...non lo vede Sebastiano Messina, che da qualche tempo ritrova su Repubblica spazi che gli erano stati negati negli ultimi tempi... Sta cambiando qualcosa? Certo che Sebastiano Messina è andato in giro per i gazebo di Roma, e pur mettendocela tutta questo enorme successo delle primarie non è riuscito a scovarlo. E menomale che ancora non erano venuti fuori i filmati dei voti comprati a Napoli, quando Messina ha scritto questo articolo...
Poche file e scarso entusiasmo. L'ex premier: "Vedo più osservatori che votanti" (di Sebastiano Messina - Repubblica)
Intabarrato nel suo trench color cammello. Massimo D'Alema conta con un solo sguardo prima gli elettori in fila e poi il fotografo, il cameramen e il cronista: due contro tre. «Vedo più osservatori che protagonisti», sussurra gelido, dettando il suo indirizzo alla scrutatrice del seggio di piazza Mazzini.
«Grazie presidente, però mi servirebbe anche la sua tessera elettorale» risponde la ragazza, con un sorriso che dice: mi dispiace, è il regolamento. E così D'Alema vota, saluta alla sua maniera chi lo fotografa ( «Mai che vi facciate gli affari vostri!») e se ne va, di un umore più scuro del suo labrador nero.
Più osservatori che protagonisti? Lo sapremo solo alla fine di questa lunga giornata, dominata fino all'ultimo dal timore di un flop. Non basta, ad allontanarlo, l'incrollabile passione dell'anziano professore che annuncia spavaldo di non aver neanche preso in considerazione l'ipotesi di disertare, «perché io quando si tratta di votare vengo sempre al gazebo, per principio», e neanche l'ottimismo della volontà di Susanna Mazza, instancabile segretaria del circolo Mazzini-Trionfale,
certissima della fede nelle primarie, «perché i nostri elettori non rinunceranno mai a questo strumento di democrazia».
Non basta, perché sulla lunga lista degli elettori del centrosinistra che stavolta non hanno risposto all'appello si allunga l'ombra di Ignazio Marino, il sindaco che vinse le primarie nei gazebo e fu destituito dal partito nello studio di un notaio. E la prima a saperlo è proprio Susanna Mazza: «I miei figli mi hanno detto: ma', ti rendi conto che noi per la prima volta avevamo scelto un candidato sindaco, e dopo che lui ha vinto voi lo avete cacciato!».
Alle dieci c'è una gran folla attorno al gazebo di piazza Ippolito Nievo, ma è il viavai del popolo di Porta Portese. «Finora hanno votato solo in quindici» confida preoccupato Marco Zazza, scrutatore di turno. «L'altra volta c'era la fila, oggi arriva uno ogni tanto» conferma la presidente del seggio, Loredana Granieri. Ecco un'altra elettrice, una signora bionda che punta il gazebo con passo deciso. «Vuole votare?». «Ma neanche per sogno. Non sono venuta qui per insultarvi, ma vi dico che non mi vedrete più. L'altra volta ho votato, alle primarie e alle comunali: adesso basta. Mi sento orfana!». Non dovevate cacciare Marino, dice la signora che se ne va facendo ciao ciao con la mano. Tu giri, e ascolti sempre le stesse parole.
Vai all'Eur, dove il seggio è nascosto in un seminterrato dietro il gazebo deserto, e senti lo sfogo di Isabella, capelli grigi e occhiali spessi: «Ho ricevuto l'email di Renzi, e anche stavolta voto per dovere civico, ma ditegli che non mi è proprio piaciuto come ha trattato Marino. Ma come, quello aveva cominciato a smucinare, perché è grazie a lui che è saltata fuori Mafia Capitale, e Renzi invece di difenderlo lo manda via? Non si fa così». Vai a Donna Olimpia, dove il gazebo sulla piazza anziché dentro il circolo Pd è stato letto come uno schiaffo ai militanti che si erano schierati con il sindaco, e vedi la signora Attilia Droghieri che ha i capelli bianchi ed è orgogliosa di essere la votante numero 267, ma saluta tutti «con la speranza che quando si cominceranno a scoperchiare le pentole stavolta non le richiudano, mi sono spiegata?».
Vai a Campo de' Fiori e registri il commento infastidito di Enrico, bancario in pensione, che passa senza fermarsi, mani in tasca, davanti allo storico circolo di via dei Giubbonari: «Col cavolo che perdo tempo con le primarie, dopo quello che hanno combinato con Marino!».
Poi, certo, c'è un partito che non la vede così. «Qui all'Eur abbiamo una lunga fila, ho già mandato la foto a Renzi», dice Patrizia Prestipino, renziana di ferro, che tre anni fa correva alle primarie e stavolta appoggia Giachetti, e spiega che «l'elettore del centrosinistra è così, dice sempre che è l'ultima volta però poi viene a votare, perché è amore vero».
Ma sì, conferma Giulia Urso, la segretaria di via dei Giubbonari, una flessione non significa nulla: «La gente viene, partecipa, vuole contare. E saranno pure tiepide, queste primarie, ma i nostri elettori non ci rinunceranno mai». Il più freddo - o il meno caldo - è Marco Miccoli, il deputato di Donna Olimpia: «Prima c'era la rabbia, adesso c'è smarrimento.
Poi magari non tutti scelgono di non venire a votare. Ma la ferita per il caso Marino è ancora aperta».
Marino, Marino, Marino. Ma lui cosa dice? Cosa fa? E' vero che vuole candidarsi, sfidando il suo ex partito? L'ex sindaco rinvia le risposte al libro che uscirà alla vigilia di Pasqua: «Lo devo consegnare domani. E chi mi conosce lo sa, sono pignolo: sto controllando parola per parola, virgola per virgola, nome per nome, cognome per cognome...».
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