I consumi salveranno il Paese dal baratro. Permetteranno, attraverso tasse e contributi sociali, di aumentare il saldo fra entrate e uscite della Pubblica amministrazione. E nel 2018 annienteranno l’aumento del debito.
Almeno sulla carta. Di tutto questo è convinto il ministero dell’Economia e delle finanze, che affida alla legge di Stabilità il compito di moltiplicare gli effetti benefici della crescita firmata Renzi. Le ottimistiche previsioni del governo sono tutte scritte nero su bianco nelle stime degli scenari della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza con relativa relazione di variazione. Descrivono una storia virtuosa che tuttavia, secondo una dettagliata analisi sui dati condotta dai ricercatori Istat Monica Montella e Franco Mostacci, cozza con la realtà delle cose. Anche perché, notano i due analisti, oltre ai consumi “bisogna aggiungere che vi sono anche aspetti fondamentali (come la qualità del sistema istituzionale, la qualità delle risorse umane, la coesione sociale, la disponibilità di tecnologie) che giocano un ruolo determinante per una crescita duratura”.
“C’è un ottimismo che sembra appartenere più al mondo della fantasia che a quello della realtà”
Del resto il quadro tendenziale del governo Renzi al netto delle misure previste nella manovra di Stabilità e delle riforme è “di per sé improntato a un ottimismo che sembra appartenere più al mondo della fantasia che a quello della realtà”, notano i due ricercatori. In esso la crescita cumulata nominale attesa tra il 2014 e il 2018 sarà del 9%, pari a 144 miliardi di euro. A dispetto del fatto che quest’anno si chiuderà con ogni probabilità con il terzo calo consecutivo del prodotto interno lordo (-0,3% stimato). Nelle previsioni del ministro Pier Carlo Padoan, l’incremento della ricchezza del Paese sarà figlio appunto soprattutto del miglioramento dei consumi (70%), ma anche degli investimenti lordi fissi (27%) e delle esportazioni nette (3 per cento). Grazie all’aumento del prodotto interno lordo, le casse pubbliche potranno quindi registrare un aumento delle entrate da 68 miliardi, pur in un contesto di flessione di 0,1 punti percentuali della pressione fiscale e di incremento della spesa pubblica (35 miliardi) che “se inefficiente – però – alimenta il debito sia attraverso maggiori disavanzi primari, sia attraverso un rallentamento della crescita”, è l’osservazione di Montella e Mostacci. (Fonte: Fiorina Capozzi - Il Fatto)
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