L'Unità della Resurrezione: 30 Giugno 2015
PREMESSA - L'Unità, fallita poco dopo l'alba del renzismo, era miracolosamente riapparsa in edicola il 30 Giugno del 2015, coi soldi dei costruttori Fratelli Pessina (acque minerali, linea "Norda" e altro). Masturbazione pubblica di Renzi: "l'Unità torna in edicola: un impegno mantenuto". Ma passano appena 18 mesi, e l'Unità è di nuovo in fallimento. Un nuovo fallimento, che il mondo osserva con stupore.
Il mondo. Noi no, perchè ne avevamo previsto la ri-fine ingloriosa per un futuro molto prossimo. Perchè?
- -1) Perchè i volantini puibblicitari della Expert o della Esselunga non li tolleriamo gratis nella cassetta delle lettere, figuriamoci se siamo disposti a pagare per averli.
- -2) Perchè nessun sano di mente sarebbe disposto a pagare per vedere un articolo al giorno di @frondolino contro Il Fatto (rubrica fissa tenuta dall'ex ghost-writer di D'Alema), o le incomprensibili vignette di Sergio Staino passato con nonchalance dai bolscevichi duri e puri di "Cuore" all'Unirenzità, o le idiotissime "scintille" ironiche nelle intenzioni, penose nei risultati.
- -3) Perchè ci siamo insospettiti vedendo che per la prima volta in decenni l'Unirenzità non comunicava più i dati di diffusione certificati dall'ADS. Cosa molto sospetta...
- -4) Perchè, incuriositi, ed avendo ancora stretti legami col mondo della comunicazione, abbiamo impiegato mezz'ora a stabilire che le stime correnti di vendita dell'Unirenzità erano di 5.000 copie al giorno con trend in discesa, contro una dichiarazione iniziale dello stesso giornale che fissava in almeno 20.000 copie al giorno il livello necessario al raggiungimento del "break-even point". Insomma... siamo tornati al glorioso ciclostile dei movimenti studenteschi, quanto a tiratura...
- -5) Infine, perchè lo stesso Renzi era incazzatissimo per il risultato della "campagna abbonamenti": aveva praticamente ordinato che ognuna delle superstiti 7.000 sezioni del PD (spesso dotate di ragnatele sulla porta d'ingresso) sottoscrivesse un abbonamento. Ci sarebbe stato uno zoccolo duro di 7.000 copie, e quindi raggiungere le 20.000 fra edicola e abbonamenti privati doveva essere uno scherzo. Invece... Totale: 5.000 copie in discesa, e premessa sufficiente per un nuovo, certo, rapido fallimento.
Chi volesse controllare che non stiamo lustrandoci la tastiera col senno di poi, può aprire QUESTO POST del Tafanus, del marzo 2016, ed accertarsi che parlavamo col "senno di prima".
Ma questo è il passato. Il presente è che Sergio Staino, condirettore insieme al vero Direttore Andrea Romano (ma Staino si definisce "Direttore"), tanto autorevole e considerato dal suo adorato Renzi da non essere neanche invitato alla Leopolda, e da non trovare il tempo in quasi un mese né di fissargli il richiesto incontro, né di rispondere alla email che gli manda. Finchè, finalmente un po' seccato, decide di pubblicare il testo della sua email senza risposta in una lettera aperta al suo padrone, riportata in sintesi da molti giornali
Il direttore del quotidiano fondato da Antonio Gramsci diffonde una lettera scritta venti giorni fa all'ex premier: "Mi costringi a renderla pubblica per vedere se riesci a degnarmi di una qualche risposta". Il comitato di redazione in una nota denuncia che il giornale "rischia la chiusura" e annuncia di aver fatto causa al sito unità.tv, di proprietà di Eyu (Fonte: Il Fatto)
“Dirti che sono profondamente deluso, e in prima fila deluso da te, è dir poco”. In una lettera inviata venti giorni fa, ma pubblicata solo dopo l’annuncio dello sciopero della redazione, il direttore de l’Unità Sergio Staino si rivolge direttamente al segretario del Pd, Matteo Renzi. “Altri venti giorni sono passati dall’invio di questa lettera, venti giorni di silenzio totale. Questo mi costringe a renderla pubblica per vedere se riesci a degnarmi di una qualche risposta”, spiega il vignettista, aggiungendo che se il quotidiano non fosse stato in sciopero l’avrebbe pubblicata come editoriale. Il Comitato di redazione denuncia che “l’Unità rischia la chiusura” e chiede “un incontro ufficiale con Renzi, che in questa vicenda non può restare ancora in silenzio“.
Già nell’editoriale di fine 2016 Staino aveva utilizzato parole durissime per raccontare la situazione del suo giornale: “L’Unità moricchia, ma io ho preso sul serio l’incarico di direttore. Nel Pd non vedo la stessa serietà“. La situazione però è peggiorata ancora dopo che, mercoledì 11 gennaio, il comitato di redazione del quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924 ha comunicato: “La situazione all’Unità precipita. Il motivo sono i licenziamenti collettivi senza ammortizzatori sociali” annunciati in modo assolutamente unilaterale dall’amministratore delegato, Guido Stefanelli (attraverso una delegata dell’azienda Pessina), anziché proseguire nella trattativa con il sindacato per la trasformazione di articolo 1 in articoli 2. Licenziamenti ai quali il direttore Sergio Staino ha detto di volersi opporre fermamente”.
Il giorno dopo Staino pubblica la lettera in cui ammoniva Renzi riguardo allo stato del quotidiano: “Pensavo che il giornale ti servisse per ravvivare quella base che nel territorio si sta disperdendo nell’astensionismo o, peggio ancora, nel grillismo. Pensavo ti servisse uno strumento per ricucire queste forze, per rimetterle in circolo, per far sì che dalla base ti arrivasse quell’ondata di rinnovamento che caratterizzò la tua prima uscita, quella del rottamatore, per questo ero pronto a fare molti sacrifici, ero pronto a fare un bellissimo giornale mantenendo il livello di spesa dell’attuale o addirittura riducendolo, riducendo il personale (che è un sacrificio politico terribile), riducendo il formato e puntando su un giornale piccolo, brutto e cattivo ma pieno di grande intelligenza e di cose che non si trovano negli altri giornali”.
E la necessità di un incontro per sapere dove andiamo a finire rinviata di settimana in settimana, sempre cose più importanti de l’Unità, sempre cose più urgenti. È naturale che mi venga una gran voglia di togliere il disturbo [...] Io ti ho sempre apprezzato per quel tuo continuo ripetere ‘ci metto la faccia’, è possibile che questo non valga per l’Unità?”.
A chiedere che Renzi “ci metta la faccia” è anche il Comitato di redazione, che in una nota denuncia che “il destino del quotidiano si giocherà nei prossimi quindici giorni in cui sarà decisa la ricapitalizzazione”. Per questo è stato annunciato un secondo giorno di sciopero contro “quello che riteniamo un ulteriore passo verso la dismissione del quotidiano”.
“Inaccettabili – scrive il cdr – le motivazioni addotte dal socio di minoranza Eyu, cioè il Partito Democratico, e il socio di maggioranza, la Piesse, circa la possibile messa in liquidazione della società editoriale”. La nota spiega come “entrambe le parti in causa sostengono l’intenzione di voler continuare a garantire la sopravvivenza del giornale”, ma in realtà fanno in modo di mettersi “l’uno contro l’altro” e “rendere di fatto impossibile trovare un accordo in grado di garantire il futuro de l’Unità e la tutela dei posti di lavoro”. “Il cdr non intende assecondare, e dunque condanna con fermezza, il braccio di ferro che rischia di portare alla chiusura del giornale”, prosegue la nota. Ieri fonti del Nazareno avevano parlato di “sconcerto“, ma il cdr precisa come “al netto delle dichiarazioni pubbliche di impegno, nel corso di questi 18 mesi nulla è stato fatto”.
Per questo, secondo il cdr “spetta anche al Pd e al suo segretario intervenire affinché l’assetto societario de l’Unità e il suo futuro trovino una definizione chiara e senza più rimpalli di responsabilità”. “È arrivato il momento di fare una scelta: l’Unità deve continuare ad esistere o deve morire? Pretendiamo di saperlo”, scrivono i redattori.
LE COMICHE FINALI - La nota denuncia anche la situazione poco chiara del sito web, unita.it, di proprietà dell’Unità srl, che ancora non è stato attivato: “Finora si è preferito mantenere l’ambiguità con il blog unita.tv, di proprietà di Eyu, che nulla ha a che vedere con il giornale cartaceo, né con la redazione de l’Unità, tantomeno con la direzione di Sergio Staino”. “Per risolvere questa situazione, da soli, i giornalisti de l’Unità” hanno deciso di fare causa al sito unita.tv, “a fronte di quello che riteniamo un grave danno al prodotto”.
Qui siamo ormai in pieno vaudeville (...Cielo, mio marito!...) Già! perchè qualsiasi normodotato è convinto, da un anno e mezzo, che il sito "unita.tv" non sia altro che la versione online del giornale cartaceo dell'Unità... Anche perchè (Staino, mi consenta...) se vedo da un anno e mezzo la sua vignetta quotidiana pubblicata sia sul cartaceo che sulla versione online, che cazzo devo pensare? E se vi ritrovo persino @frondolino, e le autoincensazioni di Renzi? Devo pensare all'improvviso che leggendo l'unità online stiamo leggendo un fake nemico del cartaceo?
Tutto è possibile, nel mondo fantastico del renzismo, ma noi - che siamo risaputamente stronzi - siamo andati a verificare chi siano i "registrants" dei due siti (unita.it e unita.tv), e abbiamo trovato questo:
Creato il 12/06/2015 Creato il 1°/01/2017
Toh! Le sorprese, in casa di Renzi, non finiscono MAI! Il dominio sulla sinistra (unita.tv) è quello che conosciamo e leggiamo dal 30 giugno 2015; è stato registrato pochi giorni prima del ritorno in edicola del cartaceo (il 12 giugno 2015), ed è registrato dalla EYU srl. E chi c'è dietro la EYU??? Un fake che vuole sfruttare l'enorme successo del cartaceo per farne un sito di successo? dei truffatori? NOOOOOOO!!!!!!!!!!!! Dietro la EYU c'è solo il PD renzino, ed EYU è l'acronimo del vecchio patrimonio di comunicazione di PD+Margherita: Europa Quotidiano + Youdem + Unità
Oddio! Ho mal di testa! Qualcuno mi porterebbe a casa una cassa di Optalidon?
Perchè proprio non ce la faccio a capire né come sia possibile che il Gruppo Pessina voglia querelare il Gruppo Pessina, né che senso abbia registrare un sito (unita.it) 12 giorni fa, in piena rotta di Caporetto. Per farne cosa? Forse per accampare che un sito targato PD sarebbe stato danneggiato commercialmente, per ben diciotto mesi prima di nascere, dal sito non-fake "unita.tv" che fino a stamattina anche i più informati consideravano la versione online del cartaceo?
AZIONARIATO - L'assetto proprietario del cartaceo è presto detto: il Partito Democratico risulta socio di minoranza al 20% di Unità srl attraverso la EYU (acronimo di Europa Quotidiano, Youdem, Unità), mentre Pessina Costruzioni risulta socio di maggioranza con l’80% del patrimonio azionario. La crisi economica del quotidiano rispetto a un anno e mezzo dal ritorno in edicola si è molto aggravata, con perdite intorno ai 400 mila euro al mese e con una raccolta pubblicitaria quasi inesistente.
L'11 gennaio 2017 alla vigilia dell'assemblea dei soci l'amministratore delegato (Guido Stefanelli) ha comunicato ai giornalisti del quotidiano cartaceo l’Unità che bisogna “Procedere immediatamente con una riduzione del personale senza percorrere la strada degli ammortizzatori sociali" (licenziamenti). Nel comunicato si fa anche riferimento a un aumento di capitale oppure ad aprire le procedure per il fallimento. I costi della ricapitalizzazione dovrebbero avvicinarsi ai 5 milioni di euro (1 milione a spese del PD e 4 milioni a spese del gruppo Pessina).
Ma "i furbetti del giornalino" non ci stanno. In primo luogo, perchè forse non hanno sottomano il milione di loro competenza; in secondo luogo perchè, da perfetti furbetti, pretenderebbero di mantenere il controllo del giocattolo, mentre i Pessina avrebbero l'onore e l'onere di essere soci all'80% nel capitale e nelle perdite, ma non conterebbero un cazzo nella gestione della editrice.
Ma, come dicono di solito nelle valli della bergamasca, "...accà nisciuno è fesso..."
Ma nell'azionariato ci sono altri personaggi strani, per usare un eufemismo...
Intanto il Costruttore Piacentini, molto attivo nel campo delle opere pubbliche. Dino Piacentini, il leader del gruppo, è presidente dell'Aniem, l'Associazione Nazionale delle Aziende Edili Manifatturiere. E nel CDA ha infilato la figliola 28enne... Come direbbe Fortebraccio, se fosse ancora vivo: "...quando uno è miliardario, ci manca sempre pochissimo che sia anche un genio...". Questo aforisma era stato costruito addosso ad Umberto Agnelli, ma potrebbe benissimo adattarsi alla signorina Piacentini...
Poi tale Ario De Carolis, noto per alcune peculiarità: Adrio è figlio di Massimo De Carolis, volto storico della Democrazia cristiana milanese, fondatore della “minoranza silenziosa” e vittima delle Brigate rosse negli Anni 70 (fu sequestrato e gambizzato dai terroristi), che a metà degli Anni 90 passò, cuore e voti, con Silvio Berlusconi in Forza Italia. Nel 1981 il suo nome sarà ritrovato negli elenchi degli affiliati alla loggia massonica coperta di Licio Gelli», si legge nel suo profilo su Wikipedia. Tessera P2 numero 1815.
Ma questi sono "fatti del padre". Ario, di stranezze sue, ci mette l'essere a capo della società di sondaggi SWG (alla quale il Tafanus ha dedicato in anni non sospetti una serie di articoli d'inchiesta, volti a documentarne le disinvolte metodologie "statistiche"). Chi avesse delle curiosità, può digitare su google "tafanus SWG" (senza apici), e... buona lettura. Ma oggi ci chiediamo se tale Berlinguer avrebbe mai accettato nella compagine azionaria della gloriosa Unità Vera un sondaggista, immediatamente sospettabile di essere La Voce del Padrone.
Altra consigliera "strana" è Antonella Trivisonno, ex collaboratrice del mitico Domenico Lusi, con cui ha lavorato dal 2006 nella tesoreria della Margherita. Già... chi non ricorda Domenico Lusi? l'ineffabile ex tesoriere della ex Margherita, che era riuscito a sfilare al "Cicoria" Rutelli una camionata di soldi, senza che Rutelli si accorgesse di nulla... Insomma, una bella Compagnia di Giro.
Domenico Lusi e "Cicoria" Rutelli
E la domanda allora sorge spontanea: che cazzo c'entrano costoro col "Giornale degli operai e dei contadini, fondato nel 1924 da Antonio Gramsci"?
P.S.: allego una fotina dell'insetto molesto fatta a Berlino nell'estate 1960, al "confine virtuale" (non c'era ancora il muro) fra Berlino Est e Berlino Ovest. Guardate cosa ha in mano l'insetto...
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