Dopo alcuni mesi in cui Di Maio ed i pentastellati risultano presenti in tutte le salse in televisione e sui social media (peraltro identicamente a Salvini ed alla lega, in genere per delle figuracce non male) gli italiani si stanno lentamente rendendo conto che la “competenza” (lasciamo perdere l’”onestà”, quella la valuteranno i magistrati) dei componenti del governo in carica è perlomeno dubbia.
Dopo un paio di scappellotti europei il governo forse farà un “ritocco” alla manovra è chiaro che questa manovra è frutto di dosi massicce di dilettantismo e ciarlataneria, e la ricerca di un compromesso di facciata costringerà il governo a ricorrere a finzioni ed ipotesi ancora più assurde e incredibili di quelle utilizzate finora e definibili come uno storytelling platealmente falso o certamente ingannevole.
Tutti i limiti di un movimento in gran parte in buona fede (per quanto concerne la base, ovviamente) ma cresciuto sotto lo stretto controllo di un’organizzazione di marketing ed il telecomando di qualcuno il cui modo di pensare e comunicare non è legato ad una analisi informata della realtà ed alla ricerca di soluzioni realistiche e costruttive, ma il mantenimento dello storytelling, che si fa di giorno in giorno più complesso, perché la realtà non è facilmente manovrabile come la comunicazione tv o quella dei nuovi media.
Osservate che alla prova dei fatti Renzi, che le ha sparate grosse (ma non al livello dei 5stelle) al momento della verità è stato allegramente fiocinato dagli stessi elettori: immaginate quando la massa delle persone scoprirà che i punti dei cinque stelle erano (oggettivamente) fandonie raccontate da persone incompetenti incapaci di fare due semplici conti.
Parliamo del reddito di cittadinanza: considerato che stiamo parlando di almeno 5 milioni di persone che vivono sotto il livello definito di povertà (secondo quello che definisce ISTAT) pagare 780 euro per 12 mensilità a circa 1,5 milioni di nuclei familiari costerebbe dai14 ai 15 miliardi di euro l’anno.
Per chiarire il concetto, non è che queste cifre siano state contestate dai pentastellati: anzi, circolano almeno quattro stime indipendenti del costo del reddito di cittadinanza provenienti del M5S stesso, dell’Istat, dell’Inps (quando ancora non era invisa al governo), e degli economisti Baldini e Daveri, e tutte concordavano su un costo di 15 miliardi.
Poiché questo governo non ha mai diffuso le cifre analitiche dei costi previsti per questa operazione, appare evidente che fin dalla partenza vi è un buco di 8 a fronte dei 7 stanziati, e tutto ciò immaginando che vi sia una chiarezza (impossibile in politica, ma tant’è) che definisca quali possano essere effettivamente i beneficiari di questa operazione.
Qualcuno ipotizza che il governo ridurrebbe la platea dei beneficiari grazie alla clausola delle tre offerte di lavoro, ma anche questa clausola era già nel programma del M5S e nel contratto di governo, e la misura era già cifrata a 15 miliardi, e si tratterebbe comunque di una soluzione inefficace in quanto le offerte di lavoro dovrebbero essere “congrue”: e chi definisce la congruità delle offerte ?
Ci auguriamo (ma già sappiamo che così sarà) che non siano i tribunali amministrativi a prendere queste decisioni: immaginate il TAR del Lazio, che davanti ad un comportamento chiaramente contro il codice di navigazione aerea di Ryanair che ha deciso di far pagare il bagaglio a mano dei passeggeri (comportamento bloccato dall’antitrust) ha deciso di bloccare… l’antitrust sbeffeggiando una legge (il codice di navigazione) senza consultare ENAC ed ENAV.
Complimenti, anche a nome dei passeggeri italiani: quelli esteri che arrivano in Italia infatti rimangono allibiti da questa chiara differenziazione fra Italia e resto d’Europa decisa da giudici senza alcuna competenza nel settore aereo che garantisce un vantaggio competitivo ad un vettore notoriamente “spregiudicato”.
All’alea di questi personaggi (ricordiamo ancora il nome di Carnevale) vogliamo affidare una serie di contenziosi sull’opportunità o meno di pagare il cosiddetto “reddito di cittadinanza” ? I bilanci dello stato sono controllati strettamente dalla comunità europea: che certezze di spesa diamo oggi con questi dilettanti al potere? Del resto l’andamento dello spread evidenzia quanta fiducia gli investitori istituzionali ripongano in questo paese.
Analizzando la manovra finanziaria una sola cosa è certa: qualsiasi provvedimento avrà costi molto crescenti nel tempo, mentre il governo pianifica lo stanziamento di circa 10 miliardi per ognuno dei prossimi tre anni, insufficienti anche solo per il reddito di cittadinanza.
Considerate che tutte le simulazioni dell’Inps mostrano che sotto ogni ipotesi plausibile di riforma la spesa pensionistica aggiuntiva aumenterà nel tempo, e di tanto: sia per il meccanismo delle finestre, sia perché, intuitivamente, nei primi anni la riforma aggiungerà nuovi pensionati ogni anno.
Nascondersi dietro un dito, insultare Tito Boeri o Padoan, affidarsi ai social e alla tv per intorbidare le acque, andare in TV raccontando sempre lo stesso storyboard imposto dall’alto non può cambiare i numeri.
In altri termini raccontare balle (specialità del bomba, che ne ha pagato e ci farà pagare le conseguenze) non paga: per esempio il piano di dismissioni immobiliari, previste in 600 milioni di euro dalla Nota di Aggiornamento di fine settembre sono passate a 18 miliardi nella recente lettera alla Commissione europea.
Per fornire un’idea di quanto questa cifra sia assolutamente folle teniamo conto che indicativamente questo importo rappresenta circa il 20% del valore di mercato di tutti gli immobili pubblici disponibili, e che questa ipotetica vendita dovrebbe essere realizzata in dodici mesi.
Anche ipotizzando che l’acquisto sia effettuato da Cassa Depositi e Prestiti (un mero giro di cassa) questa operazione non è possibile date le stringenti regole europee sui bilanci: in altri termini quella proposta da questo governicchio è una cosa che in gergo si definisce una vera e propria “bufalazza”.
Più che il contenuto stesso della manovra sono queste ripetute dimostrazioni di superficialità e incompetenza che spaventano i mercati, come quella della sottosegretaria all’Economia Laura Castelli, la quale ha affermato in televisione che un aumento dello spread non aumenta i tassi pagati dalle famiglie sui mutui e che “non è detto che chi ha studiato dica cose più corrette di uno che non ha studiato”.
Non è complesso comprendere il livello di superficialità presente in questa affermazione: credo sia chiaro al mondo che le banche raccolgono denari dai risparmiatori con due strumenti, depositi e obbligazioni, e li prestano a famiglie e imprese.
Se lo spread sale, il tasso di interesse su depositi e sulle obbligazioni bancarie sale perché i tassi di queste ultime sono legati a filo doppio a quelli del debito pubblico italiano.
Come tutti hanno verificato sulla propria pelle le banche, che guadagnano sul differenziale fra tassi attivi e passivi, provvedono ad incrementare i tassi passivi dei clienti per salvaguardare i propri margini non appena ci sono “venti” di incremento dei tassi di interesse: del resto stipulare oggi un mutuo a tasso fisso comporta un tasso che nel prossimo futuro non varierà, e quindi (giustamente) le piattaforme finanziarie provvedono a ritoccare verso l’alto il valore dei tassi di interesse a cui prestano il denaro.
Laura Castelli non è un’economista, non ha un cursus universitario rilevante e semplicemente, come tanti suoi colleghi, è drammaticamente impreparata, e la cosa più grave è che è stata messa lì proprio per questo motivo.
In altri termini chi guida il Movimento Cinque Stelle ha preordinato una strategia dove chi assurge ad incarichi interni deve rappresentare solo ed esclusivamente un “drone” telecomandato, e dove qualunque vento di deriva viene bloccato garantendo alle teste dietro il movimento pieno controllo (e qui va detto chiaramente che le avvisaglie di una deriva autoritaria interna al Movimento erano evidenti da anni).
Era infatti chiaro che le candidature sulla piattaforma Rousseau fossero teleguidate, e che la scelta dei candidati fossero tutto tranne che trasparenti: non ci dobbiamo certamente stupire oggi se al governo troviamo dei fantocci incapaci di fare un minimo di verifica allo stupidario che ci hanno regalato negli ultimi tempi.
Vaccini, bilanci farlocchi, reddito di cittadinanza e “quota 100” senza coperture, condoni incredibili (e anticostituzionali, peraltro) raccontano una storia di incompetenza ai bassi livelli ma anche un delirio di onnipotenza (incompetente) anche ai livelli più alti del Movimento.
Quindi non è che non ci si renda conto di quanto siano penosamente imbarazzanti tante persone che hanno responsabilità di decisione e di comunicazione: questi personaggi, abituati a pensare che l’analisi della realtà sia irrilevante e che con la ripetizione ossessiva di teorie della cospirazione si possa far ingoiare quasi tutto a quasi tutti, applicano questo stesso metodo anche alla costruzione e presentazione della manovra (in questo ben anticipati da FI e dal PD, a dire la verità).
Inutile dire che questo lascia spalancate le porte a chi, nonostante un livello bassissimo (ma pur sempre migliore di quello mal esibito dai cinque stelle) propugna le proprie idee in maniera non originale ma formalmente attiva (vedasi l’affaire rifugiati) portandosi in vantaggio elettorale enorme.
Ora, facciamoci una domandina: ma nessuno si è accorto che con uno spread a 300 paghiamo 70 miliardi di interessi annui mentre con uno spread a 70 ne paghiamo 16 ? Una manovra in deficit causa 34 miliardi di maggior debito all’anno più maggiori costi in termini di interessi per altri 54, per un totale di 90 miliardi l’anno?
Ai posteri l’ardua sentenza.”
Axel
Al lucidissimo articolo di Axel, che ringrazio, vorrei aggiungere alcune precisazioni:
-a) Dal "radar delle minchiate nero-marron è ormai sparita totalmente la più grossa "salvinata", e cioè la flat-tax per TUTTI al 15%, che ovviamente avrebbe dato da zero a due centesinìmi ai ceti più bassi, a avrebbe dato alcune milionate di euri all'anno al Marchionne buonanima, ai Benetton di Società Autostrade, a ad altre migliaia di bisognosi dello stesso tipo.
-b) Inizialmente il reddito di cittadinanza propagandato per i gonzi ad uso elettorale era declinato così: 780 euro a dieci milioni di cittadini (scordandosi di dire che 780 euro prescindevano da altri eventuali redditi più bassi). Ma facciamo finta che si sia trattato di qualcosa che si sono dimenticati in buona fede di citare. Facciamo finta che i beneficiari siano coloro che guadagnano da ZERO a 779 euro. Il reddito mediamente da integrare sarebbe quindi, presumibilmente, un reddito intorno a 400 euro da portare a 780. Significa un costo di 380 euro al mese, o di 4560 euro all'anno, per 10 milioni di persone. Quindi di circa 44 miliardi all'anno.
-c) Ma il reddito di cittadinanza cesserebbe al terzo rifiuto di una congrua offerta di lavoro. Dunque, sedetevi. Mettetevi comodi e pensate a questo: in Italia, storicamente e da decenni, i posti di lavoro si muovono fra 20 milioni e 22 milioni TOTALI. E in questo paese sono già pronte trenta milioni di offerte di lavoto????? Vi scappa da ridere? A me scappa da piangere.
-D) Infine, tre domande alle quali non sono in grado di dare neanche una rispostina scema ed ipotetica:
-d1) premesso che queste offerte dovrebbero arrivare dalla Agenzie per il Lavoro (fac-simile degli uffici di collocamento), quante Agenzie servirebbero per gestire questo fiume di decine di milioni di offerte di lavoro inesistente?
-d2) Quanto costerebbe (struttura e personale) ogni Agenzia?
-d3) Cosa avrebbero di diverso dagli attuali, inutili Uffici di Collocamento, le mitiche Agenzie per il lavoro???
Beh... non dobbiamo essere totalmente negativi sui risultati delle Agenzie per il Lavoro. Un certo numero di posti di lavoro li creeranno: per i propri addetti, forse scelti dalla "Piattaforma Russeau"
Tafanus
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