Dieci vite troncate per una cosa così stupida come può essere stupido, fin dalla definizione, un "reality", cioè per un tipo di trasmissione dove di "real" non c'è il resto di niente... Il rammarico per la perdita di dieci vite è grande "a prescindere", la fama di alcuni dei personaggi aggiunge "glamour" ma non dolore al dolore. La morte di un pompiere che muore "lavorando" a un incendio, o di tre pesrone che muoiono per aiutarsi l'un l'altro quando il primo cade in una cisterna piena di gas tossici, sono eventi molto più tragici, perchè avvengono per la necessità di "campare la vita". E tuttavia - non vorrei essere frainteso - sono rimasto colpito da questo evento. in maniera particolare per la storia di Muffat e di Arthaud. Il pugile non lo conoscevo.
Della Muffat in vita mi ha sempre colpito il talento nel periodo in cui collezionava medaglie, e ancor più la discrezione e la semplicità con cui è stata capace di smettere, in pieno periodo di vittorie, semplicemente perchè ha sentito che non voleva passare altri anni della sua gioventù ad inanellare vasche su vasche di allenamento, gare su gare... Una grandissima nuotatrice, una bellissima persona.
Ma ciò che mi ha colpito di più è stata la morte di Florence Arthaud. Mi ha colpito non solo perchè per un quarto di secolo la vela l'altura è stata la mia passione, coltivata tutte le volte che ne ho avuto il tempo e l'occasione, con barche mie o altrui... Mi ha colpito perchè di Florence ho seguito la lunghissima carriera, e perchè rivedendo oggi la storia della sua vita, la trovo lastricata di "segnali di morte"...
Il papà di Florence era un editore appassionato di mara e di vela, che aveva conosciuto il successo con le collezioni dedicate al mondo della vela, e soprattutto a due personaggi IMMENSI.
Bernard Moitessier, che col suo piccolo "Joshua", un ketch che non arrivava ai dieci metri, stava stravincendo alla grande il primo giro del mondo senza scalo in solitario. Ma in vista del traguardo, forse per la nausea e lo stress per tutto ciò che si sarebbe scatenato intorno a lui, virò, ripercorse per tre quarti il globo, e andò a terminare felice e povero la sua vita nei mari della Polinesia.
Il "segnale di morte" era stato un altro mito della casa editrice degli Arthaud, Eric Tabarly, l'armatore di un numero infinito di "Pen Duick", col primo dei quali aveva vinto la traversata atlantica in solitario. Grandissimo e semplicissimo marinaio, rideva quando vedeva libri interi destinati ai "nodi" marini... Scherzando (ma non troppo) era solito affermare che quelli erano libri per i "banchinisti", non per i navigatori. E aggiungeva che "per navigare basta saper fare tre nodi, ma quelli devi farli anche cogli occhi bendati e con le onde che ti frangono addosso: la gassa d'amante, il nodo piano, e il nodo Savoia.
Fu ucciso dal mare che tanto aveva amato... Una notte era in navigazione nel Mare d'Irlanda, con quattro amici, diretto alla festa di un famoso cantiere. Durante una burrasca, finì in mare, al buio, in un'acqua che non arrivava a 11 gradi. Sopravvivenza massima: 3/4 ore. Il corpo fu ritrovato solo dopo alcuni giorni da alcuni pescatori.
Ma Florence aveva conosciuto in prima persona la morte già a 17 anni, quando per un gravissimo incidente stradale entrò in coma, restò sei mesi in rianimazione, e poi due anni in terapia di riabilitazione. Ma durante il periodo di riabilitazione, per dare una mano alla convalescenza, si producsse nella prima traversata atlantica con l'amico Jean-Claude Parisis.
Nasce così "M.lle Atlantique"... Nel 1978 (a 21 anni) prende parte alla prima edizione della "Route du Rhum", e si classifica undicesima in "generale" e prima nella sua categoria.
Generosissima e coraggiosa, nell'86 si stacca da una regata, per andare a cercare e soccorrere un altro concorrente, Loïc Caradec, di cui aveva captato il "may-day". Riuscirà a trovare il catamarano, capovolto, ma a bordo non c'era più nessuno...
Nel 1990 (a 33 anni) da l'assalto al record del mondo della traversata in solitario dell'Atlantico del Nord. Polverizza il record precedente, dell'amico Peyron, in poco meno di dieci giorni, con un vantaggio di due giorni. Nello stesso anno, trionfa nella mitica "Route du Rhum". Nel '97 (a 40 anni) si attacca al sogno si abbattere il record del giro del mondo in solitario, ma la crisi del settore immobiliare colpisce il suo sponsor principale, e il sogno svanisce.
Il colpo di grazia alla passione di Florence arriverà nel 2010, ventesimo anniversario dalla sua prima vittoria importante. Avrebbe voluto partecipare skipperando un enorme trimarano da trenta metri, ma Florence ha 53 anni. La barca viene affidata a un uomo (Sidney Gavignet) che abbandonerà per un'avaria. Florence è disgustata, delusa, e "scende a quella fermata". Ma non completamente. Nel 2011, al largo di Capo Corso (chi conosce quelle zone sa quanto può essere incazzato il mare da quelle parti) cade in mare di notte, per fortuna ha una lampada frontale e un satellitare stagno. Riesce a chiamare casa, casa sua avverte il "Cross-Med" (l'organizzazione di soccorso ina mare dei francesi), e Florence sarà recuperata, ancora in vita.
Florence (lo scrive lei, con grande coraggio, facendo outing nella sua autobiografia), cadrà vittima dell'alcolismo. Arriverà a bere fino a quattro litri di vino al giorno. Nel 2010 le viene tolta la patente nautica, gli sponsoors si squagliano, arriva la tremenda avventura di Cap Corse... Fine della storia di Florence come velista. Ma purtroppo l'appuntamento con la morte è solo rimandato, e la "comare secca" arriva da lei, che aveva conosciuto le insidie dei sette mari, nella maniera che non t'aspetti... un vacuo reality, in aria e non in acqua, un botto, una fiammata... Voglio credere che Florence non abbia neanche avuto il tempo di accorgersi di cosa le stava accadendo...
Che tutti riposino in pace, e nessuno me ne voglia se, per "fatto personale", dico che per me la più insopportabile delle morti è stata quella di Florence. I morti sono tutti uguali, ma alcuni sono, nostro malgrado, "un po' più uguali deglia altri"...
Tafanus
1901/0615/1630 edit
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