Potere concentrato in poche persone, venute da fuori. Così il direttore generale, Antonio Campo Dell'Orto, vuole rivoluzionare la TV pubblica. Ecco chi sono e la rete delle loro relazioni
(Emiliano Fittipaldi - l'Espresso)
Le nomine in RAI della scorsa settimana non solo segnano la prima pietra della futura Rai targata Renzi. Ma raccontano il passaggio a un nuovo metodo: se per decenni il controllo delle reti è stato spartito dai partiti con la logica del manuale Cencelli (una rete a destra, una a sinistra, l'ammiraglia - ossia Raiuno - al governo), il corso di Antonio Campo Dall'Orto (nella fotina. Un incrocio apparente fra Poletti, Marzullo e Casaleggio si basa su un sistema di reclutamento simile a quello usato dal premier per la formazione delle squadre di comando al governo e nelle aziende pubbliche: quello della fiducia personale e dei rapporti amicali. Una cooptazione dove prevale più che l'appartenenza politica la professionalità (piacciano o non piacciano nessuno tra i direttori promossi a capo delle reti, da Daria Bignardi a Ilaria Dallatana, da Gabriele Romagnoli a Andrea Fabiano, è a digiuno di media e televisione), ma anche la forza delle lobby e delle relazioni (caro Fittipaldi... neanche Angelo Guglielmi o Freccero, per dire... erano a digiuno di media e televisione... Forse ne sapevano ancor più dell'ottima Daria Bignardi, magari... O no? Tafanus)
Le scelte dei nuovi vertici evidenziano il cambio di paradigma. Molto più dei partiti, del Pd e dello stesso Renzi (...davvero?...), finora è stato Campo Dall'Orto e una sua ristrettissima cerchia a decidere tutto. Ogni assunzione, ogni determinazione aziendale. «In Rai comandano in quattro, e sono tutti esterni: CDO (così per comodità viene chiamato al settimo piano di viale Mazzini il nuovo amministratore delegato) e i suoi tre luogotenenti, ossia Gian Paolo Tagliavia, Guido Rossi e Carlo Verdelli. Anche il nuovo capo degli affari istituzionali, Giovanni Parapini, è uno che conta e viene da fuori. I vecchi cacicchi non contano nulla, il consiglio non conta nulla, il presidente Maggioni non conta nulla», spiegano in azienda.
L'amministratore delegato ha finora pochissimi estimatori interni. Non gli ha giovato far fare anticamera, anche di un'ora e mezza, a direttori e dirigenti (su 13 mila dipendenti ce ne sono 560, di cui 80 guadagnano tra i 200 e i 240 mila euro l'anno). Né ordinare a qualche vecchio amico di far finta di non conoscerlo, e di non salutarlo per i corridoi. Campo Dall'Orto infatti odia le cordate, è gentile e riservato ma non parla - a sei mesi dal suo arrivo - ancora con nessuno. Finora ha concesso qualche incontro con responsabili e "apicali" assortiti durante i quali, più che proporre nuovi piani, programmi o modelli di business, ha ascoltato in silenzio. Prendendo appunti su un taccuino nero. Senza sbottonarsi. Mai. «Per ora non ha dato direzioni a nessuno. È a Roma da martedì a venerdì mattina, il resto del tempo è a Milano a incontrare persone. Del direttore generale Luigi Gubitosi avevamo paura, temevamo sempre ci rivoltasse gli uffici come un calzino, ma sapevamo che cercava di capire cosa si faceva qui dentro. Campo Dall'Orto, invece, è chiuso nella sua torre d'avorio, non lo capiamo, e non sappiamo se lui capisca la Rai», ragiona più di un dipendente del quartier generale a Prati.
È un fatto che l'ex gran capo di Mtv per rivoluzionare la Rai fa affidamento solo sui suoi fedelissimi. In primis su Guido Rossi, il neocapo staff che Campo Dall'Orto ha conosciuto a Mtv Italia, dove curava i rapporti istituzionali e organizzava alcuni eventi. Rossi è il factotum di CDO: gli fa da segretario e da parafulmine, ascolta le lamentele e presenzia gli incontri con i dirigenti. Come il capo, parla poco e scrive continuamente promemoria. Alla fine, però, decide: è lui che ha insistito per cambiare tutti e tre i vecchi direttori di rete ed è sempre lui, dopo il niet di Paolo Ruffini che CDO avrebbe voluto come capo di Raiuno, a dare via libera alla promozione del giovane Andrea Fabiano, vice di Giancarlo Leone che avrà il compito di modernizzare (ma non troppo, pare) la prima rete.
L'altro vertice del triumvirato è Tagliavia, anch'egli proveniente da Mtv, amico personale di Campo Dall'Orto e vero amministratore delegato ombra. Ex Publitalia, Tagliavia ha il compito di definire i contorni digitali della "media company" sognata da Campo Dall'Orto. In soldoni, il manager che negli ultimi due anni ha lavorato per le agenzie media di Interpublic Group (gigante globale della pubblicità) dovrà ristrutturare tutta l'azienda, far interagire reti, siti Internet e utilizzare il catalogo e il prodotto (finora pensati e fruiti per ogni singolo canale) a raggiera, dappertutto. «Rai Cultura e Rai Storia fanno spesso buoni programmi, ma sembrano canali fine a se stessi, bisogna che si integrino con il tutto, dobbiamo valorizzare quello che di buono facciamo», ripete Campo Dall'Orto ai consiglieri di amministrazione.
Oltre al triangolo magico, il nuovo potere Rai ha altri due protagonisti assoluti: Carlo Verdelli e Giovanni Parapini. Il primo, già vice di Ferruccio De Bortoli al "Corriere della Sera" e direttore di "Vanity Fair", è dallo scorso novembre direttore editoriale per l'informazione: a differenza dell'investitura della Bignardi a Raitre, voluta fortissimamente da Campo Dall'Orto in persona che la stima dai tempi di La7, la nomina dello scrittore Gabriele Romagnoli a Rai Sport, chiamato per modernizzare gli arrugginiti programmi del settore, è farina del suo sacco (...uno scrittore per "modernizzare "Rai Sport"??? Aiuto! Manderanno in diretta i campionati mondiali di congiuntivi?).
E con ogni probabilità sarà ancora lui a consigliare alcuni dei nomi dei nuovi direttori dei telegiornali, che dovrebbero essere rinnovati dopo le amministrative, e che con Verdelli dovranno confrontarsi sulla riforma delle testate giornalistiche e, soprattutto, dei talk-show: a parte "Ballarò" di Massimo Giannini (nel mirino sia per lo share ma soprattutto per essere troppo critico con il governo), rischia di chiudere anche "Virus" di Nicola Porro: ai nuovi vertici non è affatto piaciuta la scelta del conduttore di affidare editoriali al pregiudicato Luigi Bisignani. Qualcuno, però, teme che CDO e Verdelli invece di sperimentare puntino a un modello di informazione poco aggressivo. «Che sia glamour, alla moda, che misceli l'intrattenimento alle news, anche a dispetto della verità e delle inchieste sul campo», ha attaccato Carlo Freccero, prendendosela con l'intervista fatta da un tg a Sgarbi per commentare la morte di Umberto Eco [...]
Chi conta assai meno di quello che vuol far credere all'esterno, invece, è Monica Maggioni. Presidente della Rai grazie all'indicazione di Berlusconi e del centrodestra, i maligni sostengono che faccia di tutto per passare come renziana doc: in consiglio è sempre schiacciata sulle posizioni dell'amministratore delegato, anche se Campo Dall'Orto finora non sembra averla mai consultata per le nomine. Non solo lei, ma nessuno dei componenti del consiglio di amministrazione: CDO non solo decide senza consultarli, ma preferisce comunicare le sue scelte a cose fatte, perché teme che i consiglieri (anche quelli della maggioranza) possano passare ai giornali le informazioni. «Ci considera in pratica dei possibili delatori, e non ci dice nulla» commenta uno dei consiglieri. «Per sapere cosa succede ai piani alti dobbiamo muoverci come degli investigatori. È frustrante» [...]
Altre linee guida del palinsesto prossimo venturo dovrebbero essere "l'operazione giovani" (riconquistare, attraverso film, serie tv e prodotti ad hoc il pubblico giovane che non segue la Rai da lustri), la chiusura di programmi copiati dalla concorrenza («The Voice», ha detto Campo Dall'Orto, «è una brutta copia di X Factor») e l'attenzione maniacale ai social. Il nuovo corso, però, deve darsi una mossa: l'immobilismo (vero o obbligato) che ha caratterizzato i primi sei mesi non sarà tollerato ancora a lungo da Palazzo Chigi: il fatto che gli strali del pasdaran Michele Anzaldi contro la nuova dirigenza non siano stati smentiti in alcun modo dai renziani di stretta osservanza dimostra che il premier vuole un'accelerazione nella rottamazione Rai [...]
(...oddio, NOOOOOOOOOOOO! L'operazione "ggiovani" no!!! Cosa pensa di fare, Renzino, di far ritornare i ggiovani nel salotto di famiglia, a guardare una TV vecchia, truccata da ggiovane con qualche tweet, qualche sbracatura di linguaggio, e qualche trasmissione "fatta dai ggiovani per i ggiovani", che sono esattamente le trasmissioni che i giovani detestano maggiormente??? Che il Dio dei Giovani ci salvi! L'unico che era riuscito a riportare davanti alla TV i ggiovani è stato Angelo Guglielmi. Però le teste alla Guglielmi mica si trovano sulla bancarella di MTV...)
(Emiliano Fittipaldi - l'Espresso)
Forse per capire cosa ci possiamo aspettare dalla Nuova Rai Renzina, affidata con poteri crescenti a Dell'Orto (che vedrà crescere i suoi poteri quasi verso livelli da Amministratore Unico), può essere utile capire alcune cose. Ad iniziare dalla storia personale del "manico", Antonio Campo Dell'Orto. Vediamo come nasce (abstract da Wikipedia):
Antonio Campo Dall'Orto - Laureato in Economia nel 1988 presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, Antonio Campo Dall'Orto nel 1989 entra in IMS Europe a Madrid come responsabile Analisi Settoriali del Marketing Strategico [...]. Nel 1991 torna a studiare e lavorare in Italia, e dopo aver conseguito il "Master in Marketing e Comunicazione di Publitalia '80" a Milano entra in Mediaset come vicedirettore di Canale 5 e contemporaneamente diventa docente di Analisi Competitive e Marketing presso l'Accademia di Comunicazione di Milano.
(...beh... solo chi - come il sottoscritto - è stato a lungo docente in strutture di formazione come la IPSOA - poi Infor -, o la Ktema di Bologna, o la Soges di Torino, o la Confindustria Veneta, conosce a fondo il mondo delle varie "Accademie" che rilasciano Masters a profusione in "comunicazione"... Per valutare queste "Accademie" , così come si farebbe - è solo un esempio - per valutare l'equipe di oncologia di un ospedale, dovrebbe essere possibile andare sul sito, e leggere l'elenco dei docenti. Beh... provateci. Il primo che esplorando il "vasto mondo" di queste "Accademie" riesce a darmi dieci nomi di "docenti" che abbiano un curriculum da dirigente d'azienda di successo, vince un pelouche da Amministratore Delegato...) Ma andiamo avanti col nostro:
Il 1º settembre 1997 Campo Dall'Orto diventa direttore della nascente MTV Italia. Due anni dopo (nel 1999) assume anche la carica di amministratore delegato di MTV Networks Southern Europe, Middle East and Africa (l'attuale Viacom International Media Networks Southern Europe, Middle East and Africa) dirigendo MTV non solo in Italia, ma anche in Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia ed Africa. Intorno al 2000 assume anche la carica di amministratore delegato di MTV Italia e di presidente di MTV Pubblicità. Fin dagli esordi MTV Italia ha assunto un ruolo fondamentale per il panorama televisivo italiano, diventando ben presto il canale che rappresenta i giovani fatto dai giovani. Sotto la direzione di Campo Dall'Orto, MTV ha scoperto personaggi come Victoria Cabello, Camila Raznovich, Andrea Pezzi, Marco Maccarini, Enrico Silvestrin, Giorgia Surina e tanti altri che sono diventati volti noti delle reti generaliste negli anni successivi.
(in sintesi: il Nostro ha una grande esperienza di MTV. Credo che tutti l'abbiano vista almeno una volta, prima di cancellarla dall'elenco delle TV digitali che campano solo di trasmissione di clips canzonettistiche, e di poco altro. Insomma, noi che siamo "pretenziosi" - cioè "pretendiamo" - alla guida della "maggior industria culturale del paese ci saremmo aspettati qualcosa di più e di diverso che non un esperto cucinato in "monocultura" nella TV delle canzonette. Però Campo dell'Orto - diamogliene atto - ha creato Victoria Cabello e Giorgia Surina. Perchè non dargliene atto???)
L'esperienza con LA7 e Telecom Italia Media (2004-2007)
Nell'estate del 2004 Campo Dall'Orto viene nominato nuovo direttore di LA7, ma mantiene anche la carica di direttore di MTV). Sempre nel 2004 è anche direttore generale Television di Telecom Italia Media (padrona de La7). Nel 2006 assume anche la carica di amministratore delegato di Telecom Italia Media mettendo le basi del terzo polo. Grazie a una politica editoriale ben definita e portando sulla rete volti come Daria Bignardi, Piero Chiambretti, Giuliano Ferrara e Gad Lerner. Negli ultimi mesi del 2007 Campo Dall'Orto lascia LA7 per intraprendere una carriera internazionale in Viacom International Media Networks, dove mantiene anche la guida di MTV Italia (...già... come si farebbe a "non mantenere la guida" anche del canzonettificio di MTV, visto che MTV appartiene, insieme ad altre fucine di cultura come "Nickel" e "Bet", alla "galassia" Viacom???)
Controversie
Le polemiche sulla sua gestione di LA7 - Nel 2007 Campo Dall'Orto, prima di lasciare LA7, sospende il programma Decameron di Daniele Luttazzi, sostenendo che il comico abbia offeso Giuliano Ferrara in un monologo. Secondo il Tribunale di Roma, la chiusura è illegittima: nel 2012, LA7 viene condannata in primo grado a un maxi-risarcimento da 1,2 milioni per il comico.
Nell'agosto 2015 il senatore del PD Massimo Mucchetti ha criticato la nomina di Campo Dall'Orto a direttore generale Rai scrivendo: "A Renzi sarebbe bastato chiedere al suo amico Bernabè per sapere che il suo pupillo lasciò La7 che perdeva oltre 120 milioni di euro e aveva un'audience del 2-3%".
Le nomine governative (dal 2014)
Poi il "fatal incontro" con Renzi...
Nel 2014 Campo Dall'Orto è nominato dal governo Renzi membro del CdA delle Poste Italiane (non vi è chi non veda la stretta affinità di genere e di bagaglio manageriale necessario per gestire con la stessa competenza le canzonelle di Dolcenera e le Poste Italiane... Ma la Poste sono solo un caldo parcheggio. L'obiettivo finale sarà chiaro solo qualche tempo dopo. Il 6 agosto 2015 il Cda della Rai lo nomina Direttore Generale; succede a Luigi Gubitosi. Subito dopo parte il progetto di aumentare a dismisura i poteri del DG: una specie di Principe con diritti di vita e di morte... Il primo atto è quello di cambiare gli uomini nelle posizioni chiave. Una specie di "spoil system" adottato per far fuori tutti quelli che non piacciono all'Imperatore di Frignano sull'Arno. Sarà un caso, ma almeno metà dei nuovi poltronisti già nominati o in via di nomina, provengono da "esperienze" nella TV delle canzonette" diretta da Campo dell'Orto, e/o da esperienze in Mediaset, Fininvest, Pubblitalia. Con un criterio dominante: quello della professionalità, indipendenza, intelligenza, cultura delle persone immesse nelle posizioni apicali.
Mi piace, tanto per dare un'idea, fare un confronto fra tale Angelo Guglielmi (colui che ha "reinventato" la TV, ricevendo "in quota PCI" il contentino di Rete Tre (tanto non contava un cazzo... solo il 2% di share", e portarla come ridere al 10%, 5 volte La7 di Campo dell'Orto...), e tale Daria Bignardi, assurta a gloria imperitura prima per aver condotto ben due edizioni di una oscena trasmissione nota come "Il Grande Fratello", e poi, per dieci anni come conduttrice delle Invasioni Barbariche su La7. Trasmissione chiusa definitivamente quest'anno, per il continuo calo degli indici d'ascolto.
CHI E' ANGELO GUGLIELMI
Dopo aver ottenuto nel 1951 la laurea in lettere all'Università di Bologna insegna per qualche anno nelle scuole pubbliche, poi supera nel 1954 il concorso per entrare alla Rai. Dal 1976 al 1987 è stato capostruttura di Rai 1. Tra i programmi da lui ideati si ricorda "Bontà loro", storica trasmissione condotta da Maurizio Costanzo. Scrive per Paese Sera e per il Corriere della Sera, nonché su numerose riviste, e fonda il collettivo letterario neoavanguardista Gruppo 63 con Umberto Eco ed Edoardo Sanguineti. È stato, prima di divenire direttore della terza rete, a capo del Centro di Produzione Rai di Via Teulada. Scrive numerose pubblicazioni, alcune delle quali a quattro mani con Stefano Balassone, suo vice alla guida di Rai 3. Negli anni sessanta fu ideatore di una trilogia televisiva dedicata alle Vite di personaggi celebri:
Vita di Michelangelo (1964)
Vita di Dante (1965)
Vita di Cavour (1967)
Dal 1987 al 1994 ricopre la carica di direttore di Rai 3 e trasforma la cenerentola del servizio pubblico televisivo in una rete innovativa, cinica e coraggiosa: per la prima volta in Italia si parla di "tv verità". Sotto la sua direzione nascono programmi come Quelli che il calcio, La TV delle ragazze, Avanzi, Samarcanda, Blob, Telefono giallo, Mi manda Lubrano, Chi l'ha visto?, Ultimo minuto e Un giorno in pretura, e vengono lanciati personaggi come Michele Santoro, Serena Dandini, Fabio Fazio, Piero Chiambretti, Giuliano Ferrara; lo share della rete passa in pochi anni dal 2% ad oltre il 10%.
Svolge in tutti questi anni l'attività di critico letterario (soprattutto su l'Espresso) e diventa uno dei più temuti critici della nuova narrativa italiana. Dal 1995 al 2001 è presidente e amministratore delegato dell'Istituto Luce. Dal 2004 al 2009 venne chiamato da Sergio Cofferati nella giunta comunale di Bologna in qualità di assessore alla cultura.
CHI E' DARIA BIGNARDI
Nota anche come "Daria Birignardi", ha esordito in televisione insieme a Gad Lerner nel 1991 nella trasmissione Milano, Italia. Dopo alcuni anni trascorsi in Rai collaborando come giornalista, passa in Mediaset nel 1995 diventando conduttrice di programmi culturali e del talk show di prima serata, raggiungendo una grande popolarità nel 2000 conducendo le prime due edizioni del reality show Grande Fratello, grazie al quale vince un Telegatto. Dopo alcuni anni passa a La7, rete della quale è stata uno dei volti di punta per un decennio conducendo il fortunato talk show Le invasioni barbariche, che ha cessato l'attività . dicono gli addetti ai lavori - per i risultati in calo crescente degli ascolti. Nel 2004 ha abbandonato le reti Mediaset per passare a La7, rete con la quale inizia una collaborazione della durata decennale. Nell'autunno di quell'anno ha esordito con il talk show Le invasioni barbariche, con ottimi riscontri di critica e pubblico. Grazie a questa nuova trasmissione, andata in onda fino alla primavera del 2015, ottiene un secondo Telegatto (nel 2007), un Oscar Tv, il Premiolino, il Premio Ideona e l'Oscar del Riformista (...manca solo un Premio Nobel ad hoc, la Croce di Cavaliere, e una dirigenza RAi. Finalmente adesso almeno questa è arrivata).
Nella stagione televisiva 2008/2009 suscita interesse il suo momentaneo passaggio a Rai 2 con L'era glaciale, programma del tutto identico al talk show di La7. A causa di divergenze, l'esperienza dura tuttavia soltanto un anno.
Nell'ottobre 2013, su invito dell'Università di Bologna, insegna pratiche di storytelling tenendo un laboratorio in cinque incontri dedicato agli studenti del Dipartimento di Filologia Classica e di Italianistica e della Scuola di Lettere e Beni Culturali (...cazzo!... questa della "Docenza" e del "Laboratorio" in Storytelling" mi mancava! Chissà che non debba alla sua fondamentale docenza in storytelling la stima conquistatasi nel Giglio Magico!)
La nomina a direttore di Rai 3 - Nella primavera del 2015 ha condotto per l'ultima volta Le invasioni barbariche. Da dicembre 2015 ha curato la rubrica A Night at the Opera sul mensile Rolling Stone. Il 17 febbraio 2016 è stata nominata direttrice di rete di Rai 3 dal direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto.
(Una notizia assolutamente consolante. Da ora in poi, TUTTI, anche Panariello, possono sperare nella Direzione di una Rete Rai. O, se non ci fossero più posti, neanche in piedi, in un posto nel CdA delle Poste Italiane).
Tafanus
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