Renzi e Poletti scommettono che il risparmio offerto alle imprese che assumeranno col contratto a tutele crescenti, una volta disinnescato l’articolo 18, le incoraggerà a privilegiarlo rispetto ai contratti a termine. Lo verificheremo nel giro di qualche mese: vedremo, cioè, se ci sarà un’inversione di tendenza rispetto ai dati degli ultimi anni che hanno visto una netta prevalenza delle assunzioni a termine. Spero di avere torto, ma ritengo improbabile questa inversione di tendenza. Temo, cioè, che le imprese preferiranno spendere di più pur di stipulare contratti a termine, peraltro rinnovabili fino a cinque volte, grazie al decreto Poletti della primavera scorsa.
Se l’aver reso più facili i licenziamenti non diminuirà il precariato, ne trarremo conferma di intenzioni non dichiarabili da parte degli economisti che hanno ispirato l’ultima versione del Jobs Act: l’obbiettivo reale è abbassare le retribuzioni, oltre che il costo del lavoro, pur di trattenere in Italia le aziende intenzionate a andarsene.
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Massimo Troisi e il precariato
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