Qualche tempo fa ho scritto un articolo molto duro sul coro di elogi postumi a Gianroberto Casaleggio, arrivati SOLO dopo la sua morte.
Prima era sempre stato - anche per la maggioranza degli "elogiatori" attuali, l'estensore del ridicolo filmato "GAIA", col quale Casaleggio si produceva in catastrofiche previsioni sui disastri futuri, spingendosi non solo a descriverne accuratamente e con dovizia di particolari le caratteristiche, ma anche le date.
Poi è diventato per tutti un "visionario". Dove la parola "visionario" assumeva caratteristiche positive: non "matto da legare" o "furbacchione della politica", ma uomo dallo sguardo lungo, che aveva visto cose che noi umani non ci saremmo mai sognati neanche di immaginare.
Lungi da me la più piccola intenzione di assimilare Casaleggio a Pannella. Conosco perfettamente la diversa statura dei due. Ma - as usual - non sopporto i cori delle prefiche che saltano fuori ogni volta che muore qualcuno. E se volete un commento in sintonia col mio, ma molto più sintetico ed insospettabile, rileggete l'intemerata di Emma Bonino, persona non sospettabile di anti-pannellismo, sugli "ipocriti che ne hanno detto peste e corna da vivo, e che adesso che non può più nuocere si uniscono al coro dei laudatores ". Non erano queste le sue esatte parole, ma questo era il senso.
A Pannella riconosco pochi - ma grandissimi meriti - su alcune battaglie civili di capitale importanza: divorzio, aborto, eutanasia, finanziamento pubblico ai partiti, nucleare... Non è poco.. Su alcune di queste battaglie però ha avuto il torto di intestarsi tutto il merito, scordandosi di dire che senza l'appoggio di altri partiti alcune battaglie sarebbero state perse.
Sul divorzio ha dimenticato presto - troppo presto - che la legge introduttiva del divorzio portava le prime firme del liberale Baslini e del socialista Fortuna, e che questa legge - avendo contro la DC e la destra - non sarebbe MAI passata senza l'apporto dei voti dell'odiato PCI.
Ammirevole la battaglia di Pannella sul caso Tortora, molto meno sul caso Toni Negri.
Ammirevole la battaglia di Pannella per l'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, che è stata però una vittoria di Pirro. Il finanziamento ha cambiato nome e pelle, ed è diventato più pesante di prima.
Fine, o quasi, delle "cose positive" per le quali ho rispettato Pannella. Ma non sono mai andato oltre il rispetto, e non sono mai stato "radicale" alla Pannella (casomai alla Ernesto Rossi, alla Pannunzio, alla Valiani, alla Scalfari d'antan). Insomma, per capirci, mi sono sempre sentito più vicino al "Mondo" di Pannunzio che non alla "Radio Radicale" di Massimo Bordin...
A Pannella e al pannellismo non perdonerò MAI alcuni peccati capitali. Vogliamo farne un elenco non sistematico, andando a caso, in stile "amarcord"?
Non perdono a Pannella di aver fatto di Radio Radicale un medium di destra. Ai vari fili diretti, una delle figure più presenti era Francesco Storace. Conduttore fisso di fili diretti su temi economici era tale Benedetto Della Vedova, poi finito il AN e in Forza Italia. Indimenticabili anche le "rassegne-stampa" condotte da Laura Cesaretti: non solo per la scelta delle notizie da dare, ma anche per i suoi "colpetti di tosse recitanti" che accompagnavano le notizie di sinistra che si scontravano col suo ego di destra. Non per niente sarebbe finita - era il suo sbocco naturale - in Forza Italia e al "Geniale"...
Non perdono a Pannella di aver trattato la candidatura di Emma Bonino a Presidente della Repubblica come si tratta la pubblicità del Dixan. A botte di spot su TV generaliste di Mediaset, come se Pannella ignorasse che l'elenzione del Presidente della Repubblica non la decide la "casalinga di Voghera", ma una ristretta cerchia di un migliaio di politici. Pannella era impazzito? No. Semplicemente aveva barato. Il Presidente della Repubblica era - a prova di scemo - un finto bersaglio. Altrimenti non avrebbe buttato via otto miliardi del "vecchio conio" per una campagna non diretta al target dei "decisori", ma alle casalinghe.
Il bersaglio vero era quello di far crescere politicamente il partitino. Obiettivo apparentemente raggiunto, perchè il PR raggiunse il suo massimo storico (mai in doppia cifra), rapidamente deterioratosi con la fine della campagna e con la sparizione dagli schermi radar del bersaglio finto. Bilancio finale? Quattro parlamentari ottenuti, e dissesto finanziario del partito, costretto a rimediare parzialmente vendendo le preziose frequenze di Radio Radicale Due per tappare le voragini.
A Pannella potrei al limite perdonare Toni Negri, ma MAI Cicciolina. Nel caso Toni Negri c'era - magari sbagliata - una matrice ideologica. Nel caso Cicciolina non c'era un bel niente oltre il far clamore e guadagnarsi qualche titolo sugli odiati giornali.
A Marco Pannella vanno le mie lodi sincere per aver usato il dimenticato strumento del referendum abrogativo su temi importanti. E' andato - e non ho cambiato idea con la sua morte - un forte dissenso per aver aver ammazzato quel prezioso sturmento di democrazia diretta, quando ha presentato quesiti a botte di 23 alla volta, di cui 16 uccisi (giustamente) in culla dalla Corte Costituzionale. L'ultimo referendum che ha raggiunto il quorum risaliva all'11 giugno 1995. Il referendum è stato ucciso da Pannella, per "overdose", due anni dopo.
Dal 1995 abbiamo dovuto aspettare ben 16 anni (fino al 2011) perchè un altro referendum raggiungesse il quorum. E' accaduto su temi più comprensibili e importanti che non la regolazione dei rapporti fra cacciatori e proprietari dei poderi. Due referenda sul tema dell'acqua pubblica, uno sull'abrogazione del "legittimo impedimento" per il Presidente del Consiglio pro-tempore, uno sul nucleare. Si è raggiunto il quorum su questi quattro referenda, NESSUNO promosso dai radicali, ma due dal comitato per l'acqua pubblica, e due dall'Italia dei Valori. Diciamocelo senza metterci i paraocchi. Senza la "botta di culo" della catastrofe di Fukushima, non si sarebbe raggiunto il quorum neanche nel 2011.
Pannella e i radicali sono stati considerati da molti "sinistra". In Pannella di "sinistra c'era poco. Troppo giocare a "culo e camicia" coi maestri dell'anti-sindacalismo, arrivando fino a fare la lotta per vietare il tacito rinnovo, salvo disdetta, dell'iscrizione ai sindacati. Troppo "culo e camicia" con personaggi alla Cazzola, e con "giuslavoristi" alla Pietro Ichino, che hanno portato a livelli insopportabili la pratica del precariato istituzionalizzato. Se qualcuno vuole approfondire, legga questa perla di domanda (senza risposta) fatta da Massimo Franchi a Pietro Ichino. Nota Bene: Massimo Franchi non è mai stato inquadrabile fra i "comunisti trinariciuti" (vedi fonte)
Pannella è stato tanto di sinistra che in diverse occasioni ha tentato l'alleanza con la "Casa delle Libertà". Ecco cosa scriveva Pino Corrias nel 2013:
"... L’idea lisergica di Marco Pannella di coinvolgere B, pregiudicato, plurinquisito e a rischio latitanza, nei suoi sconclusionati referendum “per una Giustizia giusta”, ha un tasso talmente alto di inverosimiglianza da risultare più vero del vero. Equivalente, per dirne l’allegro paradosso, a convocare la buonanima di Alphonse Capone per una campagna contro l’uso dell’alcol, l’abuso della frode fiscale e il riuso delle escort baresi.
Stimolati da chissà quali sostanze – intellettuali, chimiche e in un caso anche chirurgiche – i due compari si sono dati una voce, dopo anni passati a ignorarsi. Uno impegnato a digiunare ingrassando. L’altro a infilare soldi nelle scatole estere di David Mills.
In grado di fiutare un buono pasto politico a miglia di distanza, Pannella ora esulta: “Adesso che Silvio ha appoggiato pubblicamente i nostri referendum, ho in mente per lui un luminoso futuro”. La qual cosa, onestamene, assomiglia a una minaccia. Che infatti prosegue così: “Presentarsi a Rebibbia, andare in carcere e incassare il 25 per cento dei voti. Oppure rendersi latitante come Toni Negri”. Aspettiamo con impazienza la mossa di B. Vedi mai che, stordito dalla Cassazione, ci caschi..."
Il tema di Pannella alleato del pregiudicato di Arcore è poi ritornato - vado a memoria, nel 2005, nel 2006, e forse in qualche altro anno che non ricordo. Pannella di sinistra??? Per piacere...
Del pannellismo non mi sono MAI piaciuti (non mi piacciono da qualsiasi parte arrivino) i digiuni più o meno seri. Ho sempre giudicato il digiuno una forma di protesta che rassomiglia alla "violenza dei deboli". E' un ricorrere alla pancia della gente, più che al cervello. Non mi sono mai piaciuti i digiuni seri, figuriamoci quelli fatti col paracadute di tot cappuccini e tot brioches... Come ho sempre trovato assolutamente risibili i cosiddetti "digiuni a staffetta": gente che telefonava a Radio Radicale per annunciare un periodo di digiuno, e Pannella "sommava i numeri dei digiunatori", a prescindere dalla durata del digiuno stesso, aggiornando ogni giorno i numeri altissimi di digiunatori, senza riguardo per la veridicità e la durata di questi "digiuni".
Una volta ho telefonato anch'io alla diligente Laura Cesaretti che annotava tutti gli annunci di digiuno. Io ho annunciato il mio. Avrei digiunato per quattro ore: da dopo la prima colazione fino ad ora di pranzo. Pensava di non aver capito bene. Ho ribadito e riconfermato i termini del mio digiuno. Credo che mi abbia silenziosamente mandato a cagare (della qual cosa le sarei stato grato).
Non ho apprezzato il Pannella che faceva finta di idratarsi bevendo il suo "piscio", non autenticato da nessun laboratorio di analisi, e solo in favore di telecamera. C'è sempre stato, in Pannella, un sovrappiù di spettacolarizzazione della politica, che mi ha spinto a sottovalutare - forse talvolta a torto - anche qualche battaglia seria (ma quasi mai condotta con serietà).
Voglio chiudere riproducendo alcuni stralci di un articolo di Eugenio Scalfari, che del Partito Radicale (quello serio) è stato fra i padri fondatori. Un articolo che fa capire quale fosse la distanza, in anni luce, fra il partito di Scalfari, Pannunzio, Valiani, ma anche di Adele Faccio, di Emma Bonino commissario UE, e il mondo delle Cesaretti, dei Bordin, dei Cicciobello, degli scioperi della fame a singhiozzo o a staffetta, degli inutili "walk-around" di una decina di persone coi cartelli da uomini-sandwich. Ecco cosa scrisse Scalfari a Pannella post mortem. Pane al pane, vino al vino.
Tafanus
Addio caro Marco noi, i primi radicali sempre insieme per le battaglie civili (di Eugenio Scalfari)
Il fatto saliente che ci ha accomunato è stato il Partito Radicale. In Italia, come in Francia e in Spagna, i radicali ci sono sempre stati. Erano un partito di sinistra con matrice liberale. Negli altri Paesi di ceppo inglese e tedesco la parola "radical" equivaleva e tuttora equivale al comunismo. In Italia tuttavia la radice liberale ha molti significati e molte parole che li definiscono: liberale, libertario, Noi di matrice crociana ed anche gobettiana eravamo liberali di sinistra; di fatto discendevamo dal Partito d'Azione e dallo slogan partigiano di Giustizia e Libertà. Marco era soprattutto libertario, cioè la libertà come valore unico da praticare in tutti i modi. Per fornire un esempio, una donna come Ilona Staller noi non l'avremmo mai collocata al vertice del partito, e non ne avremmo appoggiato il suo ingresso alla Camera dei Deputati.
I nostri antenati erano storicamente Cavallotti e i garibaldini della "Legione Lombarda": i Cairoli, i Dandolo, i Manara. Forse anche a Marco piacevano, ma non in modo particolare. Lui piaceva soprattutto a se stesso, convinto com'era che il vero radicalismo cominciasse da lui e dai suoi compagni.
Liberali lo eravamo tutti, Marco soprattutto nel suo modo di vita, noi in parte allo stesso modo ma in maggior parte col pensiero. Per noi il libertinaggio intellettuale era quello di Voltaire, di Diderot, di Mirabeau, di Condorcet e poi di Roosevelt e di Churchill. Dunque la nostra pasta umana era molto diversa dalla sua.
Accadde poi che nel 1956 noi, "Amici del Mondo" fondammo il Partito Radicale: Pannella e un gruppo di suoi amici che militavano nell'associazione goliardica di sentimenti laici chiamati Ugi (Unione Goliardica Italiana) entrarono nel nostro partito nel '58, ma furono sempre un gruppo in qualche modo estraneo. Nelle riunioni di partito alle quali partecipavano presentavano, fin dall'inizio, mozioni di procedura preliminare ostacolando a dir poco per un'ora l'inizio della discussione politica alla quale partecipavano poco e poi abbandonavano la riunione manifestando esplicitamente un'assoluta indifferenza verso i temi da noi esaminati. Salvo – come ho già detto prima – quando si trattava di nuovi diritti da conquistare: allora eravamo tutti uniti e combattevamo con passione il difficile tema cercando di diffonderlo il più possibile nella pubblica opinione e poi con altri mezzi costituzionali: progetti di legge di iniziativa popolare, dimostrazioni di piazza in tutta Italia, iniziative referendarie.
Eravamo pochi di numero ma ci moltiplicavamo lavorando in tutte le ore del giorno e della notte.
Avvenne poi che nel 1962 il nostro Partito Radicale si spaccò sul tema dell'apertura a sinistra. Alcuni di noi volevano i socialisti al governo con la Dc e i Repubblicani; altri accettavano solo un appoggio esterno dei socialisti. La soluzione fu che tutti i radicali decisero di dimettersi dal partito e così cessò di esistere. Ma Pannella e i suoi quattro amici no, restarono e rifondarono il partito. Mantenendogli il nome ma cambiandone radicalmente il contenuto fino ad oggi, guidati da Marco, da Emma Bonino e da qualche altro di cui purtroppo non ricordo il nome.
Da allora non ci incontrammo più, salvo nelle occasioni del divorzio e dell'aborto, anche perché Marco voleva essere in Parlamento con qualcuno dei suoi, e per ottenere questo risultato ne fece di tutti i colori: scioperi della fame, poi della sete, alleanze politiche ed elettorali con personaggi centristi e cattolici, un paio di volte addirittura con Berlusconi. Naturalmente non ne condivideva le idee, e proprio per questo un'alleanza elettorale faceva ancor più chiasso perché ciascuno sosteneva tesi diverse dall'altro, ma tuttavia si presentavano insieme davanti ai cittadini.
Qualcuno oggi lo paragona a Grillo. Qualche somiglianza c'è ma le distanze sono molte. Sono due attori, Grillo professionista, Pannella dilettante. Grillo ha politicamente lo scopo di abbattere tutte le istituzioni esistenti, quello che verrà dopo si vedrà. Pannella voleva invece cambiarle, ma non distruggerle e spingere ed allargare il più possibile il tema dei diritti per ottenere i quali avrebbe preso qualunque iniziativa. Diritti soprattutto sociali. Per questo è andato a trovare perfino il Papa. Chi lo conosce sa che Marco non si è mai posto il problema dell'aldilà. Lui credeva soltanto nella vita. Amava i viventi e desiderava che tutti l'amassero. Non ha mai avuto il problema del potere ma quello della notorietà, quello sì.
Quando faceva lo sciopero della fame, che dopo qualche giorno diventava anche quello della sete, l'ha fatto quasi sempre sul serio. Gli costruivano una tenda all'interno della quale riposava con un medico sempre accanto e gli amici che si avvicendavano per venirlo a trovare. L'obiettivo che lui aveva per fermarsi dallo sciopero era di ottenere il successo sulla tesi che in quel modo stava sostenendo [...]
Che sia stato un grande attore l'ha ancora una volta dimostrato, perché alla vigilia della morte, stavolta inevitabile, ha trasformato la sua casa in una sorta di locale di festa tra amici, con lui protagonista. Non ci sono morti, l'ho già detto, ma momenti in cui il grande attore regala a se stesso e ai suoi amici il divertimento nei limiti in cui ancora può. Ha vissuto col gusto di vivere ed ha voluto che anche gli altri facessero lo stesso da questo punto di vista non ha mai considerato che cosa sarebbe accaduto o non accaduto dopo. Alla fine arriva sorella Morte e tutto è finito. Ora c'è chi lo paragona a Grillo. Qualche somiglianza c'è, si tratta di due attori. Ma Marco voleva costruire...
Eugenio Scalfari
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