Comunicato delle Olgettine: "Ma quale sesso. Si giocava a canasta e scala quaranta. Questa è la triste verità, e Silvio ci paga per non rivelarla" (di Michele Serra - l'Espresso)
COMUNICATO UFFICIALE della "FONDAZIONE OLGETTINE. Milano, luglio 2015. «La Fondazione culturale Olgettine, nata sul finire del secolo scorso per destinare a opere di utilità sociale le ingenti donazioni in denaro fornite da un anonimo benefattore, desidera rendere noto quanto segue»:
«L'interminabile iter giudiziario a carico di Berlusconi Silvio e di numerose nostre associate mostra di non avere uno sbocco percepibile. L'apertura del processo Ruby ter e la notizia che la Procura di Milano ha in preparazione anche un Ruby quater e se necessario un Ruby Enne, rinnovabile ogni anno, mette a dura prova le nostre associate, alcune delle quali, anche a causa dell'età ormai avanzata, non sono più in condizioni di affrontare le telecamere con il vestito adatto. Come se non bastasse, esaurito l'impegno di ben figurare al loro ingresso in tribunale, ecco la sgradita e incomprensibile incombenza: dover partecipare a un processo. Capire una domanda e dare una risposta plausibile: per le nostre ragazze era un'impresa già a vent'anni, come pretendere che anche ora si sottopongano a uno stress del genere?».
«Più volte, in passato, la nostra associazione ha inoltrato al Tribunale di Milano, e per conoscenza al Ministero di Grazia e Giustizia, regolare domanda per sapere quale casa di produzione, o quale agenzia di spettacolo, gestisse la loro partecipazione ai vari processi, e su quale base contrattuale fossero calcolati i compensi. Nessuna risposta, a conferma di quanto le istituzioni di questo paese tengano in pochissimo conto le necessità dei cittadini».
«Nel corso del nostro ultimo Consiglio direttivo ci siamo dunque domandate: fino a quando dobbiamo sentirci tenute a partecipare a manifestazioni pubbliche lunghe e impegnative come un processo penale, con share ancora piuttosto alto nonostante un sensibile calo, senza ricevere alcuna retribuzione? Senza che uno stacchetto musicale, anche appena accennato, accompagni il nostro ingresso in aula? Senza che il conduttore in toga ci chieda, a parte quelle quattro chiacchiere, tra l'altro sempre le solite, che cosa sappiamo fare per intrattenere il pubblico? Oltrettutto: qualcuno ha mai valutato l'alto prezzo professionale che abbiamo pagato ripetendo per anni, fino allo sfinimento, la stessa parte, quella dell'imputata con le tette di fuori che non ricorda niente? Possibile che nessuno si sia mai domandato come ce la caveremmo, noi Olgettine, in tutte le altre parti con le tette di fuori che televisione e cinema propongono?».
«ALLO SCOPO DI SOLLEVARE definitivamente noi tutte da un così prolungato impegno a comparire, in cambio di una così scarsa gratificazione professionale, la Fondazione Olgettine ha deciso di confessare, in via ufficiale e definitiva, quanto effettivamente accadeva nelle cene con Berlusconi Silvio».
«RISPONDE AL VERO la circostanza, ventilata dall'accusa, che il Berlusconi abbia inteso pagare il nostro silenzio, nella speranza che l'opinione pubblica non venisse mai a sapere il reale svolgimento di quelle serate. In particolare, il Berlusconi era atterrito dall'ipotesi che si venisse a sapere che si cominciava a giocare a scala quaranta attorno alle otto di sera; che anche nel corso della cena si continuava a discutere, a volte animatamente, delle mani più accese della partita appena conclusa; che dopo la cena e spesso fino a notte inoltrata si giocava ancora a scala quaranta, con l'eccezione di pochi tavoli destinati alla canasta; che nessun atto sessuale era consumato e nessun gesto sessuale accennato, per non distrarre gli ospiti dal gioco della scala quaranta; che, nonostante odiassimo la scala quaranta, e fossimo tutte speranzose, se non di un'orgia, almeno di un trenino, abbiamo tutte dovuto accettare la volontà del padrone di casa, del tutto disinteressato al sesso; che, infine, di fronte alla volontà di alcune di noi, esasperate dalla scala quaranta, di raccontare tutto ai giudici e ai giornalisti, Berlusconi Silvio, vista in pericolo la sua immagine di fornicatore seriale, che lo ha reso così popolare, ha comperato il nostro silenzio».
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