Una (ignobile) storia italiana
Letta, Renzi, Adinolfi
Nella brutta storia della presa del "Palazzo d'Inverno" da parte di un sindaco di una media città italiana, non eletto dal "popolo sovrano", mancava solo un ingrediente: il "Generale con le Mostrine". Ora è saltato fuori. Ora la Grecia è più vicina, in tutti i sensi.
Ora sappiamo (e chi se ne frega se la cosa sia penalmente rilevante o meno) che il "serial twitter" non analizzava gli strumenti per la presa del potere con le istituzioni, con la direzione del suo partito, con l'elettorato. No, ne discuteva col Generale Adinolfi, numero due della GdF, ma aspirante a raggiungere il gradino più alto; buon amico di Galliani e di Berlusconi, col quale stipulava il "patto del Nazareno" (e concordava strumenti e "contropartite" per il suo supporto alla presa del Palazzo d'Inverno, molti giorni prima di parlare - senza peraltro entrare nei dettagli - del malaugurato "Patto del Nazareno.
Ora saltano fuori le intercettazioni che denunciano quali fossero i rapporti con Adinolfi, quali le tattichette per salire a Palazzo Chigi, e si può facilmente immaginare che ci fossero dei prezzi "politici da pagare", che NULLA avevano a che vedere con gli interessi del Paese. Una collezione di mezze frasi, di detto e non detto, che lascia allibiti. Gli interessi della collettività non si intravedono neanche sfocati sullo sfondo.
Ecco come racconta la storia, con un resoconto puntuale delle conversazioni intercettate, il Fatto Quotidiano (e chi se ne frega se le intercettazioni siano state lecite o meno lecite... Io da un uomo pubblico che da oltre un anno ci sgoverna VOGLIO sapere TUTTO. Come recita la famosa storia della "moglie di Cesare"???
(Cliccare sulla faccia di Renzi per leggere l'articolo completo e i collegamenti)
Nell’indagine di Napoli sulla Cpl Concordia c’è la vera trama della svolta politica. Il 10 gennaio 2014 Renzi va a Palazzo Chigi con Delrio. Qui avrebbe fatto la proposta all’allora premier, come racconta l’indomani. Ore 9.11, Renzi risponde al comandante interregionale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, allora indagato per una sospetta fuga di notizie che sarà archiviato su richiesta dello stesso pm Henry John Woodcock. Renzi parla sul suo cellulare, una “utenza intestata – annotano i carabinieri del Noe – alla fondazione Big Bang”. Quel giorno compie 39 anni.
Renzi (R): Signor generale!
Adinolfi (A): Mi dicono fonti solitamente ben informate che ti stai avviando anche tu verso una fase di rottamazione.
R: È la disinformatia del partito…
A: Come stai amico mio? Tanti auguri, tanti auguri e complimenti. Matteo, spero di vederti in qualche occasione.
R: Con molto, molto piacere. La settimana prossima sarà un po’ decisiva perché vediamo se riusciamo a chiudere l’accordo sul governo. E…
A: Rimpastino?
R: Sì, sì. Rimpastino sicuro. Rimpastone, no rimpastino! Il problema è capire anche… se mettere qualcuno dei nostri…
A: È lì il punto! O stare fuori, va bene?
R: No, bisogna star dentro.
A: Oppure stare dentro.
R: Stare dentro però rimpastone.
A: Significa arrivare al 2015.
R: E sai, a questo punto, c’è prima l’Italia, non c’è niente da fare. Mettersi a discutere per buttare all’aria tutto, secondo me alla lunga sarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace, il nostro amico. Però…
A: È niente, Matteo, non c’è niente, dai, siamo onesti.
In sostanza Renzi anticipa a un generale, non un suo consulente ma al limite un suo controllore, una strategia che nessuno ha mai svelato: la staffetta (il “rimpastone”) con un risarcimento, il Quirinale nel 2017, per l’inquilino sfrattato da Palazzo Chigi. Proposta rifutata. Due i problemi, spiega Renzi al generale: Letta jr ha 46 anni, dovrebbe aspettarne quattro per il compimento dei 50, soglia minima per il Colle, e non si fida. Inoltre “il numero uno”, alias Napolitano, giustamente, è contrario.
R: Lui non è capace, non è cattivo, non è proprio capace. E quindi… però l’alternativa è governarlo da fuori…
A: Secondo me il taglio del Presidente della Repubblica.
R: Lui sarebbe perfetto, gliel’ho anche detto ieri.
A: E allora?
R: L’unico problema è che … bisogna aspettare agosto del 2016. Quell’altro non c’arriva, capito? Me l’ha già detto.
A: Sì sì, certo certo.
R: Quell’altro 2015 vuole andar via e … Michele mi sa che bisogna fare quelli che… che la prendono nel culo personalmente… poi vediamo magari mettiamo qualcuno di questi ragazzi dentro nella squadra… a sminestrare un po’ di roba.
A: Sì sì, ho capito.
R: Purtroppo si fa così.
A: Non ci sono alternative, perché quello, il numero uno non molla e quindi che fai?
Renzi conferma che Napolitano è contrario e aggiunge: Berlusconi è favorevole. Il patto del Nazareno c’era già 8 giorni prima di essere siglato. L’incontro Renzi-Berlusconi è del 18 gennaio, ma fu annunciato il 16, cinque giorni dopo la telefonata.
R: E poi il numero uno anche se mollasse… poi il numero uno ce l’ha a morte con Berlusconi per cui… e Berlusconi invece sarebbe più sensibile a fare un ragionamento diverso. Vediamo via, mi sembra complicata la vicenda.
A: Matteo, intanto t’ho mandato una bellissima cravatta.
R: Grazie.
A: (…) Se vuoi il colore lo puoi cambiare, ci sono dei rossi e dei neri, va bene? (ride)
R: No ma va bene, poi io amo il calcio minore per cui va bene.. un abbraccio forte.
A: Che stronzo! Ciao, ciao. Buon compleanno, buona giornata.
Per comprendere l’ultimo passaggio bisogna sapere che Adinolfi è milanista e amico fraterno di Adriano Galliani da trenta anni. Inoltre è amico di Gianni Letta, come dimostrano altre conversazioni depositate nelle quali Letta senior lo sponsorizza mentre Letta jr lo fa fuori dalla corsa a comandante generale. Inoltre è considerato vicino a Berlusconi. Forse per questo Renzi gli parla del leader di Forza Italia quasi come se fosse un amico comune, a differenza di Napolitano. Se questo aiuta a capire perché Renzi, notoriamente viola, accetti una cravatta da un rossonero, non spiega perché il leader della sinistra italiana si faccia chiamare “stronzo” da un amico di Berlusconi, che vuole promuovere a capo della Finanza. Ma questa è un’altra storia.
(di Vincenzo Iurillo e Marco Lillo - da Il Fatto Quotidiano del 10 luglio 2015)
Questa la trascrizione della registrazione. Sbaglierò, ma da questo linguaggio non sento emanare profumo di statisti e di servitori dello stato, ma di maneggioni della politica e del potere. Io spero che questa trascrizione sia letta molto attentamente da quelli che credevano (o facevano finta di credere) che Renzi rappresentasse il "nuovo che avanza". E che poi si scopre che trattava di defenestrazioni e di presa del potere con Berlusconi e con un Generale della GdF, che a sua volta sperava di scalare anche l'ultimo gradino.
In me questa brutta storia ha fatto aumentare l'apprezzamento per il celebre aforisma di Leo Longanesi:
"...siamo un popolo di buoni a nulla, ma capaci di tutto..."
P.S.: Il mio pensiero corre grato e riverente a quella massa amorfa (il famoso 40,8%) che nel maggio 2014 ha consegnato a Renzi anche la goiustificazione ex-post della "legittimazione popolare". Uno squallidissimo cocktail di elettori composto per un terzo da "accattoni da 80 euro", per un terzo da esperti nel salto sul carro del vincitore, e per un terzo da idioti in buona fede. Gli accattoni da 80 euro resteranno al loro posto cercando di trovare delle razionalizzazioni meno volgari e poveracce al loro renzismo; una parte dei saltatori sul carro salterà giù - adesso che i consensi sono in crollo verticale, con lo stesso tempismo dei topi che abbandonano per primi la nave che affonfa.
Poi c'è l'ultimo terzo del cocktail: gli idioti inemendabili. Questi avranno comportamenti vari e imprevedibili. Tutto dipenderà dal fatto se riusciranno ad avvistare all'orizzone un altro Salvatore della Patria. Dopo Andreotti, Craxi, Berlusconi, Bossi, Grillo, Di Pietro, Renzi, forse "avvisteranno" Salvini. Al peggio non c'è mai limite
Tafanus
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