L'Unione Europea ha innescato la miccia che porta al meccanismo di autodistruzione. Altro che "Stati Uniti d'Europa"! Purtroppo il processo di disgregazione che è iniziato - in maniera visibile, col Brexit, era già insito - fin dal 1973 - nella politica delle eccezioni arbitrarie alle regole; nella fretta - in tempi di guerra fredda - di interporre fra l'Europa Occidentale e l'ex URSS un cuscinetto di paesi ex satelliti dell'URSS; nella errata convinzione (di cui è stato vittima anche Prodi) che "grande è bello", per cui si sono frettolosamente aggregati al carro anche paesi che non avevano i requisiti politici, economici e culturali in senso lato per mettersi "tutti insieme, spensieratamente".
Della bomba a tempo sono entrati a far parte:
- Una moneta unica senza l'armonizzazione preventiva delle politiche fiscali e di bilancio;
- Un debito pubblico non "europeo", senza il cuscinetto degli euro-bonds, e con la Germania di fatto Giudice Unico, dispensatore di pagelle, di rating e di spread;
- Il Trattato di Maastricht, che non poteva certamente andar bene allo stesso modo per paesi a bassissimo debito, e per paesi (Grecia, Italia, Belgio) con un debito abnorme;
- Il Trattato di Shengen, che non era obbligatorio per tutti, ma era un "optional". Oggi, col problema delle migrazioni, ognuno lo interpreta a modo suo, costruendo muri e piantando rotoli di filo spinato. Gli unici a non poter materialmente alzare muri sono i paesi come l'Italia, la Grecia, la Spagna, il Portogallo. In mare non si possono erigere muri;
- La follia - peraltro accettata da tutte le forze politiche anche in Italia, del Trattato di Dublino, per cui dovrebbero essere solo i paesi di primo ingresso nell'area EU a farsi carico di prima accoglienza, identificazione, concessione o meno dello status di rifugiato politico, espulsione, "respingimento"... Verso dove, se non riusciamo ad identificarne gran parte? Rimpatriarli come? Li mettiamo tutti su degli aerei cargo, paracadute in spalla, e li lanciamo sul Sahara?
- La "Sindrome di Weimar", che ormai affligge sempre, solo e ancora la Germania, e che obbliga, anche dopo un distruttivo periodo di recessione, a mantenere in vita assurdi vincoli di bilancio (vedi Maastricht), che obbligano a politiche economiche pro-cicliche anziché anti-cicliche. Più rallenta o diminuisce il PIL, più aumenta il rapporto deficit/PIL, e più si è obbligati a ridurre ancora la spesa pubblica, a ridurre i costi della sanità, del pubblico impiego, delle pensioni, degli investimenti infrastrutturali... Il rapporto deficit/PIL è salvo, ma è salva anche la certezza che i periodi di recessione saranno sempre più frequenti, sempre più lunghi, sempre più profondi, a fronte di un potere di spesa che si riduce "in accelerazione ;
- In Europa ci sono figli e figliastri: la Grecia (e in parte anche l'Italia e il Belgio) sono stati ammessi all'euro pur non avendone i requisiti. Poi ai figliastri si IMPONE di rispettare le regole - altrimenti arriva la troika, che li riduce in miseria. Ai figli prediletti (paesi mitteleuropei, Francia) si concede di tutto. Ai Padroni delle Ferriere (Germania) si concede da sempre di violare le regole che prevedono dei limiti al surplus commerciale.
Finita qui? No, la bombetta contiene ancora un meccanismo che vieta moltissime decisioni. Per alcune variazioni legislative è sufficiente il veto di un paesetto-membro per bloccare tutto. E' ovvio che sempre più spesso piccoli e grandi paesi ricattino tutta l'Unione minacciando di porre il veto ad una normativa d'interesse generale, se non si concede loro qualche mancetta o qualche manciona legislativa.
Nasce anche da questi poteri ricattatori il fenomeno osceno degli "opt-out". Cosa sono? Secondo "wikipedia" (che si abbevera alle fonti ufficiali ed addomesticate di Bruxelles), [...] "il termine inglese opt-out può essere tradotto come rinuncia, e nel contesto dell'Unione Europea indica appunto la rinuncia d'un certo paese ad adottare una certa regola decisa dall'unione stessa. In generale, il diritto dell'Unione europea è valido in tutti i 28 paesi membri dell'UE. In alcuni casi però gli stati membri hanno negoziato alcuni "opt-out" dalla legislazione o dai trattati dell'Unione europea, ovvero "rinunciano" a partecipare alle strutture comuni in un determinato campo [...]
Suona bene, non è vero, il termine "rinuncia"... Suggerisce uno stato che "rinuncia" ad un proprio diritto per il bene della collettività. Andiamo! l'opt-out non è una rinuncia! E', molto più banalmente, iun"rifiuto" di alcuni paesi ad accettare una regola nata per essere valida erga-omnes, ma che a qualcuno non piace, e quindi chiede - e purtroppo con decisione arbitraria a volte ottiene - di esserne "esentato".
Attualmente esistono cinque stati con opt-out in alcune materie dell'Unione europea:
- Regno Unito: 4 opt-out
- Danimarca: 3 opt-out
- Irlanda: 2 opt-out
- Polonia: 1 opt-out
- Svezia: 1 opt-out
Cinque stati hanno chiesto ed ottenuto questi privilegi (pardon... "rinunce"...) Altri hanno chiesto e non ottenuto; altri ancora non hanno mai chiesto. Sulla base di quale principio giuridico e/o etico questo avvenga, forse lo sa solo la Madonna. Ma non ne sono certo. E se lo sa, ce lo dica... Io so che questo istituto autorizza CHIUNQUE a chiedere eccezioni (pardon: opt-out) alle regole. Per ora possiamo solo dire che in Europa le regole sono uguali per tutti, ma che per alcuni sono "più uguali" che per altri. E che l'aver concesso opt-out ad alcuni, obbliga in prospettiva chiunque a chiedere ed ottenere "esenzioni" (pardon... "rinunce").
Si può salvare un pastrocchio così??? Difficile. Ci vorrebbe il coraggio di riscrivere tutto, di vietare eccezioni, di darsi un tempo ragionevole di adeguamento, e poi chi ci sta ci sta, e chi non ci sta è fuori, senza se e senza ma. Costoso, ma la disgregazione di TUTTA l'UE è molto più dannosa che l'uscita di alcuni paesi problematici.
Norme chiare, decisioni a maggioranza qualificata "per quote condominiali" (rapportate alla popolazione e al PIL), niente eccezioni ed opt-out, cancellazione dell'inutile Strasburgo (che costringe ad un idiotissimo e costosissimo pendolarismo fra Bruxelle e Strasburgo), regole fondamentali riviste con un minimo di intelligenza, e non figlie della Sindrome di Weimar della Signora Merkel, cancellazione del patto di Dublino, controllo e costi delle "frontiere della UE" a carico di tutti, suddivisione pro quota fra tutti i paesi della UE dei migranti "aventi diritto" e di quelli che non si possono affondare con un siluro o paracadutare sul Sahara, passaggio a politiche di bilancio anti-cicliche, profonda revisione del fiscal compact e degli idiotissimi parametri di Maastricht, reale apertura delle frontiere rendendo il patto di Shenghen OBBLIGATORIO e vincolante per TUTTI.
Sono cose difficili? No: sono difficilissime. Ma o si fa così, o l'Unione Europea franerà prima della fine di questo decennio
Tafanus
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