Un accurato riconteggio del valore degli album di francobolli custoditi nelle case degli italiani ha permesso all'Istat di rivalutare dello 0,01 per cento il Pil nazionale. Un ulteriore 0,01 per cento potrebbe provenire dai corredi di nozze dimenticati nei bauli, spesso ricchi di ricami e merletti, copriletto di ciniglia gialla, federe con le iniziali dei nonni: un inestimabile patrimonio sentimentale al quale - spiega l'Istat - è ora di attribuire anche il dovuto valore economico. Questo permetterà all'Italia, nel corso dei prossimi centotrent'anni, di rientrare lentamente nei parametri previsti dalle autorità economiche europee. Centesimo su centesimo, goccia di sudore dopo goccia di sudore.
Nel frattempo - Ogni venti minuti la finanza internazionale guadagna settemila fantastiliardi digitando sugli smartphone, spesso con un dito solo, così non devono neanche appoggiare il sigaro. E un quindicenne di Silicon Valley, anche se non abita affatto a Silicon Valley, vendendo una app per la chat senza slip sullo smart, guadagna più di Alessandro Magno con il saccheggio della Persia. Il suo business crea zero posti di lavoro. Anzi no, uno, ma solo in prospettiva: quello del suo psicanalista.
I rimedi - Chiedere l'elemosina alla finanza internazionale: sarebbe questa la via più diretta attraverso la quale i governi europei potrebbero provare a ripianare i loro debiti. In via sperimentale, in tutti i negozi al dettaglio della City di Londra (pub, tabaccherie, fioristi, mercerie, cartolerie) sono stati messi, accanto alla cassa, grossi salvadanai per raccogliere le monete del resto in favore degli Stati europei. Per impietosire i clienti, portano impresse le fotografie dei primi ministri di tutti i paesi membri dell'Unione. Un'altra possibilità è ritoccare il rapporto tra Pil e debito pubblico cancellando la cifra reale e ritoccandola con una grossa matita copiativa: Renzi si sta allenando a Palazzo Chigi ma, per carattere, è troppo frettoloso e i ritocchi a mano sui suoi fogli sono troppo visibili.
La terza via - C'è poi la famosa "terza via", molto praticata dalla sinistra più dinamica: consiste nel fare finta che tutto vada benissimo, fischiettando con aria disinvolta anche quando i cortei di disoccupati danno fuoco al ministero dove ci si è rinserrati. Scendendo di corsa per le scale di sicurezza si scopre che sono invase da profughi che dormono: l'importante è continuare a fischiettare anche mentre li si scavalca.
Gli esperti - Può funzionare un mondo nel quale l'uno per cento della popolazione possiede, solo in accessori per il cane e il gatto, quanto il restante novantanove per cento dell'umanità? Ed è legittimo che il cane e il gatto siano chiamati a fare parte del Consiglio d'Amministrazione della holding di famiglia, indossando un collare regimental? La risposta dei centri studi è stata positiva fino al febbraio del 2015: «Può funzionare con qualche ritocco, un paio di riforme e molto culo». A partire dal febbraio del 2015, in concomitanza con il mancato pagamento delle loro parcelle, la risposta degli centri studi è diventata «No, non può assolutamente funzionare».
I populismi - I leader populisti si rafforzano in tutti i continenti, compresa l'Artide dove l'esquimese Ikuk, addestratore di cani da slitta, si batte contro la casta delle motoslitte, rappresentata dall'unico concessionario presente sul territorio, suo cugino Akik. Di prossima convocazione, in un motel sulla circonvallazione di una città che sarà estratta a sorte tra le più brutte d'Europa, la prima Internazionale populista: decine e decine di delegazioni raccolte dallo slogan "Basta con gli stranieri". Si temono gravi disordini tra i convenuti già durante le presentazioni. La proposta principale di quasi tutti i leader populisti è l'impiccagione dei governanti come indispensabile segno di cambiamento. Ma è molto importante valutare con la massima precisione quanta corda di canapa serve, senza che ne avanzi nemmeno un metro: il rischio è che, se ne avanza, i prossimi a essere impiccati siano i leader populisti nel frattempo saliti al governo.
(di Michele Serra - l'Espresso)
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