GiannI Barbacetto per il “Fatto Quotidiano”
GIUSEPPE SALA & LETIZIA MORATTI
La madre è Letizia Moratti. Il padre Filippo Penati. Il figlio è Giuseppe Sala, l' uomo che Matteo Renzi vorrebbe sindaco a Milano. Morattiana la tecnostruttura da cui proviene e che ancora oggi lo sostiene. Penatiano il sistema politico che lo sta lanciando alla conquista di Palazzo Marino.
Riassunto delle puntate precedenti, con personaggi e interpreti, a uso dei non milanesi. Letizia Moratti era il sindaco di centrodestra che ha preceduto Giuliano Pisapia e che ha assunto Sala, manager uscito da Pirelli-Telecom, come direttore generale del Comune di Milano, cioè come capo della grande macchina amministrativa ambrosiana.
A suggerire il suo nome a Moratti, nel 2009, fu Bruno Ermolli, allora gran consigliere di Silvio Berlusconi e silenzioso kingmaker che presidiava in città gli invisibili incroci tra alta politica e grandi affari. Filippo Penati era allora il padrone del Pci-Pds-Ds milanese.
Sindaco di Sesto San Giovanni, poi presidente della Provincia di Milano, infine capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, era l' uomo che aveva costruito un formidabile sistema di rapporti con imprese e affari, in prima fila il gruppo Gavio e grande attenzione per il settore autostrade, costruzioni, metropolitane.
PENATI
Babbo e mamma, dopo un periodo di splendore, hanno conosciuto momenti bui: Moratti battuta da Pisapia alle elezioni, proprio dopo aver vinto la gara per portare Expo a Milano; Penati finito in una complicata indagine giudiziaria. Ma niente paura, oggi è venuto il momento della rivincita: il loro figlio Sala, dopo aver chiuso Expo, riprende il discorso interrotto e si lancia alla conquista di Milano.
ATTENZIONE: il dna morattiano e penatiano non è roba vecchia, retaggio di un passato lontano; no, mostra i suoi segni fino a oggi. Morattiana è tutta la squadra che ha attorniato Sala a Expo: Antonio Acerbo, Christian Malangone, Fabrizio De Pasquale, Fabrizio Grillo... E Marco Pogliani, il suo spin doctor. Penatiana è, ancora oggi, la struttura del Pd milanese che stravede per Sala: Maurizio Martina, Franco Mirabelli, Matteo Mauri, Alessandro Alfieri, Pierfrancesco Maran, Pietro Bussolati...Alcuni hanno fatto carriera e sono al governo o in Parlamento, i più giovani sono ancora a Milano a scaldarsi i muscoli e a preparare le carriere future.
Erano perlopiù bersaniani, ora sono renziani convinti. Hanno goduto del traino di Pisapia, senza il quale a Milano sarebbero rimasti sereni all' opposizione. In questi cinque anni hanno morso il freno, hanno mal sopportato di dover mediare, ascoltare, discutere e alla fine dire di sì a Pisapia. Ma ora credono sia finalmente venuto il loro momento, senza dover più sopportare quell'alieno finito a Palazzo Marino.
Puntano su Sala. È l'uomo di Expo, ha grinta, è un manager, ha alle spalle migliaia di articoli di giornale e servizi tv che lo incensano e glorificano. È il cavallo vincente per fare nuovi progetti e riannodare vecchi affari. Per certificare il matrimonio tra coop rosse e bianche, tra ex comunisti e ciellini.
MAURIZIO LUPI
Per costruire una nuova maggioranza, senza quegli scocciatori della sinistra e dei movimenti civici, sempre a frenare, sempre a dire no. Milano diventerà il laboratorio del Partito della Nazione. Maurizio Lupi, l'uomo del Rolex, non vede l'ora di dare il suo sostegno discreto. In altre condizioni avrebbe voluto essere lui, il sindaco di Milano, ma ora è il momento di Sala. Al lavoro, dunque: morattiani e penatiani, con l'aiutino dei ciellini, si preparano alla campagna di primavera per entrare trionfanti, nel 2016, a Palazzo Marino.
(Gianni Barbacetto per "Il Fatto")
Per quanto ci concerne, abbiamo sempre scritto e detto che Sala è stato uno dei più opachi AD che la EXPO potesse avere. Sala era li, attaccato alla sottana della Moratti e al parrucchino di Berlusconi, quando - dopo l'aggiudicazuione a Milano dell'Expo2015, la lobby pro-expò iniziava a straparlare di 36 milioni di visitatori attesi. Si sa come sia dinita, ma non troppo... E' dinita con un numero di visitatori - dopo un mese e mezzo dalla fine della manifestazione - ancora approssimativo. Numeri al "circa". Per non parlare degli incassi da vendita dei biglietti (che comunque sono stati circa la metà dei biglietti previsti dal gruppo Moratti-Sala-Berlusconi-Bossi nel 2009). Tutti se ne sono dimenticati. Noi no, e negli archivi del Tafanus ci sono ancora, virgolettate, queste demenziali previsioni.
Oggi non sappiamo, neanche col beneficio del "circa", quanti siano stati i visitatori paganti, quale sia stato "circa" l'incasso da vendita dei biglietti (e quinfi il prezzo medio VERO), quali siano stati i costi, cosa rimarrà dell'Expo (visto che ogni mattina c'è qualxcuno che si sveglia e spara la sua).
Ci piacerebbe anche sapere di più sul mare di infrastrutture programmate, iniziate, coctate fior di milioni, e non completate. Anche come sono finiti i bilanci dei mega-parcheggi semivuoti e distanti chilometri dall'Expo sarebbe un argomento interessante. Ma niente... Sala tace, ed è già proiettato verso una nuova avventura: Sindaco di Milano. Sindaco di Sinistra. Cioè renziano. Cioè democristiano di destra.
Tafanus
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