Certi nomi sono talmente targati e scadenti che non avrebbero avuto il coraggio di proporli neanche Ceausescu o Gheddafi. Siamo al MinCulPop, al Film Luce, alla "Settimana Incom". Attenzione, Renzi, perchè quando per la Presidenza della RAI (carica che è stata di personaggi della statura di Paolo Grassi, di Enzo Siciliano, di Sergio Zavoli), si fanno circolare nomi della statura dell'ex piduista Piero Ostellino, o della Signora Barbara "Birignao" Palombelli in Cicoria, c'è il serio rischio che la tragedia assuma ANCHE i contorni della farsa.
I nomi che corrono e quelli già certificati forniscono un quadro complessivo da brividi. Possiamo affermarlo senza paura di smentite o di querele: il peggior management sia per "professionalità" che per tasso si "servilismo politico", da quando la EIAR è diventata RAI. Tafanus

Lottizzazione Rai: eletti lo spin doctor di Renzi Guelfi, l’ex pr dell’Udc Messa, l’ex deputato di Forza Italia Mazzuca, la fedelissima di Orfini Borioni, Siddi (Pd), Diaconale (Fi) e Freccero (M5S e Sel). Ora la nomina di presidente e dg (leggi). Per questo ruolo sigillo di Renzi sull’ex direttore di La7 Antonio Campo Dall’Orto. Che nel 2007, quando Bernabè subentrò a Tronchetti Provera, venne immediatamente messo alla porta (di Feltri e Tecce). Partita aperta per la presidenza: si fanno i i nomi di Palombelli, Sorgi e Ostellino. Ma tutti aspettano una carta a sorpresa del premier
Chi sono i nuovi "consigliori" del principino
Spin-doctor, direttori di giornali, professori universitari, autori televisivi ed ex sindacalisti, spunta anche la vice responsabile cultura e informazione del Partito Democratico: ecco chi sono i nuovi membri del Cda della Rai:
Guelfo Guelfi: considerato molto vicino al premier Matteo Renzi (ma soprattutto al padre del premier, Tiziano). Approda al cda della Rai da attuale presidente del teatro Puccini di Firenze, comprendendo i ruoli di direttore creativo di Florence Multimedia, dirigente di Toscana Promozione. Guelfi viene accreditato come spin-doctor di numerose campagne elettorali, tra cui quella che portò Renzi alla poltrona di sindaco di Firenze.
Paolo Messa: dal 2000 fino al 2006 si è occupato di comunicazione politica. Ha curato la campagna elettorale del 2000 di Raffaele Fitto e successivamente ha svolto dal 2001 al 2006 il ruolo di capo ufficio stampa e capo della comunicazione dell’Udc.
Giancarlo Mazzuca: Alla guida de "Il Resto del Carlino dal 2002 al 2008", e de Il Giorno (noti giornali progressisti - NdR). Capo della redazione economica del Quotidiano Nazionale, nel 2002 ne assume la direzione editoriale senza lasciare la carica di Direttore Responsabile al Resto del Carlino. Tra il 30 aprile e il 25 settembre 2003 è stato direttore del Giorno. Candidato nel 2008 tra le file del "Popolo delle Libertà", viene eletto alla Camera in Emilia Romagna. Presenzia nella Commissione cultura della Camera dei deputati, senza sospendere la sua attività giornalistica e rimane editorialista del Quotidiano Nazionale. Scelto per sfidare il governatore uscente Vasco Errani come presidente della Regione Emilia Romagna, per il centrodestra nel 2010 decide di ritirarsi dalla competizione designando come candidato la deputata e viceportavoce vicario del Pdl Anna Maria Bernini. Mazzuca è stato presidente dell’Accademia dei Filopatridi (?), è membro della Fondazione Italia Usa e dell’Accademia Angelico Costantiniana. Nel 2014 è stato premiato alla carriera dalla Niaf, National Italian American Foundation (insomma, uno davvero "laico e 'de sinistra. Ricordiamo anche che, insieme a Marcello Sorgi, era fra i pochi giornalisti "autorizzati" a prender parte, come "contraddittori e "porgitori di domandine facili facili", alle comparsate di Berlusconi nel "salotto" di Bruno Vespa, dove non c'era la sala del "bunga bunga", ma forse c'era la stanza del "lecca-lecca" - NdR)
Rita Borioni: classe 1965, una laurea in storia dell’arte con 110 e lode, Borioni è l’attuale assistente del presidente della VII Commissione del Senato, carica che ricopre dal giugno 2013. Per 11 anni ha lavorato come collaboratrice parlamentare in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati per il Gruppo parlamentare dei Ds, mentre per cinque è stata collaboratrice della Commissione Cultura del Senato, sempre per il Gruppo dei Ds. Dal 1996 al 2006 Borioni è stata collaboratrice e consulente presso l’Agenzia Servizi Interparlamentari, mentre da marzo 2001 a febbraio 2009 è stata docente a contratto Legislazione dei beni culturali all’Università della Calabria. Nell’aprile 2007 diventa consulente del Cda di Cinecittà Holding, carica che ricopre fino ad agosto 2008. Dal febbraio 2010 al dicembre 2010 è autrice e conduttrice di Red Tv, mentre dall’aprile 2010 al dicembre 2013 è vice responsabile Cultura e Informazione presso la sede nazionale del Partito Democratico. (Una delle poche che "forse" si salvano. Il FORSE è d'obbligo, visto che molti di noi, con la compagnia di giro targata Renzi, non accetterebbero neanche di trascorrere una serata in pizzeria - NdR)
Arturo Diaconale - Un Berlusconiano a tutto tonto. Dal 1985 a Il Giornale. Nel 1992 lascia Il Giornale e diventa redattore capo del quotidiano televisivo della Fininvest Studio Aperto. Dal 1993 è direttore de L’Opinione (delle Libertà). Esponente di punta della componente moderata del sindacato dei giornalisti italiani. Ha partecipato e partecipa in qualità di ospite a numerosi programmi televisivi (non sapevo che "ospite" fosse diventata ufficialmente una professione... NdR). Candidato al Senato per il Polo delle Libertà nelle elezioni politiche del 1996 in Lazio. Trombato.
Carlo Freccero: negli anni ’80 responsabile dei palinsesti di Canale 5 e Italia 1, poi curatore della programmazione di Rete4, responsabile dei programmi di La Cinque, direttore di Italia 1, dopo un’esperienza come consulente di Rai1 (e una parentesi parigina come responsabile programmazione di France 2 e France 3) nel 1996 diventa direttore di Rai2. Rivoluziona la rete: sono gli anni di Santoro e della Dandini, di Fazio e Chiambretti, dei fratelli Guzzanti e di Gad Lerner. Un’esperienza che si conclude bruscamente: l’intervista di Luttazzi a Marco Travaglio durante Satyricon gli costa parecchio e sconta "l’editto bulgaro" lanciato nell’aprile 2002 dall’allora premier Berlusconi. E’ l’inizio per Freccero di una via crucis fatta di carte bollate e inattività forzata nella sede di Viale Mazzini. Nel 2007 viene nominato presidente di Rai Sat, incarico che mantiene fino al 2010. Intanto nel 2008 diventa direttore di Rai4: la lascerà nell’agosto 2013, andando in pensione dalla Rai. Docente universitario di teoria e tecniche della comunicazione, è autore di numerosi saggi. Nel 2014 assume la direzione artistica del Roma Fiction Fest, poltrona che dovrà lasciare per sedere nel cda di Viale Mazzini (...insomma, un "peccato di gioventù" con Berlusconi, poi un pentimento definitivo. Forse è l'unico, nel circo Barnum ingaggiato da Renzi, a capire qualcosa di TV. NdR)
Franco Siddi: nato in provincia di Sassari il 25 novembre del 1953, ha iniziato la sua carriera di giornalista come collaboratore dell’‘Unione Sarda e poi del Gazzettino Sardo della Rai. Poi dopo un periodo nell’ufficio stampa del Comune di Cagliari, torna a scrivere per La Nuova Sardegna (...insomma, un ottimo curriculum da vice-capo-redattoreal TG Regionale Sardo).
Chi è Antonio Campo Dall'Orto, in pole-position per la posizione di n° Uno della RAI
I giornali e i retroscenisti ne sono convinti: per il ruolo di direttore generale della Rai, Matteo Renzi farà il nome di Antonio Campo Dall’Orto, un passato a La7 (con risultati discutibili) e a Mtv, presenza fissa alla Leopolda. Ecco il ritratto del possibile dg
Sette anni fa, la carriera di Antonio Campo Dall’Orto sembrava finita, in queste ore attende la nomina a direttore generale della Rai renziana. Quando nel 2008 la Telecom cambia azionisti e top manager, da Marco Tronchetti Provera a Franco Bernabè, anche nella controllata Ti Media, cioè La7 finisce un’era.
A Campo Dall’Orto vengono offerte due opzioni: andarsene subito con una buonuscita minima immediatamente o provocare lo scontro totale con i nuovi padroni, anche legale se necessario. Campo Dall’Orto se ne va, si sposta nella provincia più lontana dell’impero, Mtv.
La nuova gestione di La7 nel giro di un anno dimostra che si poteva fare meglio: il rosso si dimezza a 67,6 milioni. Ma il cambio più rilevante si nota nell’Ebitda, cioè quello che misura l’andamento della gestione caratteristica dell’azienda: con Campo Dall’Orto era negativo di 42,5 milioni, con Gianni Stella solo di 7,3. Campo Dall’Orto non commenta, “io mi concentro sempre sul domani”, dice da Liverpool dove si tengono gli Mtv Music Awards. La televisione musicale è residuale come numeri, e un passo indietro di dieci anni per il manager di Conegliano che ha studiato ambizione al master di Publitalia e aveva lanciato Mtv in Italia alla fine degli anni Novanta. Ma tutto serve [...]
A La7 i giornalisti non esultano per l’arrivo di Gianni Stella, visto che debutta chiedendo il licenziamento di 25 giornalisti. Ma neppure rimpiangono Campo Dall’Orto. La vicenda di Daniele Luttazzi aveva chiarito il suo stile: il programma del comico venne chiuso all’improvviso, pare per uno sketch non gradito su Giuliano Ferrara. “Ha deciso e mi ha dato la notizia mandandomi un sms: non mi sembra molto corretto”, dice all’Ansa Luttazzi l’8 dicembre 2007. Non solo: il telegiornale di La7, allora diretto da Antonello Piroso, dimentica di dare la notizia. Il comitato di redazione, la rappresentanza sindacale dei giornalisti, protesta.
Campo Dall’Orto si rifugia in Viacom International, la società cui fa capo il marchio originale Mtv e attiva in Italia con una sua controllata. Quando lascia l’azienda nel 2013, il presidente Bob Bakish dice che “recentemente aveva acquisito sotto la sua guida anche lo sviluppo del business in Africa e nei territori del Medio Oriente”. Nessuno sa esattamente cosa faccia, Viacom è un gruppo complesso e articolato, ma lavorare per gli americani è sempre apprezzato.
E Campo Dall’Orto continua a frequentare la politica italiana forte di questo suo profilo internazionale, i bilanci in rosso di La7 sono dimenticati. Il manager non manca di farsi vedere a VeDrò, la convention di Enrico Letta, e non si perde una Leopolda, quella fiorentina di Renzi che diventerà il serbatoio per la squadra dirigente del renzismo.
Ricorda di aver “seguito l’avventura politica di Obama” per una questione di “affinità”. Pur essendo considerato un leader, uno carismatico, legge i suoi interventi dagli appunti, con gli occhiali sulla punta del naso. “Matteo ha fatto e fa un lavoro enorme, ha messo dentro al camper le speranze di milioni di persone che non volevano la solita alternativa che rassicura rispetto al fatto che non cambierà niente e il populismo”, dice nel 2012 in uno spot per le primarie di Renzi (perse) di quell’anno. Il suo grado di renzismo è tale che nel 2014 ottiene una poltrona nel cda di Poste Italiane, sul cui business non risulta abbia competenze specifiche. E ora gli tocca la Rai.
(Fonti: Il Fatto, Repubblica, Wikipedia, Corriere, Prima Comunicazione, archivio Tafanus)
Sarò anche prevenuto contro il "renzismo", ma... Parere personale: da dirigente d'azienda ad uno così non avrei affidato neanche la posizione di vicedirettore del giornaletto aziendale. Renzi invece lo apprezza molto. Da un Leopoldino così non si aspetta niente di diverso da una TV fatta da serial su Renzi e sui suoi poteri miracolosi. Al confronto, le creme di Vanna Marchi saranno solo uno sbiadito ricordo. Renzi farà della Germania una cololia della Toscana, debellerà il cancro, creerà un milione di posti di lavoro, farà roicrescere i capelli ai calvi (un parrucchino e una dentiera gratis per tutti, purchè renziani certificati), trasformerà l'Italia nel paese leader del mondo occidentale, e annetterà alla Toscana la Grecia, la Spagna, il Portogallo, il Kossovo e il Montenegro.
Vorrei sbagliarmi, ma a questo punto non posso non dirlo... Aridatece Agostino Saccà!
Tafanus
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