Cari Bersani, Fassina, Cuperlo,
la Ditta non c'è più. Non ci sarà MAI PIU'. Non col mio voto. Io per una Ditta che è socia di fatto del NCD di Angelino Alfano e del Senatore Azzollini (quello che secondo due testimoni minaccia le suore di "pisciar loro in bocca") non voglio avere nienta da spartire. NIENTE.
Ringrazio il cielo che per questa tornata dalle mie parti non si è votato né per le regionali, né per le comunali. Non so cosa avrei fatto, ma so per certo cosa NON avrei mai e poi mai potuto fare: votare per QUESTA ditta. Non avrei potuto farlo, neanche portandomi in cabina il sacchetto per il vomito. Questa associazione di fatto fra PD e NCD DEVE essere sciolta, oppure ve la voterete da soli. Libero Renzi di imbarcare tutti i Castiglione e gli Azzollini che vuole. Liberissimo io di di scendere alla prima fermata, come già hanno fatto in un anno 2 milioni di passeggeri su quattro.
Renzi sta distruggendo il Partito, ma la vostra politica parolaia dei penultimatum è ormai diventata qualcosa che rassomiglia maledettamente alla complicità. QUESTA PARODIA di PD può anche proseguire, col vostro dissenso nei talk-shows e col vostro voto di fiducia in Parlamento ogni volta che Renzi lo chiede.
Not in my name.
Tafanus
L’episodio della minaccia alle suore è raccontato agli inquirenti da due testimoni in altrettanti interrogatori: si tratta di Nicolino Antonio e Attilio Lo Gatto, padre e figlio, il primo ex dirigente della congregazione, il secondo dipendente della Ambrosia Technologies s.r.l., uno dei fornitori della Divina Provvidenza. Entrambi al momento della sparata di Azzollini si trovavano nella stanza adiacente a quella in cui il parlamentare ha intimato alle monache di obbedire ai suoi ordini. Per chi indaga ci sono pochi dubbi: le testimonianze sono attendibili anche perché corroborate da tutta un’altra serie di elementi che provano il modus operandi e la strategia del senatore. Che da quel giorno diventa il dominus dell’ente religioso. Tradotto: impone l’ingresso di alcuni uomini fidati ai vertici della struttura (con stipendi da capogiro per le casse disastrate della casa di cura), diventandone “dal 2009 amministratore di fatto”. Insomma: ne è il direttore e lì, nell’ospedale di Bisceglie fondato da don Pasquale Uva, si fa ciò che dice lui. L’obiettivo è chiaro: decidere “assunzioni di personale e scelte di fornitori a lui graditi, al fine di ordire la propria egemonia sull’Ente e dunque di assicurarsi un sicuro bacino di consenso politico-personale“, come scrivono gli inquirenti nell’ordinanza di custodia cautelare con cui hanno chiesto gli arresti domiciliari per il parlamentare del Nuovo centrodestra. Le accuse, pesantissime, parlano di associazione a delinquere e induzione indebita a dare o promettere utilità, concorso in bancarotta fraudolenta.
E quella intimidazione (“Non ricordo di aver mai pronunciato frasi di questo tipo. Ci mancherebbe altro”, si è difeso l’ex primo cittadino) per chi indaga “inaugura la stagione del potere azzolliniano” sulla struttura. Un “colpo di stato” lo definisce il gip di Trani. Il disegno è molto semplice. Il senatore fa assumere all’interno della Congregazione tre ‘luogotenenti’ (Angelo Belsito, Rocco Di Terlizzi e in un secondo momento Giuseppe Domenico de Bari), che hanno un unico obiettivo: “Amministrare l’Ente secondo i dettami del politico – scrivono gli inquirenti – controllarne quotidianamente gli affari, pilotare assunzioni e rapporti negoziali, con tanto di trasmissione in anteprima al politico dei principali provvedimenti attinenti la gestione (bilancio, piano di concordato, progetti di esubero del personale, ecc.)”. E così accade: assunzioni di massa, sprechi e bilanci da far impallidire.
Un prezzo da pagare altissimo per la struttura sanitaria. Che però in cambio può contare sul potere squisitamente politico dell’ex sindaco di Molfetta. Che, una volta ottenuta la cogestione della Divina Provvidenza, si mette all’opera. Anche in questo caso le parole di chi indaga spiegano alla perfezione il meccanismo e l’azione di Azzollini, il quale si spende “per assicurare alla Congregazione la proroga legislativa della sospensione degli obblighi fiscali e contributivi, già goduta per effetto dell’art. 1, comma 255, della legge 311 del 2004, e più volte prorogata proprio grazie all’intervento del politico [...] beneficio in virtù del quale garantiva alla Congregazione un’indebita moratoria fiscale finalizzata a ritardare l’emersione dello stato di dissesto, e, conseguentemente a neutralizzare la richiesta di fallimento dell’Ente avanzata dalla Procura della Repubblica di Trani“. Ciò che succede dopo l’avvento del senatore alla casa di cura lo sintetizza il gip: tra il 2011 e il 2013, “a partire dal momento dell’esproprio di potere da parte del senatore Azzollini e del suo entourage, le assunzioni selvagge di personale alla sede di Bisceglie vennero decise dal politico”.
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