Andrea Orlando oggi ha annunciato che il Re è nudo, proprio come nella fiaba di Andersen. Negli ultimi anni Renzi ha goduto della incondizionata fiducia di tutto il PD anche quando si vedevano slittamenti e superficialità, ma il 4 dicembre milioni di elettori hanno fatto come il bambino della fiaba che esclama “ma non ha niente addosso”. È vero, e per questo va ringraziato, Renzi ha portato il PD alle elezioni europee del 2014 a una percentuale mai vista, sebbene il partito abbia perso circa due milioni di voti rispetto al 2008, ciò però non giustifica la sua permanenza come segretario.
Nel repentino passaggio tra la carica di Sindaco è quella di Presidente del Consiglio, Renzi ha applicato l’automatismo usato nel periodo della campagna per la “rottamazione”: nutrire la carica istituzionale con lo stesso approccio a una carica amministrativa. Cioè con piglio decisionista e impazienza per i risultati. Proprio per questo molto di quanto fatto era giusto e necessario, altro si poteva evitare ma moltissimo si poteva fare diversamente. Nonostante il disagio provato per l’Enrico stai sereno preparato dal Fassina chi?, a Renzi si è perdonato tutto e accettato tutto per il bene del Paese e per la muscolare vivacità con cui ha guidato il Governo.
Detto questo, per onestà, poiché è riduttivo e falso semplificare con un attacco a chi ha perso una competizione, come se si volesse cavalcare un’onda momentanea, bisogna dire che la parabola discendente inizia ben prima del 4 dicembre. Inizia quando, come nella fiaba di Andersen in cui, ricorderete, i truffatori avevano promesso all’Imperatore un tessuto talmente raffinato che solo persone superiori e adeguate sarebbero state capaci di vederlo e agli zotici, ai nemici, agli stupidi questo onore sarebbe stato precluso, l’Imperatore comincia a mandare ciambellani e lacchè per controllare il lavoro. Questi, timorosi di perdere il favore del sovrano, tornavano da lui cantando meraviglie del tessuto che il loro capo avrebbe indossato. Senza avere visto nulla.
Ecco, Renzi ha creato, ma ne è anche vittima, una classe dirigente che attraverso il consenso ha soltanto nutrito la parte deteriore di un Governo riformista che ha avuto la possibilità di cambiare davvero l’Italia ma ha svuotato il dibattito sociale e culturale del PD. La sostanza è che non è cambiato lui perché non ha capito che rappresentava l’Istituzione ma non lo era e ha permesso che nelle periferie si insediassero pallide imitazioni dei modi del renzismo senza averne nemmeno l’istinto di sopravvivenza politica. Quello che viene chiamato partito inclusivo è un partito dove basta restare seguendo alcune pratiche e proclamando fedeltà al capo.
In verità il potere taumaturgico dei Re è stato disconosciuto già da secoli ed è rimasto il potere tout-court che nel gergo di quest’Italia confusa ha sostituito la parola responsabilità che è più umile ma dice bene cosa deve fare, e come, chi governa. Sempre perché non è l’uomo l’Istituzione ma la dovrebbe rappresentare nello spirito dell’articolo 54 della Costituzione cioè con dignità e con onore.
Ho sommariamente descritto questo percorso per difendere e condividere sia la posizione assunta da Andrea Orlando ieri quando ha dichiarato che Renzi ha isolato il PD, sia per allargare l’orizzonte di queste Primarie che si svolgono tra pochi uomini ma coinvolgono le vite e le storie di milioni di persone. Spiace vedere la pervicacia con cui i ciambellani difendono, soprattutto nei territori, il lato deteriore del renzismo, quello che consuma lui per primo. Tornando alla fiaba, viene in mente che Renzi sia diventato un po’ come l’Imperatore: ‘Non ha proprio niente addosso!’ gridava alla fine tutta la gente. E l’imperatore rabbrividì perché sapeva che avevano ragione, ma pensò: ‘Ormai devo restare fino alla fine’.
È così si raddrizzò ancora più fiero e i ciambellani lo seguirono reggendo lo strascico che non c’era.
Gea Schirò - PD
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