Faccendieri, spioni, finanzieri, cardinali. Una rete che si estende dal Vaticano fino ai nuovi potenti italiani. Tra millanterie e assalto al cielo. Ecco la storia di Francesca Immacolata Chaouqui (di Marco Damilano - l'Espresso)
È l'Italia delle trame e delle truffe, delle millanterie e delle vanità, delle amicizie che si capovolgono in ricatti, delle fraternità e delle maschere. L'Italia in cui tutti mentono su tutto e tutti simulano di credere alla medesima impostura: «Con sollievo, con umiliazione, con terrore, comprese di essere un'apparenza, che un altro lo stava sognando», scriveva in "Finzioni" Jorge Luis Borges, argentino come Jorge Mario Bergoglio, il papa Francesco. Apparenza e realtà: il processo in Vaticano scaturito dall'uscita dei libri sui soldi del Vaticano dei due giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi si sta avvitando in un labirinto di contraddizioni, al punto da consigliare una pausa «affinché gli avvocati abbiano tempo per la difesa», ha dettato il papa tornando dall'Africa, con il Giubileo alle porte. E nel cuore del groviglio, come nella visione apocalittica, c'è una giovane donna. Con un talento naturale per occupare il centro della scena.
Salì su un vero palcoscenico il 15 gennaio 2014, al teatro Parioli, nel ruolo di Marion Holmes, la segretaria di Winston Churchill. Lo spettacolo si intitolava "Colpevole o innocente?". Profetico: colpevole o innocente Francesca Immacolata Chaouqui? Un mistero doloroso, come si mostra alla sbarra del tribunale della Santa Sede contrita a fianco di monsignor Lucio Vallejo Balda, suo grande amico, «il miglior economo che la chiesa abbia mai avuto», lo descrisse con Denise Pardo per "l'Espresso" nel 2013, c'era lui ad aspettarla raggiante nel camerino del Parioli dopo la recita, oggi co-imputato e suo grande accusatore? O un mistero gaudioso, com'è apparsa negli ultimi due anni in feste, ricevimenti cafonal, terrazze vip, matrimoni eccellenti, sorridente accanto a ministri, boiardi di Stato, faccendieri, spioni, damazze, cardinali, fino ad arrivare al papa, il Vicario di Cristo in terra, un gradino sotto Dio? La Papessa, la chiama il marito Corrado Lanino, informatico, indagato con lei dalla procura di Roma per associazione a delinquere: avrebbero ricattato Paolo e Silvio Berlusconi, e non solo. Con la sua feroce determinazione a emergere, Francesca è soprattutto un personaggio che racconta l'Italia di oggi. Le relazioni come unica via per il successo.
L'ossessione della comunicazione. Un andreottismo 2.0, in cui allusioni, messaggi cifrati, minacce escono dagli archivi e si muovono sui social network. E svela la vulnerabilità, la fragilità del sistema. La sua scalabilità da parte dei ragazzi venuti dal nulla. Com'è Francesca, arrivata a Roma da San Sosti, in provincia di Cosenza, nata da mamma insegnante e papà emigrato dal Marocco. Una stella che brilla nella irripetibile congiunzione astrale del 2013, il doppio terremoto in Vaticano e in Italia. Nella Chiesa c'è il trauma epocale delle dimissioni tra i veleni di papa Ratzinger che anticipano l'elezione di Bergoglio, arrivato «quasi dalla fine del mondo». Nel Palazzo italiano la crisi istituzionale spalanca la strada all'ascesa dell'homo novus Matteo Renzi. Un doppio cambio. Nuove classi dirigenti. Nuove cerchie (e cerchi magici). Per carrieristi e arrampicatori è la grande occasione per inserirsi. Per i potenti di ieri c'è l'esigenza di non affondare con la rivoluzione bergogliana e la rottamazione renziana. L'urgenza di trovare volti non macchiati dalle stagioni passate, almeno in apparenza. Maschere.
Nella Capitale Francesca Chaouqui, classe 1981, è già sbarcata. All'"Espresso" racconta di aver lavorato come ghost writer, di aver organizzato «un mini-Cepu clandestino», di aver scritto con Carlo Taormina una tesi sulla spettacolarizzazione dei processi (previdente). Giura di aver conosciuto per caso Giulio Andreotti e, tramite lui, la contessa Marisa Pinto Olori del Poggio, personaggio-chiave di questa storia, finora nascosta. La contessa è figura importante del panorama romano. Il marito Luigi, scomparso molti anni fa, stampatore del "Sole 24 Ore", aveva in confidenza Gianni Agnelli e Andreotti, il Tempio della Repubblica. La signora eredita il triangolo che da sempre muove tutte le cose, visibili e invisibili: Vaticano, Quirinale, finanza. Amica della regina di Giordania, quando nel '98 il re di Spagna Juan Carlos incontra a Roma l'Avvocato con il mondo della finanza italiana lei è una delle uniche due donne presenti.
Occupa un'infinita serie di poltrone: nel board della St.John University, vice-presidente della fondazione Gerusalemme (guidata da Giancarlo Elia Valori), il suo regno è il club Diplomatia, in cui si radunano imprenditori, ambasciatori, docenti. La signora riceve nell'ufficio di via Sallustiana, accanto all'ambasciata americana di via Veneto, il presidente prima dei guai giudiziari è l'eterno Umberto Vattani, per decenni dominus della Farnesina. Nomi altolocati e rispettabili che si ritrovano nel comitato editoriale di "Pragmatica", la rivista della contessa: l'ambasciatore Rocco Cangelosi, consigliere diplomatico di Giorgio Napolitano, Vincenzo Cappelletti, direttore dell'Enciclopedia Italiana, Vittorio Grilli, ministro dell'Economia nel governo Monti, Emmanuele Emanuele, presidente della fondazione Roma, Antonio Pedone, Umberto Veronesi. La contessa è di casa al Quirinale con Carlo Azeglio Ciampi che la nomina grande ufficiale della Repubblica. Gianni Letta è un amico. Luigi Bisignani più ancora: «Gigi è il re di questo mondo», raccontano. Più amico di tutti è il cardinale francese Jean-Louis Tauran, per tredici anni (dal 1990 al 2003) ministro degli Esteri vaticano. Il 13 marzo 2013 sarà lui ad annunciare al mondo dalla basilica di San Pietro l'elezione a papa di Bergoglio. Oggi Tauran è il Camerlengo della curia, il solo a restare in carica in caso di morte del papa.
Quando la Chaouqui comincia a frequentare la contessa, nella villa moderna di Bel Poggio a nord di Roma, tra ventagli, argenti, porcellane, la sala da pranzo nel seminterrato in cui capita di incontrare dirigenti dei servizi segreti e politici locali a caccia di finanziamenti, si respira un'aria di decadenza. Un mondo potente ma invecchiato, costretto ad arretrare, che rischia di crollare insieme alla rete dei protettori: Andreotti, poi Letta e Bisignani, trascinati giù dalla caduta di Silvio Berlusconi. Tra la contessa e Francesca scatta subito il feeling: l'anziana signora non ha figlie, la giovane alla conquista di Roma si lascia adottare. Condividono buoni sentimenti e interessi. C'è un portafoglio di legami da rimettere in circolo nel nuovo corso. Contatti in sonno da risvegliare.
Dal 2012 in poi la ragazza è un'ombra che compare dappertutto. Nella Ernst & Young e nello studio Orrick, dove Francesca conosce l'avvocato dai mille rapporti Patrizio Messina, con il finanziere Alessandro Proto, nel mondo delle aziende pubbliche: Gianluca Comin dell'Enel e Stefano Lucchini dell'Eni. Partecipa a "VeDrò", il think tank di Enrico Letta, a introdurla è l'avvocato Massimiliano Cesare, qui incontra Ernesto Carbone, cosentino come lei, ora deputato renziano ben inserito nei salotti romani. Stringe con Paolo Messa, animatore della fondazione "Formiche", da qualche mese nel cda della Rai, in quota centrista. Una rete che proietta Francesca nel grande gioco. Nel 2013 a sorpresa entra nella Cosea, la ristretta commissione vaticana di otto persone che studia gli affari economici del Vaticano su incarico di Bergoglio. «Mi ha scelto il papa», dice lei; a indicarla fu monsignor Vallejo Balda, ha affermato il papa. Ma ci sono sponsor di più alto livello: il cardinale Tauran, l'amico della contessa, «il cardinale di nostra proprietà», diceva la Papessa secondo Balda, che ha descritto la "struttura" di potere nel suo memoriale. E Francesca può contare su altre amicizie importanti come monsignor Robert Murphy, assistente del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato. Finora nessuno di loro è stato tirato in ballo nel processo vaticano.
L'incarico apre per Francesca le porte del potere temporale romano, anzi, fiorentino. Chiama tutti e tutti le rispondono. Il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin («ma solo per iniziative benefiche»), Paolo Berlusconi («Paolo», lo chiama lei in tv). Nella ormai arcinota mattinata in terrazza del 27 aprile 2014, tutti i vip con il binocolo a osservare la messa di canonizzazione dei due papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, spunta il volto più sconosciuto e influente della nuova Italia renziana. Marco Carrai, vertice del sistema Leopolda, ambasciatore di Matteo tra i poteri economici e internazionali, ottime entrature negli Usa e in Israele, desideroso di accreditarsi in Vaticano. «Con Marco non c'è un rapporto professionale, è un amico...», ha detto la Chaouqui in tv a "Ballarò". Dopo la messa-party in terrazza che fa infuriare il papa, a Palazzo Chigi arrivano informazioni riservate: meglio non frequentare la Chaouqui. Il sottosegretario Luca Lotti interrompe ogni contatto, Carrai no. Cinque mesi dopo Francesca e il marito sono tra gli invitati al matrimonio di "Marchino" a San Miniato a Firenze con Francesca Campana. I coniugi Matteo e Agnese Renzi sono i testimoni degli sposi. La Chaouqui è anche ospite fissa al festival delle religioni, organizzato dalla signora Carrai a Firenze. Nel 2014 le affidano un dialogo sullo «Scandalo della donna» nelle fedi monoteiste, aperto con un saluto del cardinale Tauran. Nel 2015 modera un dibattito sull'aborto con il giornalista Mario Adinolfi, Alessandro Cecchi Paone e l'attrice Cristiana Capotondi, sua amica. (...da non perdere, un dibattito con Mario Adinolfi e Cecchi Paone... NdR)
Marco Carrai e Agnese Renzi, la "firts sciura"
Non è l'unico contatto con il mondo renziano. Per l'accusatore Vallejo Balda la Chaouqui chiede soldi per gli incontri dell'associazione per bambini down di Andrea Conticini, cognato del premier. Opera meritoria, certo, se non fosse accompagnata da una certa insistenza di Francesca per entrare nelle grazie della famiglia Renzi. Succede che la ragazza fa entrare i genitori del capo del governo alla mensa di Santa Marta, dove vive e mangia il papa. Obiettivo: presentarli a Francesco come se fosse una casualità. L'operazione non riesce, però. Bergoglio viene avvisato dalla gendarmeria, si infastidisce e decide di restare in camera a consumare da solo il suo pasto.
La Papessa comincia a essere ingombrante. Dal maggio 2014 il suo incarico alla Cosea è finito, arriva il momento di far fruttare le relazioni, gli amici di governo, come li chiamano Francesca e il marito in privato. Con Bisignani la frequentazione si fa assidua. C'è un pranzo Bisignani, Chaoqui e monsignor Balda, in cui si fa riferimento al «capo» di Francesca. Chi è? Il papa? O il direttore dei servizi Giampiero Massolo? «Mi hanno perfino accusato di essere della mafia cinese», si ingobbisce lei quando le domandano se sia un'agente dei servizi, puro understatement andreottiano, il Divo faceva così quando gli chiedevano della P2. Negli ultimi mesi la rete si restringe, qualcuno non si fa più trovare. E ora l'inchiesta della procura di Roma, ben più del processo in Vaticano, dovrà stabilire chi sia davvero Francesca Immacolata Chaouqui: una millantatrice o una ricattatrice? Colpevole o innocente? Apparenza o realtà? E dopo averlo stabilito bisognerà strapparla finalmente dal centro di una scena forse troppo grande per lei. E volgere lo sguardo verso questa Italia delle carriere improvvise, delle scalate inspiegabili, costretta ad affidarsi alla Papessa.
(Marco Damilano - l'Espresso del 4 Dicembre 2015)
SOCIAL
Follow @Tafanus