Se si volesse davvero valutare un amministratore, per esempio un politico, si dovrebbe osservare come affronta i problemi della città da lui amministrata: è per questo che quando leggo dello "sdegno di Pisapia sinceramente mi faccio delle domande sulla competenza del sindaco e dei suoi consiglieri.
In effetti, dopo il servizio di “Striscia la notizia” che evidenziava che gli uffici pubblici del comune di Milano sforino abbondantemente i 19 °C imposti come limite termico negli appartamenti e negli uffici, e la disarmante (o forse meglio ignorante) risposta di Pisapia che dopo la misura di 22,3 gradi nel suo ufficio dichiarava: “vero, ma io apro la finestra” (è vero, ha risposto proprio così…) personalmente mi sono fatto un’idea abbastanza precisa delle competenze del sindaco di Milano e della sua ciurma.
Il Comune di Milano, infatti, a seguito di un livello di polveri sottili oltre la norma per più di due mesi ha deciso di bloccare il traffico: una decisione davvero geniale che infatti non ha portato a nessun risultato, come facilmente intuibile da chi dispone di un minimo di competenza tecnica sulla dispersione di inquinanti.
Mi spiego meglio: Pm 10 e Pm 2,5, come abbiamo imparato a chiamarli, sono la definizione di quelle che chiamiamo “polveri sottili, cioè polveri composte di particelle solide e liquide rispettivamente con un diametro inferiore a 10 e a 2,5 micron. Queste polveri sono per circa il 30% rappresentate dal residuo diretto dei processi di combustione e per il 70% circa causate dall’ossidazione di pulviscolo atmosferico: a causa dell’alta pressione presente sulla pianura padana da ottobre ed alla mancanza di flussi ventosi (che disperdono le PM, non le fanno sparire come per incanto) le poveri rimangono intrappolate e si accumulano nei primi 3-400 metri di atmosfera.
Secondo i dati di Rse (Ricerca sul Sistema Energetico) Il traffico di autoveicoli, il riscaldamento domestico, l’agricoltura e l’allevamento intensivo sono i principali responsabili: a Milano, in particolare, le caldaie di casa produrrebbero il 35-40% delle polveri sottili presenti in città, mentre il restante 60% sarebbe causato dalle autovetture e da fattori terzi (emissioni di aree produttive, combustioni non autorizzate, camini a legna).
Va sottolineato che le caldaie a gasolio, pur diminuite rispetto a qualche anno fa, rappresentano ancora un terzo del totale dei sistemi di riscaldamento nel milanese: sui circa 30mila impianti centralizzati, per lo più in abitazioni, il catasto del Pirellone stima che a Milano siano ancora 10mila quelli alimentati a gasolio e che vi siano ancora (incredibile !) circa 45 impianti a carbone.
Per abbattere il Pm10 si è ha puntato, negli anni scorsi, sulla trasformazione degli impianti di riscaldamento dal gasolio al metano, ma oggi si sta concentrando con più energie sull’altro fronte, quello dello smog da traffico, con il nuovo blocco dei diesel e gli incentivi dai 600 fino ai 3mila euro, per cambiare l’auto, e dai 200 ai 2mila euro per le moto ecologiche.
Se consideriamo che fino ad aprile i caloriferi resteranno accesi, il riscaldamento sarà responsabile di oltre il 40 per cento del Pm10 emesso in città, che arriva al 50 per quanto riguarda le emissioni invece di ossidi di azoto (Nox).
Angelo Giudici, direttore settore Aria e agenti fisici di Arpa Lombardia, afferma: «Se distribuita durante l’anno la percentuale scende intorno al 16 per cento — spiega— ma durante la stagione invernale l’incidenza si può dire che raddoppi».
La stima di Giudici in realtà appare ottimistica, in quanto l’incidenza relativa alla presenza di PM10 e PM2,5 a Milano durante l’inverno quadruplica: poiché il traffico estivo ed invernale non è particolarmente differente appare interessante notare che i problemi di inquinamento si verificano in inverno ed in particolare gli andamenti di concentrazioni variano in maniera sostanziale solo all’accensione delle caldaie, all’inizio di novembre. Su tutti i combustibili, tolta la combustione a legna che è la più tossica ma che a Milano è stata sostanzialmente annullata, sono i bruciatori a gasolio che hanne le peggiori prestazioni in termini di inquinamento da riscaldamento domestico, come evidenziato nelle immagini che seguono:
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Come si vede dai dati ISPRA, se il PM10 causato dalle autovetture è sostanzialmente sceso dal 1990 ad oggi (identicamente alle emissioni necessarie alla produzione di energia, anche grazie alle migliorie tecnologiche imposte ai produttori) in termini assoluti le emissioni delle autovetture causano a Milano circa il 25% del particolato presente in aria, l’agricoltura il 12% circa, le industrie il 7% mentre il riscaldamento domestico (che in termini assoluti è aumentato a dismisura dal 1990 ad oggi) contribuisce per oltre il 52%.
In altri termini, considerati i numeri assurdi di impianti a gasolio presenti sul territorio del comune di Milano (oltre 10.000…), ipotizzando di passare a sistemi di riscaldamento a pompa di calore in luogo del carbone e del gasolio da valori di PM10 pari a 200 (nel 2010) si passerebbe a valori inferiori a 120 nel caso peggiore a valori inferiori a 90 nel caso migliore.
Analizziamo con un po’ di attenzione i dati disaggregati ARPA sulle concentrazioni: per esempio quelli della stazione Milano – Pascal Città studi, li potete trovare QUI
si evince che in media le concentrazioni di PM salgono dopo le 17 per poi scendere sostanzialmente durante la notte (mediamente di un 50%), risalire verso le 6,30 del mattino per scendere leggermente durante la giornata e risalire sempre verso le 17, andamento che si ripete in maniera sostanzialmente simile anche durante i Week end. Un caso? Se possiamo suggerire modestamente una possibile causa sottolineeremmo che questi sono gli orari in cui le caldaie dei condomini della zona si riaccendono… Pare evidente però che questa pensata non abbia mai sfiorato le argute menti comunali, per cui basta fermare le auto et voilà, tutto si risolve.
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Osservate bene gli andamenti relativi alle differenze dal 1990 al 2010 e vi renderete conto che se tutti i settori produttivi e del trasporto hanno evidenziato trend in decremento il riscaldamento domestico ha invece mostrato trend in incremento in termini di emissioni complessive.
L’ingegner Nerio Negrini, ex presidente dell'Associazione Italiana Tecnica del Gas (Atig) che riunisce tutte le organizzazioni del settore, commentava nel lontano 1992 i dati relativi alle polveri sottili:
''Il gasolio - sottolineava Negrini - è uno degli attori principali dell'inquinamento da riscaldamento in citta, data la sua notevole diffusione. A Milano, per esempio, il 65% degli impianti funziona con questo combustibile contro il 35% che va a metano, mentre a Roma, per esempio, sono ancora in funzione circa 400 impianti a carbone, che e il combustibile più inquinante in assoluto. Un'ordinanza dell'allora sindaco Rutelli aveva stabilito la loro graduale chiusura, ma e stata annullata dal Tar''.
Al Nord, poi, diversi ospedali e grandi condomini dell'Iacp sono tornati all'utilizzo dell'olio denso, che è un altro combustibile inquinante. ''Questo combustibile, impiegato soprattutto a livello industriale - diceva ancora il presidente dell'Atig - e tornato in voga a causa del forte incremento dei prezzi dei combustibili tradizionali''.
Una stima su quanto il riscaldamento influisce sull'inquinamento in citta, secondo Negrini, ''non si può fare, anche perché l'avvio della liberalizzazione del gas ha reso più difficile fare questo tipo di calcoli''.
Continuava Negrini “Quello che pero è certo è che le emissioni di riscaldamento, come pure quelle dei trasporti, sono intrappolate nelle citta che hanno particolari condizioni orografiche: a Milano, ad essendoci bassa ventilazione, gli inquinanti vengono intrappolati più facilmente, mentre il contrario avviene in centri come Roma e Genova''.
Va sottolineato che l’Italia insieme alla Polonia è il Paese europeo dove sono più alte le concentrazioni di polveri sottili, sia perché ad oggi non vi è una precisa normativa Italiana sulla qualità dell’aria, ma anche perché il tasso di motorizzazione in città, se pur in calo, rimane elevato con 613 veicoli ogni mille abitanti (erano 635 nel 2011).
Sentiamo Guido Visconti, professore di Fisica dell’Atmosfera all’Università dell’Aquila: «Il miglioramento della qualità dell’aria è stato comunque così marginale che bastano periodi di condizioni climatiche avverse perché venga del tutto cancellato. E questo perché le regole sono molto scadenti rispetto a quelle degli altri Paesi. Negli Stati Uniti l’Agenzia nazionale per l’ambiente ogni 5 anni si rivedono le regole sulle emissioni sulla base delle tecnologie disponibili. L’Italia non ha ancora una legge sull’inquinamento sull’aria».
Secondo il presidente dell'Atig Negrini: “Per quanto invece riguarda i combustibili più inquinanti come carbone e olio denso, la soluzione non e nella loro messa al bando, ma nell'attivare una carbon tax. 'Ci vorrebbe cioè un meccanismo fiscale che penalizzi questo tipo di combustibili e consenta quindi un minor danno ambientale in seguito al loro conseguente minor utilizzo: E' importante che i cittadini rispettino le normative, non tanto per le multe in cui potrebbero incorrere, ma per le esigenze della collettività di respirare un'aria più pulita''.
Il comune di Milano ha imposto che dal 2014 i nuovi edifici vengano costruiti seguendo il criterio della classe energetica di massima efficienza e dell' utilizzo di fonti energetiche alternative, nel rispetto delle norme europee, ma (guarda caso) nessuna accelerazione, invece, sull' adeguamento degli edifici più vecchi, per i quali viene chiesto da tempo anche dalle associazioni di categoria del settore edile un regolamento e degli incentivi fiscali. Di conseguenza anche l'abbattimento delle emissioni di C02 dovute agli impianti più inquinanti (quelli dei palazzi costruiti negli anni Sessanta e Settanta) non viene né incentivato né (e questa è la cosa ancora più misteriosa) reso obbligatorio: e identicamente non viene disincentivato l’utilizzo di sistemi ad alta emissione di polveri sottili.
Peraltro il Comune non ha stanziato risorse per convertire gli impianti delle proprie sedi, che continuano a mantenere gli attuali impianti vetusti e fortemente inquinanti, oltre che utilizzati a temperature troppo elevate con i facilmente comprensibili sprechi di energia, né prevede di provvedere attraverso l’ALER al riscaldamento degli appartamenti tramite impianti all’avanguardia: vero che ALER ha ben altri problemi di gestione, ed anche lì un paio di domandine sulla competenza dei personaggi messi a gestire il patrimonio immobiliare del comune se le dovrebbe fare, il signor sindaco.
Già nel 2011 il comune di Milano aveva realizzato una sorta di referendum cittadino che leggiamo sotto:
Referendum n. 4 (scheda di votazione di colore blu), richiesta di referendum consultivo d’indirizzo per il risparmio energetico e la riduzione della emissione di gas serra:
“Volete voi che il Comune di Milano adotti il piano per l’energia sostenibile ed il clima che lo impegni negli obiettivi europei di riduzione di almeno il 20% delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra nel dimezzamento delle principali emissioni inquinanti connesse al riscaldamento degli edifici?
All’interno del piano devono essere previsti i seguenti interventi:
- 1. la conversione entro il 2012 di tutti gli impianti di riscaldamento alimentati a gasolio degli edifici comunali;
- 2. la conversione degli impianti di riscaldamento domestico alimentati a gasolio fino alla loro completa eliminazione entro il 2015;
- 3. la previsione della classe energetica di massima efficienza come standard di costruzione per tutti i nuovi edifici e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili;
- 4. la promozione e la diffusione del teleriscaldamento, utilizzando fonti rinnovabili e tecnologie ad alta efficienza, al fine di raggiungere almeno 750.000 abitanti equivalenti entro il 2015;
- 5. la concessione di incentivi per la demolizione e ricostruzione (“rottamazione”) degli edifici a maggiore inefficienza energetica e privi di valore storico e architettonico attraverso premi volumetrici”.
Giusto per la cronaca, sappiate che una ricerca approfondita sulla rete ha dato esito nullo: in altri termini non si è mai saputo quali fossero gli esiti di questo referendum propositivo. Chissà se in comune a Milano qualcuno vorrà gentilmente fornirci i risultati di questo referendum consultivo… Ad occhio i Milanesi hanno risposto picche, perché le indicazioni nel caso di vittoria dei “sì” non sono state assolutamente rispettate. Certo è che di obbligo di trasformazione dei vetusti impianti a gasolio in impianti a metano non si vede traccia finora, e quindi (come al solito) si provvede a realizzare blocchi sul traffico che, e qui ve lo certifico, non serviranno a nulla se non a buttare fumo negli occhi ai cittadini per dimostrare che la politica “vede e provvede”.
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In effetti basterebbe una semplice analisi delle concentrazioni al variare delle stagioni e delle emissioni relative alle differenti tipologie di utilizzo per rendersi conto che il riscaldamento domestico è il vero responsabile dei livelli di particolato elevatissimi che stanno respirando i cittadini milanesi: basterebbe ricordare al signor Pisapia che l’esposizione a PM10 ed a PM2,5 secondo svariati studi epidemiologici, mettono in evidenza una chiara relazioni tra il carico di Pm10 e l'insorgere di malattie cardio-vascolari o respiratorie.
Da una prima analisi statistica la frazione grossolana delle Pm10 è più strettamente correlata con fenomeni quali la tosse, le crisi d’asma e la mortalità respiratoria, mentre le frazioni fini hanno un’incidenza maggiore sulle disfunzioni del ritmo cardiaco o sull'aumento della mortalità cardiovascolare.
I dati disponibili indicano che l'esposizione al Pm10 è associata con l'aggravamento della patologia asmatica, inducendo una risposta infiammatoria nelle vie respiratorie ed una diminuzione della funzionalità polmonare.
I meccanismi alla base degli effetti respiratori del PM10 implicano il fatto che il particolato, entrato nelle vie respiratorie, innesca processi di infiammazione a carico dei tessuti con cui viene a contatto, con processi ossidativi, mediati da radicali liberi.
La correlazione tra smog e malattia respiratoria è stata dimostrata dal fatto che le impennate di Pm10 provocano un rialzo del 2% negli accessi ai pronto soccorso dovuti a malattie respiratorie.
Da studi effettuati in diverse località, comprendenti i dati provenienti da ospedali di 8 agglomerati urbani (Barcellona, Birmingham, Londra, Milano, Parigi, Roma, Stoccolma e i Paesi Bassi) si evince un aumento dei ricoveri per patologie cardio-vascolari quando il valore medio delle PM10 aumenta su un periodo breve.
Anche studi mostrano che il rischio d’infarto del miocardio aumenta con il carico delle polveri fini, mentre nei giorni seguenti a un’esposizione a concentrazioni elevate può insorgere un’aritmia cardiaca in pazienti sui quali sono impiantati defibrillatori automatici.
Gli effetti cardio-vascolari si manifestano con maggiore intensità all'incirca dopo 4 giorni mentre le persone sofferenti d’affezioni alle vie aeree inferiori, d’insufficienza cardiaca e le persone con più di 65 anni presentano un rischio maggiore.
L’esposizione a PM10 può portare altre alterazioni a carico dell'apparato circolatorio, quali l'aumento della concentrazione di fibrinogeno e piastrine nel sangue, il sequestro di globuli rossi nel polmone: i danni cardiovascolari da inquinanti dell’aria sarebbero dovuti all'attivazione delle cellule dell’infiammazione sia nei polmoni che nell'intero organismo, all’aumento della coagulazione del sangue, all'attivazione di riflessi del sistema nervoso simpatico e quindi la possibile insorgenza di aritmie.
Sono chiare le correlazioni fra presenza di PM10 ed insorgenze di patologie cancerogene il cui rischio di generazione cresce di 1,3 volte per un abitante d’una città fortemente inquinata, oltre che un forte legame tra fra la concentrazione media di particelle sul lungo periodo e la diminuzione della speranza media di vita, anche di 1-2 anni.
Tra le altre malattie imputabili alle particelle fini si elencano: arteriosclerosi, indotta da un'infiammazione della superficie dei polmoni, infarto, o malattie del cervello con alterazioni indotte dal PM2.5 pari a quelle di pazienti soffrono d’Alzaheimer.
I dati ci sono, la diagnosi è chiara e le patologie evidenti. Manca la voglia di una diagnosi corretta oppure la capacità di farla, signor Sindaco Pisapia?
Ing. Alessandro Cariani
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