Le recensioni senza inutili millanterie del giornalista e autore comico per L'Espresso (Luca Botturo)
“Un pensiero a chi pensa che il problema della sinistra è il mio carattere” (immagini di folla plaudente).
Non fosse per il congiuntivo dalemiano, e per quella parola sostanzialmente estinta, sinistra, sarebbe difficile distinguere questo tweet da uno di Salvini. Mancano solo i bacioni. Invece, naturalmente, è figlio del senatore semplice di Rignano. Il cui storytelling, replicato a valanga dai fan social, che si muovono a stormi proprio come quelli governativi, è esattamente questo: criticavate Renzi solo perché non vi stava simpatico, ora beccatevi i giallobruni.
Personalmente trovo Matteo Renzi simpaticissimo. Ancor di più da quando si è messo a fare il mio mestiere, cioè compitare battute più o meno sapide (“più” sono le sue, “meno” sono le mie) che illuminano questa surreale notte della Seconda Repubblica.
Il talk show della Leopolda, a proposito di recensioni, era perfetto: scenografia, tempi, ospiti. Insulti, anche. Testi comici, pure. Scritti, recitati, isolati in brevi clip da ritwittare a nastro dal proprio account ufficiale: “Come si fa a criticare la Francia proprio nell’anno in cui hanno vinto i Mondiali e noi non ci siamo neanche qualificati?”.
INCISO - Caro Renzino, non sai di politica, non sai di psicologia, non sai si economia, ma almeno li tagliano sallo! Due perle alla Di Maio:
# "Un problema per chi dice che il problema della sinistra è il mio" ("sia" il mio, Renzino, "sia"...)
# "...criticare la Francia proprio nell'anno in cui hanno vinto i mondiali (" la Francia "ha" vinto i mondiali, Renzino, "ha"...)
Un trampolino di lancio che verosimilmente porterà, nel giro di qualche mese, alla resurrezione politica del cosiddetto Giglio Magico. Perché l’italiano, si sa, è un popolo fatto a mareggiata. Prima o poi rifluisce alla ricerca di rive conosciute. Specie se, ed è il caso in oggetto, la spiaggia si è allungata di chilometri per effetto dell’imminente tsunami provocato dal Circo Conte. Proprio per questo, perché Renzi è simpatico, e perché dice una cosa platealmente non vera (non si perde il 22 per cento per colpa del carattere: e chi sei? Andrej Cikatilo?) che mi pregerei, ove concesso, di spiegare perché alcuni di noi - e manco so chi siamo noi, giuro - covano nel 2018 alcune perplessità che erano tali anche nel 2017. E nel 2016. E nel 2015. Più o meno quando qualcuno cominciò a significare che il PD andava a sbattere, molto prima che accadesse e che gli incidentati dessero la colpa ai sensori di parcheggio.
Del linguaggio ho scritto. Gufi e rosiconi è un copyright renziano. Salvini l’ha affinato a colpi di clava. Ma presentarsi come l’alternativa sorridente al cupore degli altri e additare i diversi pareri come frutto di invidia o della volontà di menar gramo è:
Un trampolino di lancio che verosimilmente porterà, nel giro di qualche mese, alla resurrezione politica del cosiddetto Giglio Magico. Perché l’italiano, si sa, è un popolo fatto a mareggiata. Prima o poi rifluisce alla ricerca di rive conosciute. Specie se, ed è il caso in oggetto, la spiaggia si è allungata di chilometri per effetto dell’imminente tsunami provocato dal Circo Conte. Proprio per questo, perché Renzi è simpatico, e perché dice una cosa platealmente non vera (non si perde il 22 per cento per colpa del carattere: e chi sei? Andrej Cikatilo?) che mi pregerei, ove concesso, di spiegare perché alcuni di noi - e manco so chi siamo noi, giuro - covano nel 2018 alcune perplessità che erano tali anche nel 2017. E nel 2016. E nel 2015. Più o meno quando qualcuno cominciò a significare che il PD andava a sbattere, molto prima che accadesse e che gli incidentati dessero la colpa ai sensori di parcheggio.
Del linguaggio ho scritto. Gufi e rosiconi è un copyright renziano. Salvini l’ha affinato a colpi di clava. Ma presentarsi come l’alternativa sorridente al cupore degli altri e additare i diversi pareri come frutto di invidia o della volontà di menar gramo è:
1) Diseducativo.
2) Porta acqua al mulino dell’aggressività altrui.
Dei temi affrontati aggiungo ora: le reprimende ai giornalisti, i muscoli mostrati all’Europa (indicata come il mostro che troppo prendeva e nulla restituiva), l’insistenza sullo Stato invadente - se la rottamazione delle cartelle non volete chiamarla condono, chiamatela sanatoria: ma quello è - il battere sui temi della sicurezza ogni 2x3 sono tutti stratagemmi difensivi, denotano subalternità culturale, seminano nel campo avversario. Dentro al quale hanno raccolto i postfascisti padani e i criptoautoritari del vaffanculo, che restano incompetenti come agli esordi ma hanno preso dimestichezza col potere; basti vedere Crimi in edizione Starace contro i giornali. E sono molto più pericolosi.
Ma soprattutto è la ricerca del consenso nel breve che fotte - come credo dicesse Schopenhauer - i democratici. Se uno statista lavora per le prossime generazioni e un politico per le prossime elezioni, l’attuale popolo eletto (tutto: questo è il dramma) lavora per il prossimo like. Si cerca di recuperare l’adesione spicciola invece di lavorare per quella futura. Si vive, questo fa Renzi, in una gabbia competitiva che non solo obbliga a inseguire le prodezze social altrui (leggetevi i profili dei deputati e senatori Pd, cristosanto: la Ferragni è meno vanitosa) ma addirittura quelle del proprio partito. Martina presenta un Def alternativo? Renzi e Padoan mostrano il loro. Calenda lancia un fronte civico? Renzi vara il suo. Zingaretti si palesa? Fate entrare Minniti! Il tutto in un dentro e fuori dal Partito Democratico nel quale è previsto che la traversata nel deserto se la sciroppi il segretario pro tempore mentre quel che resta dell’opposizione, immobile, resta seduta sulla riva del fiume in attesa di veder passare il proprio cadavere. Per motivi di lavoro sono appena stato in Venezuela. Là ci sono già due parlamenti, una moneta sovrana con l’inflazione a scatto quotidiano, un populismo realizzato che fino all’altro ieri i Cinquestelle indicavano come modello. Sembrava di stare - lì sì - nel “Ritorno al Futuro” dell’Italia di giovedì prossimo.
Per evitare il quale, probabilmente, basterebbe che ognuno ricominciasse a fare il proprio: i simpatici provino a fare i simpatici, i politici si rimettano a fare politica.
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