delle diverse candidate, ne spulcia il curriculum, ma dopotutto il requisito più essenziale è anche l'unico comune: una gonnella. Effetto Renzi, come no. Forse il risultato più tangibile della sua azione di governo. Cominciò mettendo in pista 8 ministre su 16: la parità spaccata. E ha continuato designando 4 donne ai vertici delle più grandi società partecipate dallo Stato (Marcegaglia all'Eni, Grieco all'Enel, Bastioli alla Terna, Todini alle Poste), una donna nella Commissione europea (Mogherini), un'altra alla Consulta (Sciarra), 5 donne capolista nelle 5 circoscrizioni elettorali alle europee (Mosca, Moretti, Bonafè, Picierno, Chinnici).
Detto fuori dai denti: non se ne può più. Quest'andazzo è offensivo innanzitutto per le donne. Ha un che di pornografico, gioca sull'esposizione del corpo femminile. E travisa una lezione che viene da oltreoceano, scimmiottandola con cinquant'anni di ritardo, deformandola con esiti caricaturali. Affirmative actions, ecco il nome della cosa. Le inventò nel 1961 il presidente Kennedy, con l'idea di bilanciare attraverso una discriminazione alla rovescia ("reverse discrimination") la discriminazione che negli Usa colpiva soprattutto i neri. Come? Attribuendo un punteggio più elevato alla popolazione di colore (e in seguito alle donne, agli indiani, ai cittadini handicappati, ai reduci dal Vietnam) nell'accesso all'università, al lavoro, alle carriere.
Principio sacrosanto, perché realizza l'effettiva parità nei punti di partenza, impedendo che la gara sia falsata dal pregiudizio che circonda l'una o l'altra categoria sociale. Non a caso si è poi esteso a mezzo mondo, anche in virtù di modifiche costituzionali (com'è successo in India, nel 2006, a vantaggio della casta degli "intoccabili"). Ma deve pur esserci una gara, non una corsa solitaria. Se a un concorso da primario ospedaliero la candidata parte con un punto in più rispetto al candidato, quest'ultimo può sempre superarla meritando 2 punti in più all'esame. È il sistema dei goals, così lo chiamano in America. Ma nella sua versione italica nessun maschietto potrà mai fare goal, perché non è ammesso a giocare la partita.
E c'è poi un'altra questione, anzi due. In primo luogo, ogni politica di azioni positive va giustificata in base a un'analisi statistica, che a sua volta documenti il gap sofferto dalle donne o in generale dalla categoria che riceve il beneficio. Il genere femminile viene storicamente discriminato sul lavoro, ma non in tutti i lavori. Nella scuola, per esempio, le insegnanti sono più degli insegnanti. Così come sono in maggioranza donne a vincere il concorso in magistratura. In entrambi i casi suonerebbe dunque irragionevole qualsiasi misura di favore; semmai, quest'ultima dovrebbe rivolgersi al sesso maschile, come talvolta avviene in Scandinavia. D'altronde, e per fortuna, le donne italiane continuano a scalare posizioni. Secondo uno studio della Bocconi, dal 2008 al 2013 le dirigenti sono aumentate del 16% nel settore privato, del 20,3% nelle Regioni, del 24,5% nei ministeri (dove sono ormai 4 su 6). Sempre nel 2008, le parlamentari italiane erano poco più del 20%; alle politiche del 2013 sono diventate un terzo del totale; alle europee del 2014 le elette hanno raggiunto il 40%.
In secondo luogo, l'affirmative action va applicata con gradualità, per non innescare effetti dirompenti. Tempo addietro uno studioso (Ronald J. Fiscus) si è chiesto che accadrebbe se la California decidesse di sanare ingiustizie secolari in un minuto, escludendo dai concorsi chi è maschio ed ha la pelle bianca, oppure cancellandolo dalle liste elettorali. Risposta: in questo caso l'ingiustizia avrebbe generato un'ingiustizia anche peggiore. Ma adesso è qui la California, è in Italy. E magari l'anno prossimo un'italiana entrerà nel Quirinale. S'accomodi pure, ma a una condizione: che sia una donna brava, oltre che giovane e magra.
Michele Ainis
Forse è giunto il momento di chiamare le cose col promio nome. Renzi non sta cercando di attuare la cancellazione delle "discriminazioni di genere", ma semplicemente di capovolgerle - ma solo in apparenza - per squallide ragioni propagandistiche. Una prova? Quando Renzi ha messo mano alla "rottamazione" dei vertici delle aziende pubbliche, ha sbandierato a reti unificate il fatto di aver designato quattro uomini e quattro donne ai vertici delle prime quattro aziende. Verissimo. Ha nominato quattro AD (tutti maschi, e detentori del VERO potere) e quattro presidentesse (tutte donne, con tanto di ufficio di rappresentanza, segreteria, auto blu, e niente da fare tutto il giorno).
Il 9 novembre abbiamo pubblicato UN POST dedicato all'ignobile, inevitabile toto-quirinale. Ebbene, useless to say, c'erano in pole position, nella prima "strisciata" di nomi, delle assolute impresentabili, ma donne. Nomi frutto della scemenza, dell'ignoranza costituzionale, della incapacità di arrossire.
Il primo nome in "pole-position" era quello di Roberta Pinotti. Quali sarebbero le qualità che, dopo averla fatta assurgere - fra le risate generali - a ministressa della Difesa, adesso la renderebbero adatta addirittura a partire in pole-position nella corsa al Quirinale? A noi non è stato spiegato quali sarebbero i grandi meriti e le grandi qualità di "tale Pinotti", e quindi - la ministressa non ce ne vorrà, dobbiamo provare ad indovinare:
- a) E' donna, e tanto basta;
- b) Nasce, nientemeno, che come professoressa di lettere;
- c) Ha corso alle primarie per la candidatura a Sindaco di Genova, arrivando sul podio (terza, sui tre candidati);
- d) Ama volare alto/1 - Appena un marò si è ammalato in India, anzichè chiedere all'ambasciata italiana in India di riferire sulle condizioni del marò, e di porgere i "sentimenti di vicinanza" della ministressa, ha messo in pista un costosissimo ed inuitilissimo volo di stato per andare di persona, da professoressa di lettere, a verificare le condizioni del marò;
- e) Ama volare alto/2 - Così ggiovane, così donna, e già così inquisita... Già... la Signora è già indagata per peculato d'uso per la faccenda, bruttina anzichè no, di un Falcon 50 dell'Aeronautica che vola da Ciampino a Genova solo per consentire alla Pinotti di tornare a casa comoda e alla svelta (come pensano i maligni), oppure la signora è fortunata, e di ritorno da Cardiff trova che l'Aeronautica Militare ha programmato da tempo (quando si dice il caso) un volo d'addestramento del Falcon proprio da Ciampino a Genova (dove la ministressa vorrebbe tornare) e proprio pochi minuti dopo l'arrivo della ministressa da Cardiff? Ma su questo torneremo in appendice, perchè "ci sono cose strane"...
E veniamo all'altra donna in pole positione nel toto-quirinale: trattasi della costituzionalista Marta Cartabia. Meglio una costituzionalista (che oltretutto già siede nell'alta corte) che una professoressa di lettrere miracolata. Ma tant'è... chi stila queste schedine non si è preso neanche la briga di guardare i curricula delle "candidatesse" in pole-position, e non si è neanche accorto che la Cartabia ha 48 anni. Oppure se n'è accorto, ma non conosce l'art. 83 della Costituzione che - in guerra aperta copntro il ggiovanilismo dilagante - pretenderebbe che il Presidente della Repubblica abbi almeno 50 anni...
E così, di figura di merda in figura di merda, prosegue il mantra del... come definirlo? "femminismo da tweetter". Speranze che la cosa cessi? Nessuna. Se l'Italia plebiscita (nei sondaggi) il boy-scout come "salvatore della Patria", ne legittima non l'azione, ma la presunzione. Coso non ha mai ammesso di aver commesso un errore, quindi nessuno lo convincerà che 4 AD maschietti e 4 Presidentesse decorative e femmninucce solo l'esatto contrario della politica di pari opportunità di genere.
E veniamo ai famosi piani di volo del Falcon 50 usato dalla ministra pole-position: c'è un'inchiesta giornalistica de La7, ripresa dal "Geniale" alleato-ma-non-più-come-prima del renzino, che spiega per filo e per segno come i piani suddetti si siano "evoluti", minuto per minuto, according to i ritardi e le deviazioni del volo Cardiff - Ciampino, con sosta a Firenze per portare a casa il renzino, e arrivo quindi a Ciampino in ritardo.
Volo d'addestramento "programmato da tempo"??? esticatzi... Un mio amico pilota, proveniente dagli aerei di linea, ma prima ancora dall'Accademia Aeronautica Militare, mi spiega che non c'è nulla di "addestrativo" in un volo che parte da Ciampino, sorvola il Mar Tirreno, e atterra a Genova, per poi tornare a Ciampino.... Ma ecco un estratto dell'articolo del Geniale nel quale vengono minuziosamente descritte le strane "evoluzioni" non già del "volo programmato da tempo" ma del "volo riprogrammato mimuto per minuto". L'articolo è sul Geniale, ma è scritto sulla base di un'inchiesta de La7, che è entrata in possesso dei piani di volo del Falcon 50 della ministressa:
Spending Review: se cominciassimo dai Falcon 50?
Voli di Stato, Pinotti nei guai - Bomba sulla partita Quirinale - Il ministro della Difesa sotto inchiesta per «peculato d'uso». Il giallo degli orari del Falcon (Fonti: Mariateresa Conti e Enrico Mentana)
[...] Mentre l'Aeronautica querela i Cinque stelle che hanno sollevato il caso, il Tg La7 di Enrico Mentana, nell'edizione delle 20 di ieri, ha messo a confronto i piani di volo dell'Airbus A319 che il pomeriggio del 5 settembre scorso portò la ministra, con il premier Renzi e la ministra Mogherini da Cardiff a Roma Ciampino, con tappa a Firenze per far scendere il presidente del Consiglio, e il Falcon 50 del XXXI stormo dell'Aeronautica che portò da Roma alla sua città, Genova, la ministra Pinotti.
Un volo di addestramento, ha sempre sostenuto la titolare della difesa. Un volo di addestramento, sostiene l'Aeronautica. Ma quel volo di addestramento - ha sostenuto La7 sulla base di documenti segreti trapelati dall'Enav, avrebbe adeguato il suo piano di volo ai ritardi del volo presidenziale in arrivo da Cardiff. Una circostanza quantomeno strana. Una circostanza sospetta che potrebbe tarpare le ali del volo della ministra al Quirinale. Tanto più che sulla vicenda, è stata aperta un'inchiesta per peculato d'uso dalla procura di Roma. E tanto più che il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, al Tg di Mentana, ha opposto un diplomatico «non commento» alla richiesta di sapere se il nome del ministro della Difesa sia o meno nel registro degli indagati.
Galeotto fu il ritardo, un ritardo di 20 minuti. Il volo presidenziale proveniente da Cardiff che dal Galles deve riportare in Italia il premier e le ministre presenta il piano di volo alle 15 e 09, orario di partenza stimato per le 15 e 30. Non va direttamente a Ciampino. Fa tappa a Firenze per lasciare a casa Renzi. A Ciampino, nel frattempo, c'è il famoso Falcon 50 dell'Aeronautica, volo di addestramento, che via via cambia il proprio piano di volo. La modifica più clamorosa intorno alle 18. L'Airbus dovrebbe partire da Firenze alle 17 e 45, ma decolla solo alle 18 e 05. Un minuto prima, alle 18 e 04, il Falcon 50 a Ciampino modifica per l'ennesima volta il piano di volo: nuova partenza alle ore 19. In tempo per dare un passaggio al ministro della Difesa.
Una batosta, per il ministro Pinotti. Lei ha sempre sostenuto che ha solo avuto un passaggio su un «volo addestrativo che non ha comportato alcun maggior onere ma, al contrario, ha determinato un risparmio per l'erario». L'Aeronautica ha querelato i Cinque stelle. Ma sulla base della denuncia presentata dai deputati grillini la procura di Roma ha aperto nei giorni scorsi un fascicolo contro ignoti, con l'accusa di peculato d'uso. Il caso è in mano agli aggiunti Francesco Caporale e Roberto Felici. Sul caso indaga pure il procuratore militare di Roma Marco De Paolis. Anche questa seconda inchiesta è contro ignoti.
Un brutto colpo per il ministro Pinotti. Da mesi il suo nome è dato in pole position nel caso in cui, per la successione di Napolitano, si punti su una donna. Ora quel sogno rischia di franare tra le polemiche che il caso dei voli di Stato sta sollevando. Insomma, per quei voli e per venti minuti di ritardo, il Quirinale, per la Pinotti, rischia di svanire.
P.S.: Se almeno le svariate migliaia di euro spesi per far viaggare comoda la ministra da Roma a Genova dovessero servire ad evitarci una renzina professoressa di lettere che da Ministressa passa addirittura a Presidentessa, allora questi soldi sarebbero santi e benedetti, da adorare come reliquie sacre. Tafanus
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