Storie di ordinaria Provincia nella (una volta) ricca Brianza. Qui hanno decisamente vinto i Gattopardi. Tra la politica e la giustizia, in questi ultimi anni è stata moltiplicata la politica. Così da fine gennaio Tribunale e Procura sono costretti a chiudere un giorno alla settimana. Mancano 37 impiegati amministrativi, 14 cancellieri. E forse non ci sarebbero abbastanza scrivanie per ospitarli, perché ormai i fascicoli arretrati hanno preso il sopravvento sulle persone. Già adesso i magistrati ricevono avvocati, indagati e testimoni in spazi grandi come sottoscala. A fine gennaio, la clamorosa decisione della presidente del Tribunale, Anna Maria Di Oreste, e del procuratore, Corrado Carnevali: limitare a tre ore al giorno l'apertura degli sportelli e chiudere gli uffici al pubblico di mercoledì.
Vi ricordate il tweet del ministro Marianna Madia il 21 gennaio? «Mobilità sbloccata: 1.071 dipendenti pubblici verso uffici giudiziari dove c'era carenza personale. Priorità a quelli di province». Testuale. Bene: appena due direttori amministrativi andranno dalle Province al Tribunale di Monza e un funzionario al giudice di pace. Ad Avellino ne arrivano 9. A Napoli 151. Una presa in giro, protestano i pochi magistrati della Brianza.
A quattro chilometri dal palazzo di giustizia, la storia cambia. Ecco la nuovissima sede della Provincia di Monza. L'ha inaugurata Fabrizio Sala, ospite d'onore, lo scorso ottobre nonostante la riforma e i tagli all'orizzonte. Il palazzo è lungo quasi come tutta via Montevecchia, periferia scomoda, lontana dagli altri servizi: tre piani di cemento, vetrate a specchio. Un mausoleo al federalismo di quartiere che è costato 24 milioni e mezzo. Adesso basta sedersi in macchina e contare quante persone entrano ed escono. All'ora di punta, dalle 11 alle 12 di una mattina qualunque, sul foglio restano sedici crocette. Hanno speso 24 milioni e mezzo per sedici utenti all'ora. Sarebbe bastato un chiosco. È vero che non tutti gli uffici sono stati trasferiti qui. Ma dopo la riforma, molte stanze resteranno vuote per sempre.
La Brianza è uno dei tanti modelli di spreco autonomista che ha attraversato l'Italia. In cinque anni la Provincia di Monza ha messo insieme 287 dipendenti, 26 collaboratori, 12 milioni di spesa annua per il personale e 120 milioni di bilancio per raddoppiare sedi e servizi che fino al 2009 già forniva la Provincia di Milano.
E guardate la Sardegna. Quattro delle prime sei mini Province sono sarde. Ogliastra, la più piccola, conta 57 mila abitanti. Lanusei, uno dei due capoluoghi, è un paese di poco più di cinquemila persone. Il Medio Campidano ha centomila residenti e Sanluri, il capoluogo, 8.400. Un referendum regionale le ha abolite insieme con Carbonia e Olbia fin dal 2012. Ma soltanto tre mesi fa la Regione ha nominato i commissari che dovrebbero condurle allo scioglimento. Nel frattempo la gestione provvisoria continua a produrre atti e spese: 592 dipendenti, 21 milioni e 252 mila euro di costo all'anno soltanto per gli stipendi dei quattro enti. Cosa è cambiato allora? L'aggiunta di due lettere, la «e» e la «x»: nei documenti ora appare la scritta «ex Provincia».
Fino al 2009 nemmeno la Provincia di Monza esisteva. Certo, la sua istituzione ha portato grande attività in Brianza. Soprattutto per i magistrati. Prima le dimissioni dell'assessore al Personale tirato in ballo nelle telefonate dei boss della 'ndrangheta. Poi la lapidazione dell'assessore alla Sicurezza con l'accusa inventata di violenze sessuali: costretto anche lui alle dimissioni, ma perché dava fastidio alle speculazioni urbanistiche. Terzo terremoto, l'arresto del vicepresidente Antonino Brambilla, che dopo tre anni sul sito ufficiale appare ancora come vicepresidente. In Brianza nemmeno il lento progresso digitale della pubblica amministrazione riesce a tenere il passo degli scandali. Dopo Brambilla alla vicepresidenza arriva proprio l'assessore provinciale all'Ambiente, Fabrizio Sala, principe dei Gattopardi di provincia. Ed è il suo trampolino.
La telefonata con Narducci viene intercettata nel 2010 durante l'inchiesta che coinvolge l'amico costruttore, il funzionario dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente, Sebastiano Pupillo, e un architetto. Tutti e tre condannati in primo grado. Tutti destinati alla prescrizione, come spiegano gli avvocati della difesa, Attilio Villa e Stefania Bramati e Roberto De Vito, parte civile. La Procura e il Tribunale, azzoppati dalla mancanza di personale, hanno impiegato troppo tempo. Secondo l'accusa, Pupillo falsificava le relazioni in modo che si potesse risparmiare sulla bonifica dei terreni industriali trasformati in aree residenziali. Narducci dà la colpa al funzionario: Pupillo faceva tutto a sua insaputa. Una difesa alla Claudio Scajola, l'ex ministro della casa regalata con vista sul Colosseo.La conversazione, depositata agli atti, rivela che i presunti beneficiari dei favori del costruttore di Monza sono Fabrizio Sala, l'attuale senatore Paolo Romani. E suo figlio Federico, che anche dopo la riforma è rientrato nel consiglio della Provincia di Monza: come capogruppo del centrodestra, ha approvato il bilancio presentato dalla nuova maggioranza Pd. Nessuno di loro è indagato, ovviamente. È soltanto semplice, provinciale quotidianità.
Narducci racconta di avere venduto un bell'appartamento a Federico Romani. Con «il suo sconto tra virgolette amico», sottolinea. Sala gli chiede invece di trovare una casa ai genitori di «Mario, l'onorevole». Si tratta di Mario Valducci, attuale consigliere all'Autorità della regolazione dei trasporti, tra i fondatori di Forza Italia e allora deputato del Pdl. «Non conosco questo Narducci», precisa l'ex parlamentare: «Conosco invece Sala e non escludo di avergli chiesto se poteva indicarmi locali da affittare. Ma senza alcuna risposta, mio papà ha fatto da sé».
Fabrizio Sala comunque è rimasto nel settore: oltre all'Expo e alla Internazionalizzazione delle imprese lombarde, il governatore Maroni gli ha affidato come terza delega proprio l'assessorato alla Casa. Tra Gattopardi i favori non sono mai gratis. «A me interessa nel senso che, voglio dire», ricorda Narducci, «intanto gli facciamo un favore, poi vedremo». Sala lo rassicura sulla presunta gratitudine dell'onorevole: «Poi dopo, lui c'è». Da queste parti non si è nemmeno amici: ci si «tratta» da amici. È diverso. «È un po' il discorso tuo: ti devo trattare da amico, ti tratto da amico; ti devo trattare da assessore, ti tratto da assessore», avverte Narducci. Scherzano anche sulle bonifiche: «Purtroppo ho una bonifica da fare», dice il costruttore sotto inchiesta. «Allora sei nelle mie grinfie», replica Sala. «Quindi mi sa che devo passare da te», deduce Narducci. «Preparati a un carotaggio profondo un chilometro e a uno sbancamento di cinquanta centimetri», risponde il principe brianzolo. Ridono. La prima grande differenza con il passato è che oggi gli elettori hanno perso ogni forma di controllo. Presidenti e consiglieri li votano gli amministratori comunali. Grazie alla riforma delle Province, i cittadini non contano più nulla
(Fonte: l'Espresso del 6 Marzo 2015)
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