Nonsolorenzi - Anche i suoi prediletti, gli hanno dato una mano. I flop di Renzi ormai hanno bisogno di più delle dita di due mani per essere conteggiati. Ma della qualità dei suoi vassalli - chiamati ministri - ne vogliamo parlare? Dallo stesso Renzi (fallimento Italicum, "giobatta", mancato salvataggio clienti della "banca di papà", fallimento marchetta 80 euro, fallimento riduzione del debito, ministri e ministresse scelti coi piedi, Mogherini, Pinotti, Guidi, #labuonascuola, la moltiplicazione del lavoro nero "via vouchers", le marchette ad ogni avvicinarsi di elezioni (c'è un bonus per tutti: diciottenni, mamme, bebé)... La vergogna di aver anche solo potuto pensare di fare la lotta alla povertà con 350 milioni di euro...
Vengono i brividi. In Italia i "poveri assoluti" sono 4,5 milioni, e con 350 milioni si sarebbero dati (usate la calcolatrice) 0,21 euro al giorno ad ogni povero. E anche adesso che i fondi sono quadruplicati, l'aiutino non arriva ad un euro al giorno. Speriamo che adesso questi non comincino a scialare... E poi il totale fallimento del "referendum-se-perdo-esco-dalla-politica", il fallimento dell'Alitalia, dell'Unità, 350 milioni per i "poveri" e venti miliardi per il Monte Paschi, lo spot "Ponte sullo Stretto" che continua ad ingoiare miliardi, del "Cerchio Magico" (Boschi, Madia, Lotti...), la bocciatura della riforma della pubblica amministrazione della Madia, le province ferme al loro posto ma senza soldi, un premier-avatar, una riforma della legge elettorale su cui non è ancora neanche iniziata la discussione, le elezioni amministrative con ballottaggio eventuale sotto ferragosto, un governo fotocopia, il PdR che in in tre anni passa dal mitico 40,8% comprato cogli 80 euro al 26% post scissione, perde 19 ballottaggi su venti, perde Roma, Torino, Milano. perde 10 milioni di elettori, perde due terzi dei tesserati, le sezioni hanno ormai le ragnatele sulle serrature...
Serve altro? No. Ma "altro" arriva lo stesso. Arriva il Poletti, che a furia di bruciarsi il cervello per le troppe ore trascorse sotto il casco di qualche parrucchiera per signora, spara una cazzata a settimana... Arriva una "ministra della pubblica istruzione che mente sui SUOI titoli di studio; e ora arriva la Marianna Madia che viene smascherata a fare un terzo della tesi di "dottorato" facendo "copia&incolla" in rete da lavori altrui, dimenticandosi di citare la fonte, e spacciando tutto quel ben di Dio per roba sua...
Ora c'è solo da sperare che la guerra fra chi vuole arrivare a fine legislatura (Mattarella) e chi vuole sciogliere le camere a luglio per votare a settembre, ed evitarsi il bagno di sangue che arriverà con la finanziaria 2018, la spunti Mattarella. Che Renzi e i suoi cari bevano fino in fondo il calice amaro del completo fallimento.
Ma veniamo all'ultima perla: la Madia e la sua tesi di dottorato copiata. Non le era bastata la bocciatura della sua riforma della PA fatta come se la "deforma costituzionale" fosse già in cassaforte? Ora scoppia la grana della tesi... Eccola:
I membri del consiglio di presidenza dell'associazione (tra gli altri Bonsanti, Carlassare, Montanari, Settis, Urbinati, Zagrebelsky) hanno pubblicato un appello sull'HuffingtonPost per chiedere il passo indietro dell'esponente del governo dopo l'articolo del Fatto: "Non si tratta di quantità: si tratta di qualità, si tratta di etica" [Fonte: Il Fatto]
“Comportamento gravissimo e politicamente insostenibile. Ora la ministra Marianna Madia ha la possibilità di migliorare davvero la Pubblica Amministrazione: dimettendosi”. Libertà e Giustizia firma un appello, pubblicato sull’Huffington post, per chiedere il passo indietro della ministra della PA dal governo dopo l’inchiesta del Fatto Quotidiano sulla sua tesi di dottorato all’IMT di Lucca. A sostenerlo sono i membri del consiglio di presidenza: Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare, Roberta De Monticelli, Paul Ginsborg, Tomaso Montanari, Valentina Pazè, Elisabetta Rubini, Salvatore Settis, Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky. Nelle scorse ore la Madia ha risposto su Facebook pubblicando una copia del suo lavoro e ha aggiunto: “Valuteranno i giudici il danno che ho subito”.
Secondo i firmatari è necessario in ogni caso l’addio della ministra. “Il Fatto“, si legge nel testo rilanciato in rete, “ha documentato che la tesi di dottorato del ministro Marianna Madia contiene intere frasi plagiate da opere di altri autori. Comunque si vogliano conteggiare le percentuali di testo non originale è un fatto molto grave, ed è gravissimo che i grandi giornali italiani non se ne stiano occupando. Perché qui non si tratta di quantità: si tratta di qualità, si tratta di etica“.
Quindi non basta la difesa che si sarebbe trattato solo di una parte. “Il plagio”, continua l’appello, “anche di una sola pagina, non è consentito dalle regole della comunità scientifica internazionale. Il ministro tedesco dell’istruzione, Annette Schavan, aveva plagiato parti della sua tesi di dottorato: il titolo le è stato revocato dall’università di Düsseldorf dove lo aveva conseguito, e il ministro ha presentato subito le proprie dimissioni”. A questo proposito, ricorda Libertà e Giustizia, anche il codice etico dell’IMT di Lucca, dove ha studiato la ministra Madia, “correttamente definisce come plagio ‘la presentazione delle parole o idee di altri come proprie’, specificando che rientra in questo comportamento anche l”appropriarsi deliberatamente del lavoro di altri o non citare correttamente le fonti all’interno del proprio lavoro accademico'”. Sconcertanti, secondo Libertà e giustizia, le frasi di difesa pronunciate dal direttore dell’IMT: “Per questo appaiono sconcertanti le dichiarazioni del prof. Pietro Pietrini, direttore dell’IMT, per il quale si tratterebbe della dimenticanza di ‘quattro parentesi’ e di critiche dettate da una ‘ossessione delle citazioni’. Altro che ossessione! Lo strumento della rete è stato usato dalla dottoranda in modo intellettualmente scorretto e inconciliabile con l’etica della ricerca”.
E concludono chiedendo il passo indietro della ministra Madia: “Ora, questo comportamento – in sé grave e censurabile – diventa gravissimo quando riguarda chi ora è un ministro della Repubblica. Ed è politicamente insostenibile quando riguarda un ministro che ha proposto una riforma della Pubblica Amministrazione che brandisce il vessillo della “meritocrazia” e si propone la caccia ai ‘furbetti’. Ora la ministra Marianna Madia ha la possibilità di migliorare davvero la Pubblica Amministrazione: dimettendosi”.
"...La tesi di dottorato di Marianna Madia, ministro per la Semplificazione e Pubblica amministrazione nei governi Gentiloni e Renzi, non pare essere tutta frutto della sua creatività. In 35 di 94 pagine della tesi (al netto di bibliografia, figure e tabelle) – titolo: “Essays on the Effects of Flexibility on Labour Market Outcome” – ci sono passaggi pressoché identici a quelli presenti in altre pubblicazioni. La fonte di quei passaggi non risulta citata laddove il ministro li riporta nella sua tesi. Col risultato che spesso non è possibile distinguere le parole originali della Madia da quelle di altri autori. Da un’indagine del Fatto, risultano essere circa 4mila le parole senza chiara attribuzione nei tre capitoli della tesi..."
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