Nemmeno il più geniale sceneggiatore (forse solo uno Zavattini resuscitato ) poteva inventarsi una storia come quella di Bitonto. Durissima eppure veridica rappresentazione di come va il mondo.
C'è un corteo storico in costume; passano i cavalli che come tutti gli erbivori fanno molta cacca; nessun bitontino è disposto a raccoglierla; gli organizzatori si rivolgono ad un'associazione che si occupa (pare bene) dei profughi africani. Il risultato è: uomini bianchi a cavallo, e alle loro spalle uomini neri che spalano la merda in cambio di pochi euro.
Detto dell'impressione, molto forte e non gradevole, prodotta da quelle immagini, è però importante aggiungere che la divisione dei ruoli, tra "noi" e "loro", è qui indicata con fantastica precisione. Noi non ne vogliamo più sapere, di spalare la merda. O perché non ne siamo più capaci, o perché lo riteniamo indegno del nostro status sociale. In nostra vece provvedono, spesso con una generosità e una dignità che noi abbiamo smarrito da generazioni, gli immigrati. Che lavano i nostri vecchi, asfaltano le nostre strade, mungono le nostre vacche, puliscono i nostri cessi.
Senza di loro saremmo nella merda: e non è una metafora. Dubbio finale: quando saranno i neri ad andare a cavallo,
che se ne faranno di noi altri, se non siamo neanche capaci di spalare la merda? Meglio allenarsi con scopa e paletta: è un master anche quello.
(Fonte: Michele Serra - Repubblica del 29/05/2016)
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