The «floating biers»: e il terzo giorno, Cristo resuscitò sull’isola di San Paolo. Corona di spine, tunica e chupa chupa che tira fuori dalle mutande, un mitomane si è vestito da Gesù: «Un omaggio». La gente passa e gli dice: «Battezzami». Lui assolve dal peccato originale i vari «peccatori» e tira i lecca lecca: «Sono le mie particole». Il blasfemo si chiama Marco Belingheri: sta camminando sulle acque a piedi nudi con i suoi discepoli, i ragazzi della sua band, gli Articiok di Piamborno. Un momento di riflessione alle 2.43 del mattino: «Non so se questa sia arte, ma Christo ha avuto un’idea geniale».
Sulzano, lunedì notte, la scena: bottiglie di birra, gente ubriaca e rutto libero. I profanatori della passerella dell’impacchettatore hanno l’alito in grado di uccidere i cigni: l’afterhour è sul tessuto giallo dalia stropicciato. Ciabatte e maglietta, a un certo punto arrivano i bulgari: Drago, Rado, Zanco e la signora Rossatsa, vestito rosso fuoco e occhiolino al fotografo: «Noi cugini di Chrisko». Chrisko con la k, in patria lo chiamano così: «Nostro paesano è grande personaggio, fa architetto. Passerella troppo bella» dice uno dei quattro prima di digerire la birra.
Tre ore di coda alla stazione di Brescia, e tre sul lago
(Christo! Non avrai il mio scalpo!)
Questa allucinante massa umana fa avanti e indietro dall’isola di San Paolo senza preoccuparsi delle occhiaie: qui c’è gente ancora in giro alle tre del mattino, e il giorno dopo attacca il turno alle sei. Rasta e pantaloni abbassati sotto al sedere, una sigaretta (vietatissima dai dieci comandamenti dell’artista) buttata nel lago, Rayan, Cristian e Alessandro hanno pronto il programma: «Birretta a Montisola e poi torniamo a Costa Volpino». Com’è camminare sull’acqua? «Galleggiante». Avete fatto la coda per calpestare il miracolo? «No, l’abbiamo saltata: siamo passati in parte».
Ogni tanto, spunta un barlume di civiltà: donne con passeggino e figli stanchi e urlanti, gente che parla di come fa a stare in piedi la passerella, pettegoli che dicono «Arriva Brad Pitt». E la coppia del guinness, i Christo e Jeanne-Claude di Cazzago San Martino, i coniugi con il giubbino degli alpini: il signor Lino Piccinelli e sua moglie Maria Teresa. «Siamo stati qui sabato, domenica e oggi due volte. Torneremo domani: è una cosa che non si ripeterà più». Nessun mal di mare, assicurano: «Ti lascia dentro un non so: scriva che è angelico, anche se la notte è un po’ sporco». Giulio e Armando hanno il bastone per i selfie: «Interessante questa passerella: beviamo una birretta e via, ripartiamo per Brescia. Giovedì veniamo con altri amici».
Raus, stop, altolà: «Non si corre!». Gli steward della sicurezza castigano con garbo gli impudenti: ci sono bottiglie di birra e bicchieri di plastica buttati sui bordi, a Montisola. «Purtroppo qualche cafone capita, si figuri che oggi pomeriggio qualcuno ha pure fatto yoga all’isola di San Paolo. L’altro giorno abbiamo portato via noi lo sporco (alle tre di notte, i netturbini hanno già buttato tutto sui camioncini, ndr)». Luca, Marco, Andrea e gli altri soci, 18 anni il più vecchio, l’unico con la patente, tutti della Val Seriana, si sono appena tolti le scarpe come vuole Christo: com’è a piedi nudi sull’acqua? «Molleggiato». Hanno la maturità tra qualche ora, un ripasso di storia dell’arte: «Christo è un grande pittore». I vespisti hanno il casco in mano e vengono da Bergamo: «Un’ora e mezza di coda dopo due aperitivi, ma l’atmosfera è bellissima. Ci vorrebbe più organizzazione con l’igiene».
Cacciate i mercanti dal tempio: a Montisola c’è puzza di fritto misto. Nadia Mazzucchelli del ristorante Ai tre archi, all’una sta passando la ramazza con le sue girls, tutte donne: «Lavoriamo dalle 8 di mattina in poi, niente servizio ai tavoli e meglio il take away: è come se fosse Ferragosto tutti i giorni». All’isola dei sapori, Linda conta i fusti di birra: «Oggi 18». Passa un autoctono in tuta dell’Adidas e ciabatte: «Qui siamo tutti contenti: all’inizio qualcuno borbottava, ma questo è un miracolo» dice Elio Mazzucchelli. La notizia arriva troppo tardi: «Domenica c’era Jude Law: si è tolto la maglietta sul ponte» fa sapere una steward. Avete fatto una foto? «No: c’era una mia collega». Peccato mortale.
...Grazie, NO! Una famigliola, intervistata ieri in TV, ha detto di aver trovato parcheggio a 5 kms dalla coda per la "salita sulle acque". Costo del parcheggio: 20 euro. Poi un'ora e mezza a piedi. Poi tre ore di fila davanti alla Grande Opera. De gustibus... Ma la cosa più allucinante è che alcuni "autoctoni", in perfetta buona fede, pensano che "L'Evento" darà impulso, anche dopo la sua chiusura, all'economia dell'area.
E' come se i baristi di Piazza Duomo a Milano pensassero che le folle che di domenica invadono la piazza siano "l'onda lunga" dell'impacchettamento della statua di Vittorio Emanuele - sempre imperdibile opera di Christo - del 1970. Arrivano per fare "suing and giuing" per la piazza e per la Galleria??? Macchè! Arrivano per mostrare ai nipotini la statua di Vittorio Emanuele, e spiegar loro che in una settimana felice del 1970 quella statua era stata impacchettata da un Grande Artista, e quindi è diventata PER L'ETERNITA' opera da venerare, come il Davide di Michelangelo...
Perchè togliere a costoro l'idea che anche dopo la rimozione dell'orrendo gommone, Iseo rifiorirà a nuova vita, nei secoli dei secoli? Personalmente, credo che dopo questi eventi, nella migliore delle ipotesi non resta NIENTE, nella peggiore delle ipotesi restano "i cocci". Il gommone andrà via, le tonnellate di plastica andranno non si sa dove e a spese di chi, e ai paesi rivieraschi resterà, e non è poco, il piacere di ritrovare il LORO lago, con la sua tranquillità, con Montisola che si specchia nell'acqua e non in un gommone, e con sua ritrovata, noiosa, rilassante normalità.
Tafanus
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