Il giallo del salva-Silvio nella riforma del fisco: sarà libero di candidarsi. Renzi: "Pronto a cambiare" - Berlusconi potrebbe beneficiare della depenalizzazione. Il premier: non è vero, è condannato in via definitiva (di Liana Milella)
Chi è il "padre" non si sa, se l’Economia di Padoan o palazzo Chigi di Renzi, fatto sta che il 24 dicembre, quasi fosse un regalo di Natale, il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo sui rapporti tra fisco e contribuente che, se dovesse restare così com’è adesso, consentirebbe a Berlusconi di cambiare il suo destino giudiziario cancellando la pagina più infamante, la condanna a 4 anni nel processo Mediaset. Una norma "super salva Silvio". Di cui però Renzi dice: "A me non risulta affatto che sia così. Lui ha una condanna definitiva e non mi pare realistico che una nuova legge possa cancellare una condanna passata in giudicato. Ma se davvero dovesse essere possibile sono pronto a bloccare la legge e a cambiarla" (...questo ragazzotto o è un gran bugiardo, o non capisce una mazza neanche delle materie oggetto della sua laurea. TUTTI - tranne lui - sanno che se entra in funzione una legge più favorevole della precedente, anche ai condannati con sentenza passata in giudicato è OBBLIGATORIO applicare le nuove normative di maggior favore. NdR)
Il giallo c’è tutto, lo scontro politico tra ministero dell’Economia e palazzo Chigi pure, si dividono anche gli avvocati di Berlusconi. Per Franco Coppi "la legge si può ben applicare a Berlusconi", basta soltanto il ben noto incidente di esecuzione, che consente di cambiare le sorti anche di una sentenza definitiva se viene approvata una legge molto più favorevole al condannato rispetto alla precedente. Invece Nicolò Ghedini, storico difensore dell’ex premier, la pensa all’opposto ed è convinto che il piccolo comma in questione si applichi solo alle dichiarazioni infedeli, mentre non sarebbe utilizzabile per i delitti che hanno visto l’ex Cavaliere condannato, cioè la frode fiscale. Idem per le fatture false. Stessa opinione di Coppi invece per il presidente dell’Anm Rodolfo Maria Sabelli che, appena letta e approfondita la norma dice "di non avere dubbi sul fatto che la non punibilità di applichi anche ai reati di frode e che sia retroattiva".
Solo quattro righe nel decreto di Natale, che ormai sarà noto come il testo che avrebbe potuto salvare Berlusconi. L’articolo 15 introduce a sua volta un 19-bis nel famoso decreto legislativo sui reati tributari del 2000, il numero 74, dal titolo accattivante, "causa di esclusione della punibilità". Recita così: "Per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell’imposta sul valore aggiunto dichiarato. Per tali fatti sono raddoppiate le sanzioni". Se questa è la norma, com’è uscita da palazzo Chigi e com’è stata pubblicata sul sito del governo, la conseguenza pare scontata: secondo la sentenza Mediaset Berlusconi raggiunge una percentuale dell’1,91, quindi se si facesse il processo adesso il suo reato non esisterebbe più. Quindi può fare un "incidente di esecuzione". Quindi può cadere la sentenza e con lei anche l’interdizione dai pubblici uffici. Ovviamente, se cade la sentenza, cade anche l’esclusione dalle candidature della legge Severino, che è solo una conseguenza della condanna.
Domanda: è possibile che il governo Renzi abbia fatto una norma per salvare Berlusconi? Renzi in persona lo esclude. Racconta di essersi battuto in consiglio "per far aumentare le pene dei reati fiscali", cosa che risulta. Quanto a Berlusconi candidabile ironizza: "Sarà possibile solo se vince a Strasburgo, ma secondo me non lo faranno nemmeno entrare alla Corte dei diritti umani". David Ermini, il responsabile Giustizia del Pd che lui ha nominato, è categorico: "Favori a Berlusconi da parte di Matteo? Li escludo. Se questa norma dovesse dare adito a simili conseguenze la cambieremo".
Resta, però, il giallo di come queste 5 righe siano finite nel testo. Se c’è dietro un volontà politica collettiva o solo di qualcuno. Ascoltando i protagonisti di quel 24 dicembre si può ricostruire questo: Renzi smentisce e nega di essere l’autore della norma. Il ministro dell’Economia Padoan afferma la stessa cosa, anzi dal Mef si punta il dito accusatorio contro palazzo Chigi, perché il testo sarebbe entrato lì senza la norma che poi è stata aggiunta. Versione opposta nelle stanze di Renzi. Il "pacco" è arrivato così dal Mef, il testo è stato votato articolo per articolo, con Padoan presente e votante, Renzi voleva alzare le pene, il Guardasigilli Orlando gli avrebbe fatto notare che così si sbilanciava la piramide degli altri reati.
Un fatto è certo. Il testo adesso è quello che è. Una maxi sanatoria per chi ha commesso quei gravissimi reati che potrà avere conseguenze molto pesanti anche sui processi in corso, visto che una norma più favorevole scalza quella più severa. Anche per Silvio.
Liana Milella
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