Antonio Brencich, docente all’Università di Genova: «Già alla fine degli anni Novanta i costi della manutenzione del ponte avevano superato l’80 per cento dei costi di costruzione» (di Federica Sedeghini - Corriere.it)
«Il ponte Morandi è un fallimento dell’ingegneria». Era il 2016. Due anni prima della tragedia che il 14 agosto ha colpito la città di Genova. Ma già allora Antonio Brencich, docente di Costruzioni in cemento armato presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova, era stato chiaro. In un’intervista rilasciata all’emittente Primocanale aveva detto. «Quel ponte è sbagliato. Prima o poi dovrà essere sostituito. Non so quando. Ma ci sarà un momento in cui il costo della manutenzione sarà superiore a quello della sostituzione. Alla fine degli anni Novanta erano già oltre l’80 per cento del costo della costruzione».
Era il 1957 quando Riccardo Morandi, «papà» del viadotto sul Polcevera, progettò per la prima volta un ponte di questo tipo. Vinse un concorso bandito dal governo del Venezuela. Il ponte General Rafael Urdaneta vide la luce sulla baia di Maracaibo nel 1962, lungo oltre 8,7 km. «Morandi non mise in conto che una nave potesse sbagliare la campata - spiega Brencich. I ponti hanno di solito una campata molto alta per fare passare le imbarcazioni e altre più basse. Appena due anni dopo una petroliera Esso si incastrò sotto la campata più bassa». Il bilancio: cinque morti.
Nonostante questo, Morandi firmò negli anni successivi altri due ponti gemelli: il viadotto di Genova, finito nel 1964, e il ponte sul Wadi el Kuf di Beida, in Libia, aperto nel 1971. «A quel tempo fare un ponte con questa sagoma - a “cavalletto bilanciato” - spiega Brencich - sembrava un’idea molto innovativa e piacque molto».
Ma anche a Genova i problemi iniziarono quasi subito. «Negli anni Novanta furono fatti molti lavori: gli stralli furono affiancati da nuovi cavi di acciaio - ha spiegato Brencich - Indice che già al tempo furono rilevati cedimenti e si cercò di correre ai ripari integrando la struttura originaria per far sì che non insorgessero situazioni di pericolo. E sono tanti i genovesi come me che si ricordano cosa succedeva all’inizio passandoci sopra: era tutto un saliscendi. Morandi aveva sbagliato il calcolo della “deformazione viscosa”. Tradotto: di cosa succede alle strutture in cemento armato nel tempo. Era un ingegnere di grandi intuizioni ma senza grande pratica di calcolo».
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Crollo ponte Genova: alibi inutili perché tutti sapevano - Allarmi inascoltati, dubbi sui tiranti - Un colpo durissimo a una città già colpita negli ultimi anni da più eventi rovinosi e oggi spezzata in due, con danni gravissimi per tutta l’economia ligure (di Gian Antonio Stella - Corriere.it)
È il quinto ponte in cinque anni che viene giù. Nel 2017 quello di Fossano che piombò su un’auto dei carabinieri, salvi per miracolo. Nel 2016 quello sulla superstrada di Annone Brianza. Nel 2015 quello sulla Palermo-Agrigento inaugurato sei giorni prima. Nel 2014 quello accanto alla sede Rai a Saxa Rubra e il Ponte Lungo a Ceto... Fatalità? Basta! Lo spiegò secoli fa Francesco Guicciardini: «Sono adunque gli errori di chi governa quasi sempre causa delle ruine della città». Per carità, «quasi sempre». Solo la magistratura potrà dirci se nell’apocalisse di Genova ci siano o meno precise responsabilità umane, amministrative, politiche. Ma certo, per chi ha perduto un marito, una moglie, un fratello, un figlio in questa tragedia ripresa in diretta coi telefonini sarà difficile se non impossibile accettare certe rassicurazioni uscite in queste ore sul «quotidiano e scrupoloso monitoraggio» sulle condizioni strutturali del viadotto Morandi. Il cui crollo, tra l’altro, assesta un colpo durissimo a una città come quella della Lanterna già colpita negli ultimi anni da più eventi rovinosi e oggi spezzata in due, con danni gravissimi per tutta l’economia ligure.
Il monito nel 2012 - Sì, magari c’entra davvero anche un fulmine caduto nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Mano a mano che escono nuove ricostruzioni, sbucano nuovi testimoni e riemergono varie denunce dal passato, però, monta la collera: c’era almeno un po’ di consapevolezza del pericolo? Ed ecco un articolo del Giornale, certamente non favorevole alla sinistra che allora aveva in pugno la Regione, la Provincia e la città che già nel 2006 titola: «Genova scioglie il “nodo” del groviglio autostradale» e spiega che «il Ponte Morandi sarà demolito e al suo posto sorgerà un nuovo viadotto».
E poi un monito nel 2012 di Giovanni Calvini, all’epoca presidente della Confindustria genovese, che spiega al Secolo XIX la necessità di avviare i lavori per quella circonvallazione esterna di cui si parla da anni, la cosiddetta «Gronda», con parole incancellabili: «Perché guardi, quando tra dieci anni il Ponte Morandi crollerà, e tutti dovremo stare in coda nel traffico per delle ore, ci ricorderemo il nome di chi adesso ha detto “no”» [...]
Il «piano viario non orizzontale» - Per non dire dell’intervento di esperti come l’ingegnere Antonio Brencich, che nel 2016 disse a Radio Popolare: «Negli anni 90, molti genovesi se lo ricordano, il ponte ebbe una quantità di lavori enorme. Gli stralli di una campata sono stati affiancati da nuovi cavi di acciaio. Io non lo prenderei come un campanello d’allarme, ma è indice che hanno rilevato una corrosione molto più veloce di quella ipotizzata e hanno dovuto integrare la struttura originale per impedire che insorgessero delle condizioni di pericolo». Dopo di che aggiunse: «Non vorrei far passare il messaggio che ci sia un pericolo imminente. Se dopo 30 anni dalla costruzione si devono sostituire integralmente degli elementi strutturali, però, vuol dire che è un ponte sbagliato. Un ponte non deve durare centinaia di anni ma almeno 70-80-100 senza manutenzione di questo tipo. Abbiamo dei ponti in muratura che hanno 150-200 anni e nessuno li ha mai toccati».
Lo stesso ingegnere, docente di costruzioni in cemento armato all’università di Genova, spiegava a Sara Frumento di ingegneri.info che non solo il ponte Morandi era stato costruito con un «piano viario non orizzontale» al punto che «chi percorreva il viadotto era costretto a fastidiosi alti-e-bassi» per anni, ma che solo «ripetute correzioni di livelletta» avevano aggiustato il piano viario «nelle attuali accettabili condizioni di semi-orizzontalità». Non bastasse, accusava, «alla luce della vita utile che dovrebbe avere una struttura del genere (almeno 100 anni)» era preoccupante che «fin dai primi decenni» il ponte fosse stato oggetto di manutenzioni così profonde che «tra non molti anni i costi di manutenzione supereranno i costi di ricostruzione del ponte: a quel punto sarà giunto il momento di demolire il ponte e ricostruirlo».
Quando i comici bolliti danno lezioni di Scienza delle Costruzioni: Il comunicato dei «No Gronda» - Dice oggi il ministro per i Trasporti e le Infrastrutture Danilo Toninelli, che dovrà trovare una soluzione per rimediare nei tempi più brevi possibili al disastro dell’interruzione dell’unica via diretta tra Italia e Francia: «In questi 60 giorni di governo abbiamo dato immediatamente mandato di lavorare su manutenzione e messa in sicurezza dei viadotti e al loro monitoraggio attraverso dei sensori. Quasi tutti, costruiti tra gli anni 50 e 70 hanno bisogno di manutenzione ordinaria. Questo governo metterà i soldi proprio lì, per evitare che capitino ancora tragedie di questo tipo». Di più: «La manutenzione viene prima di tutto e i responsabili dovranno pagare fino all’ultimo».
Parole d’oro. Che finiranno presto in secondo piano dopo la scoperta che, nei minuti successivi al crollo del viadotto, una manina ha cancellato un comunicato online targato M5S «Coordinamento dei comitati No Gronda», gli attivisti nemici acerrimi della nuova autostrada ligure. Comunicato che non si limitava a sparare a zero sul progetto con le parole di Beppe Grillo («Questa gente va fermata. Con l’esercito italiano. Perché l’esercito deve stare con gli italiani») ma ironizzava: «Ci viene poi raccontata, a turno, la favoletta dell’imminente crollo del Ponte Morandi, come ha fatto per ultimo anche l’ex presidente della Provincia, il quale dimostra chiaramente di non avere letto la Relazione Conclusiva del Dibattito Pubblico»...
Gli errori di calcolo - Favoletta... Sia chiaro: sarebbe un peccato se questa sciagurata superficialità polemica, un autogol che dovrebbe suggerire ai grillini un po’ di cautela in più prima di aprire bocca per spararla grossa, fosse cavalcata strumentalmente per mettere in ombra tutto il resto. Ma questa catastrofe potrebbe aiutare le due parti a ragionare in modo serio su temi seri. Senza risse pretestuose e volgari. Basti rileggere quanto diceva già nove anni fa lo studio «La Gronda di Genova» di Autostrade per l’Italia. E cioè che i calcoli fatti nei lontani anni Sessanta su quell’arteria ieri spezzata erano totalmente sbagliati: «Il tratto più trafficato è il viadotto Polcevera (Ponte Morandi) con 25,5 milioni di transiti l’anno, caratterizzato da un quadruplicamento del traffico negli ultimi 30 anni e destinato a crescere, anche in assenza di intervento, di un ulteriore 30% nei prossimi 30 anni». Davvero sarebbe bastata, per il futuro, una «manutenzione ordinaria con costi standard»?
(da Gian Antonio Stella)
Sia chiaro! Io non ce l'ho con Beppe Grillo, un ex comico che non fa più neanche ridere, al quale un terzo del paese si è consegnato cogli occhi bendati e le orecchie turate. Io ce l'ho con quelle masse di decine di migliaia di italiani idioti che affollavano osannanti le piazze e i teatri dove un ragioniere che ha ricevuto la sua formazione scientifica su tutto lo scibile umano (dai microchip sottocutanei alle scie chimiche, dalla bellezza ed ineluttabilità dell'auto ad idrogeno alle "washball in ceramica" che sostituiscono i detersivi), in una Università nota come "Derby Club".
Io ce l'ho con quelle masse compatte di miei connazionali pronti a riempire le piazze del vaffanculo, al seguito nel nuovo "Quelo" di guzzantiana memoria. Ce l'ho con un popolo di connazionali che non hanno mai letto un giornale, ma che hanno lo stesso diritto di voto dell'Ing. Brencich. Uno vale uno. E così il genovese ragioniere-comico-tuttologo contribuisce a consegnare la Liguria e le zone limitrofe ad un disastro che durerà dieci anni. Sono curioso di leggere cosa scriverà Marco Travaglio, mentore del grillismo, sulle stronzate sparate da Grillo sulla Gronda Sud, sulla perfezione del Ponte Morandi, e sul perchè sia sparito pochi minuti dopo il crollo un comunicato del MòViMento 5 Stalle che appoggiava i "No Gronda", spiegando urbi et orbi che il ponte Morandiera una meraviglia che sarebbe durata nei secoli dei secoli. Travaglio si faccia una domanda, e si dia una risposta.
Ma tranquilli! Il Governo Fascio-Grillino guidato da un avatar chiamato VisConte Dimezzato aveva già dato "disposizioni" per il controllo e la messa in sicurezza di TUTTI i ponti italiani. Quando è successo tutto ciò? Perchè non ce lo hanno detto? Questi idioti sanno che il numero dei ponti e dei viadotti in Italia si avvicina, secondo gli ultimi censimenti, a 67.000 unità? E che il numero degli ingegneri (inclusi quelli che sono laureati da un paio d'anni, e che ancora non hanno progettato neanche un sottoscala) sono meno di 240.000? Quanti decenni ci vorranno per i controlli? Quanti soldi per la messa in sicurezza? Ma metteremo in sicurezza, allo stesso tempo, anche le scuole, di cui oltre i due terzi non sono a norma? E anche le ferrovie a binario unico? E manterremo in piedi anche le stronzate del reddito dei cittadinanza e della flat-tax? Dei 10.000 chilometri di piste ciclabili non parla più nessuno? E delle favolose macchine ad idrogeno?
No, lo giuro. Non ce l'ho col comico bollito, ma quando entro in una vettura del metrò. guardo le otto persone sedute di fronte a me, e penso che almeno tre di loro hanno osannato questo ridicolo "nientologo", mi dico che l'Italia MERITA tutto quello che le succede. Un paese che una volta aveva alla sanità tale Veronesi, e adesso ha una diplomata del liceo classico; che una volta all'economia aveva tale Ciampi, e adesso ha lo steward dello stadio San Paolo di Napoli, è appena all'inizio del collasso totale.
Italiani brava gente.
Tafanus
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