La parola d'ordine dei "difensori d'ufficio" di Matteo Renzi schierati in tutti i talk-show che la RAI (Radio Audizioni Renzine) ci infligge quotidianamente, è diffusissima: "Le responsabilità penali sono personali".
Verissimo. come le cure mediche. Non è che se un giorno non mi presento per una PET, per non buttar via il Fluoro 38 fanno la PET a mia figlia o a mia moglie!
Poi, però, ci sono le responsabilità politiche. Anche quelle, dovrebbero essere personali. Ma non sempre è così. Per restare in ambito Renzino: il Rolex del figlio di Lupi è costato il posto al padre; i casini combinati dal "fidanzato" della ministra Guidi sono costati il posto "e il "fidanzato" alla Ministra Guidi. Il tutto con l'avallo di Matteo Renzi.
Invece le scoperte sulle brillanti operazioni della "famiglia Boschi allargata" in Banca Etruria non sono costate nulla alla Ministra Boschi (promossa), e Matteo Renzi ha già messo le mani avanti sulle possibili emersioni di cose non proprio commendevoli su Papi Tiziano Renzi nell'affaire Romeo-Mazzei-Lotti-Gasparri-Bocchino- Marroni. Renzi ci ha già fatto sapere che "le responsabilità eventuali di suo padre sarebbero "personali".
Personali "sticazzi", visto che riguarderebbero il più grande appalto europeo gestito dalla Consip, e che i fatti che potrebbero emergere non riguarderebbero lo sfruttamento dell'immenso potere di Tiziano Renzi come sindaco di Frignano sull'Arno, ma quelle di Tiziano Renzi nella sua veste di "First Papi".
P.S.: Ma questo figlio di cotanto padre non ci aveva promesso che se avesse perso il referendum sarebbe sparito non solo dalla carica di Pres del Cons, ma addirittura dalla politica? ed è ancora qui, ad avvelenare la politica italiana?
Ma forse in questo disgraziato paese qualcuno comincia a rinsavire. Per esempio Renzubblica... Ho come un'impressione che l'Ingegnere (olfatto fine) abbia annusato per tempo il "salto di vento" (come Anna Finocchiaro, come Bubbico, come Orlando, ma assicurano gli insiders che il fenomeno "salto dal carro" sia in forte accelerazione... Strano, vero, che mentre Renzubblica aveva messo in freezer giornalisti notevoli come De Feo, Bonini, Sebastiano Messina, abbia ricominciato a toglierli dalla naftalina...)
Oggi ripubblichiamo un articolo di Renzubblica di Dario del Porto e di quella Conchita Sannino (foto in basso), che onora il giornalismo d'inchiesta napoletano.
Tafanus
Mazzei: "Romeo incontrò Tiziano Renzi. Una cena segreta in una bettola per parlare di affari". Il commercialista, esponente del Pd, rivela il colloquio tra i due "in una trattoria senza pretese con un ingresso riservato" (di Dario Del Porto e Conchita Sannino)
Una cena segreta. Un tavolo per tre. Tiziano Renzi, Alfredo Romeo e Carlo Russo. In una "bettola" romana, il padre dell'ex premier, l'imprenditore accusato di una "sistematica opera di corruzione" e il rampante "facilitatore" toscano amico del giglio magico siedono insieme. E discutono di affari. Romeo li raggiunge "da un ingresso riservato, attraverso il cortile di un palazzo". L'incontro riservato, dunque, ci fu. Un testimone eccellente ora racconta.
Alfredo Mazzei, commercialista napoletano oltre che noto esponente dell'ex area migliorista Pci, poi Pd (*), oggi animatore di tre librerie e una casa editrice, risponde a Repubblica . È la sua prima intervista dopo la lunga audizione dinanzi ai pm di Napoli e Roma. E ricostruisce il suo duplice rapporto di amicizia: da un lato con l'area politica di Matteo Renzi, «in cui ho creduto dall'inizio, perché migliore interprete della tradizione riformista», dall'altro con l'imprenditore a caccia di appalti miliardari.
Mazzei ha risposto e spiegato ai magistrati il senso di molte conversazioni intercettate tra lui e Romeo. Le sue parole sono ritenute attendibili, e si iscrivono nello snodo più delicato dell'inchiesta: quello in cui si ipotizza che, per aprire le porte di Consip, Romeo avrebbe concordato, con Russo, dazioni di 30.000 euro al mese per Tiziano Renzi. Una tesi che si regge sulla base di quei pizzini con la cifra "30" e l'iniziale "T". Fogli che risultano strappati da Romeo, poi addirittura sequestrati in discarica e infine ricomposti dal certosino lavoro dei carabinieri del Nucleo Tutela Ambiente guidati dal capitano Giampaolo Scafarto, e coordinati dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano, che hanno aperto il bubbone Consip-Romeo.
Dottor Mazzei, come nasce il suo rapporto con Romeo?
«Ci conosciamo da più di trent'anni, per una comune e giovanile militanza politica. Ma questa amicizia non mi ha mai impedito di tenere sempre nettamente distinti il mio impegno professionale – sono un commercialista che ama fare il suo lavoro – dalle mie relazioni sociali e politiche».
Scusi, possibile che quel Romeo, di cui si dice negli atti che è "capace di comprare chiunque", non le abbia mai proposto consulenze o affari?
«Potete verificare. Non ho mai voluto, anche se a volta si profilava qualche occasione di collaborazione».
Romeo è da poche ore in carcere: accusato di aver messo in piedi un sistema corruttivo. Lei che lo conosce, che idea si è fatto?
«Scherzando, dicevo che lui era un portatore sano di guai… Ma era una battuta, massimo rispetto per chi va in carcere e anche per il fondamentale lavoro della magistratura»
Con Renzi, invece, che rapporto ha?
«Politicamente, gli sono stato vicino e ho sostenuto la sua battaglia fin dal 2011. A Napoli, ero uno dei pochissimi a stargli accanto. Poi è arrivata un po' di delusione, lasciamo stare…».
Fu proprio lei a suggerire a Romeo di finanziare con 60mila euro la fondazione Big Bang (Leggi "Leopolda" - NdR)
«Sì certo, è un dato acquisito, parliamo del 2012...».
Ovvero, all'epoca in cui Romeo era già stato arrestato e condannato in primo grado.
«Ma era tutto trasparente. Successivamente, una volta sollecitato sul punto dalla trasmissione Report , Renzi disse che se avesse avuto contezza di quei sui problemi giudiziari, avrebbe suggerito a Romeo di evitare».
Poi Romeo viene assolto. E le chiede di fare da "tramite" per ottenere da Renzi la restituzione dell'onore perduto.
«Sì, è vero. All'esito di quel processo, Romeo chiede una riabilitazione, anche "politica" per poter lavorare meglio. Mi martellava, sosteneva che Renzi gli dovesse delle scuse. Così ho fatto da cuscinetto, ma ho sempre suggerito agli amici del Pd di Roma di evitare incontri».
Romeo le diede una lettera da consegnare a Renzi?
«Ho spiegato tutto ai magistrati. Ma visto che già lo sapete, posso confermare che mi diede una missiva, contenente queste lamentele, ma io onestamente non l'ho mai consegnata».
Romeo, alla fine, incontrò Matteo Renzi, o no?
«No, mai».
E invece Romeo incontrò Tiziano Renzi?
«Qui il discorso è diverso. Dopo un po' di tempo, Romeo mi parla di questo Carlo Russo e mi dice che era una persona che era in grado di parlare con il padre di Renzi. Io non lo conoscevo. A quel punto, mi sono informato sul conto di questo Russo, a Napoli e soprattutto a Roma…»
Si è informato presso chi?
«Persone autorevoli. Non mi chieda i nomi, li ho fatti ai magistrati. Ma sono da 40 anni in politica, qualche amico fidato ce l'ho».
E cosa le dissero di Russo?
«Che Russo vantava con tutti la possibilità di avvicinare il padre di Renzi. Gli amici, quindi, mi invitavano a evitarlo. Russo aveva fama di essere un superficiale. E in coscienza lo dissi a Romeo, suggerendo di starne alla larga».
E poi?
«Un paio di mesi dopo, parlando con Romeo, seppi invece che non aveva seguito il consiglio».
Dottor Mazzei, andiamo al sodo: risulta anche a lei che Carlo Russo e Tiziano Renzi si sedettero a tavola con Romeo?
«Francamente, non ne parlo volentieri. Ma visto che me lo chiedete, sì, risulta anche a me. Da quel che mi disse Alfredo Romeo, cenarono o pranzarono insieme».
Dove? In un luogo in vista, uno dei ristoranti dei salotti buoni?
«No, il contrario. Ma, ripeto, ho già detto ai pm. Romeo mi riferì che si videro in una sorta di "bettola", una trattoria senza pretese. Non avevano interesse a farsi vedere. E da quel che ricordo, Romeo entrò nel locale in maniera assai defilata…».
Cosa significa?
«Mi raccontò che entrò da un ingresso riservato, attraverso il cortile di un palazzo che aveva due uscite».
E l'esito dell'incontro a tre: quale fu?
«Romeo disse qualcosa che aveva questo senso: "Hai capito quei due…?"».
Intendeva che si trattava di persone spregiudicate? Si parlò di soldi e di appalti?
«Non posso saperlo. Ma ebbi l'impressione che quella cena riservata servisse proprio a parlare di strategie».
A proposito di affari, lei cosa ricorda del progetto di Romeo di acquistare l' Unità?
«Romeo effettivamente ci pensò, me ne parlò. Mi disse che gli avevano fatto balenare questa idea e chiedeva un consiglio. Io, che faccio il commercialista, gli feci presente con onestà che si trattava di una situazione problematica».
Ma l'idea di puntare sull' Unità nasceva nel Pd? O era sempre una proposta di Russo?
«Non so se Russo sia stato veicolo di questa idea. Ma per quello che posso immaginare, ripeto ciò che ho detto ai pm, l'assetto di un giornale come l'Unità dipende esclusivamente dalla direzione nazionale del partito».
Quindi, se quell'interesse ci fu, venne sollecitato dai vertici Pd?
«Non so, ma una volta, in un partito serio, funzionava così».
Altro dubbio. Dalle carte emerge che Romeo è stato sollecitato da Russo a saldare una fattura da 70.000 euro a una ditta di catering, guarda caso fiorentina. Perché pagò quel conto?
«Da quel che so, Russo spingeva sul tasto dell'amicizia con Tiziano Renzi».
Agli inquirenti risulterebbe che Russo diceva a Romeo: "Se lo fai, fai un favore a Tiziano".
«Questo l'ho sentito anche io».
(*) ...toh... un "migliorista (cioè un "comunista di destra", esattamente come Napolitano, king-maker di Renzi...
P.S.: Ultim'ora: condannato in primo grado a nove anni di galera lo statista fondatore di ALA, sostenitore di Matteo Renzi (Loris Verdini) per l'affaire Credito Fiorentino.
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