Come annunciato, vorrei esporre alcune considerazioni sul problema delle case abusive, sulle "sanatorie", sui costi, sulla distribuzione delle respondabilità.
PREMESSA - Le sanatorie sono un incentivo alla costruzione disinvolta di altre case abusive, esattamente come i condoni fiscali sono un incentivo a generare altra evasione. Perchè mai dovremmo pagare le tasse - noi fessi - tante, maledette e subito, se invece altri (molti, moltissimi altri) sono abilitati/abituati a pagare dieci anni dopo la decima parte del dovuto?
Vorrei raccontare un episodio illuminante. Alcuni anni fa, io, mia moglie e mia figlia eravamo a Capri, ospiti di ricchi amici napoletani, da dove saremmo partiti con la loro barca a vela per una vacanza alle Isole Eolie. Bellissima giornata. Facciamo una bella passeggiata a piedi verso Punta Tragara. La visione del mare e dei faraglioni viene interrotta da una villetta. Il nostro amico (che di mestiere fa il costruttore) ci spiega che è una villa completamente "ex-abusiva", costruita scientemente da una persona che conosceva. Area assolutamente protetta. Il suo conoscente aveva acquistato una specie di cubo di cemento di pochi metri con qualche po' di terreno intorno, praticamente su un dirupo vista mare (una volta era il punto di captazione di un pozzo artesiano). Terreno non adatto a nulla: né alle costruzioni - vietatissime - nè all'agricoltura. Aveva calcolato tutto: un tot (pochissimo) per l'acquisto del dirupo: un tanto per sbancare quanto bastava per costruire la villa, e un tot per la "sanatoria". Il tutto era costato poche centinaia di milioni di lire dell'epoca, ma la villa "sanata", ormai intoccabile, e fornita di tutti i servizi, adesso valeva un tesoro.
Una volta fatta la "sanatoria", nessun fornitore di servizi ha potuto rifiutarsi di far arrivare fino in casa acqua, fogna, elettricità, gas.
SINDACI E ABBATTIMENTI - Abbiamo sentito più volte, in questi giorni, mettere sotto accusa sindaci di piccoli comuni, rei di non aver abbattuto costruzioni abusive e definitivamente dichiarate non sanabili. Sono tantissime. Un milione circa. Molte di meno delle "sanate", che sono ormai la vera metastasi del nostro territorio, perchè contro una casa "sanata" non si può fare più niente. Ma torniamo agli abbattimenti leciti (anzi, obbligatori). In questi giorni abbiamo sentito degli sprovveduti sindaci arrampicarsi sui vetri per il mancato abbattimento (non abbiamo ricevuto la sentenza definitiva per l'immancabile "ricorso al TAR", e roba di questo genere). E ci siamo chiesti perchè non dire la verità, che è molto più semplice; anzi "le" verità. Proviamo ad elencare le più evidenti:
-a) I sindaci non hanno i soldi per fare gli abbattimenti, che costano tantissimo. La cifra media più gettonata parla di 30/50.000 euro. Siamo quindi ad una spesa complessiva di 30/50 miliardi di euro.
-b) La maggior parte degli abbattimenti riguarda centri medio-piccoli delle regioni dominate dalla criminalità organizzata (Puglia, Calabria, Campania, Sicilia). Nei piccoli centri controllati dalla malavita a quale sindaco si può chiedere di offrirsi a petto nudo alla lupara del picciotto? Da chi lo farà proteggere, lo Stato? Dalla vigilessa? Uno stato che non è riuscito a proteggere bersagli grossi e largamente anninciati (Dalla Chiesa, Mattarella, Imposimato, Falcone, Borsellino, Livatino e tanti altri) improvvisamente diventerà capace di proteggere i mille sindaci delle mille Casteldaccia?
-c) Gli abbattimenti nella peggiore delle ipotesi in certi luoghi sono fatti a rischio della vita del sindaco, e in quasi tutti i paesi dominati dalla criminalità organizzata non pagano politicamente. Siamo sicuri che un sindaco che abbia fatti abbattere anche solo un capanno in un paesino dominato dalla mafia, dopo aver fatto il sindaco sarebbe stato eletto ben pasciuto consigliere regionale?
Consentitemi di citare per una volta il "Tafanus": nel ritaglio d'immagine l'incipit di un post del Tafanus del 22 agosto dell'anno scorso. Fra l'altro da un articolo di Repubblica apprendiamo che il consiglio comunale di Licata (paese di cui si occupa l'articolo) il sindaco, reo di voler far rispettare la legge, era stato sfiduciato e dimesso da una giunta alfaniana...
CASE ABUSIVE SANATE E NON - Il problema grosso non sono quel milione di case abusive da abbattere perchè non sanate. Il problema grosso sono quelle case ormai irrimediabilmente intoccabili perchè "sanate", e quindi a posto con la legge. In alcune regioni queste arrivano a superare, e di molto il 50% del totale. Quindi sulle case "ex-abusive" c'è poco da fare, se non pregare Giove Pluvio e il Dio dei Terremoti di non sparare ad cazzum, ma di prendere bene la mira. Sulle altre (quelle non sanate) c'è intanto da fare una suddvisione, anzi due
-a) fra prime case e seconde case;
-b) fra case non sanate per ragioni urbanistiche (ad esempio per violazione del piano regolatore) e case non sanate perchè costruite in zone ad alto rischio (alluvionali, sismici, vulcanici, su terreni a rischio frane, etc...)
ORDINE DI PRIORITA' - Premesso che abbattere un milione di case non è uno scherzo, sarebbe logico stabilire dei criteri di priorità. Da doce cominciare? Se dipendesse da me, l'ordine di priorità sarebbe il seguente:
-1) Seconde case costruite in zone a rischio. Su queste non avrei la minima esitazione. La seconda casa non è certo un segnale di disagio economico, e nessuno viene buttato fuori di casa a dormire in macchina. Inoltre, il possesso di una seconda casa, spesso abitata per un mese all'anno, non è certo un segnale di disagio economico. Quindi priorità assoluta, con costo a carico del proprietario. Possibili rateizzazioni, con ipoteca sulla prima casa.
-2) Seconde case costruite in zone non a rischio, ma in aree vietate dai piani regolatori. Stesse modalità previste per le case di cui al punto precedente, ma grado d'urgenza inferiore.
-3) Prime case costruite in aree a rischio. Costo dell'abbattimento, e di una nuuova soluzione abitativa, da graduare in funzione del reddito e del patrimonio della "vittima". Zero provvidenze per chi ha possibilità elevate, costi a parziale carico dello stato per i meno abbienti (fino ad includere l'assegnazione di una casa popolare in affitto).
-4) Prime case costruite in aree vietate dal piano regolatore - Stesse modalità economiche di cui al punto -3), ma minore urgenza per i tempi di esecuzione.
CASE ABUSIVE MA SANATE - Sia i proprietari di quelle costruite in aree a rischio che quelle costruite in aree vietate dai piani regolatori, il minimo che si possa pretendere è che vengano ricalcolati i REALI costi di urbanizzazione, e che questi vengano messi a totale carico degli "abusivi sanati". Ma per questa tipologia di case è utopia pensare all'abbattimento, sia perchè sono milioni, sia perchè dal punto di vista giuridico sono a tutti gli effetti case in regola con la legge. Per queste case, l'unica medicina è il tempo. Tempi biblici, ma inutile perdere tempo a blaterare su cose inutili. In Italia sopravvivono le cose illegali, figuriamoci quelle legali (o legalizzate, per un pugno di noccioline...)
COSA FARE (CHI, COME)
-1) attuare un piano che non richieda un secolo per l'abbattimento delle case abusive non sanate, nell'ordine cronologico prima indicato
-2) Essere realistici, ed affidare le demolizioni non già alla responsabilità di sindaci senza mezzi, minacciati e impauriti, ma ad unità territoriali del Genio Militare create ad hoc, e che facciano per qualche anno solo quello. Mafia, camorra, 'ndrangheta possono intimidire piccoli sindaci, ma non le Forze Armate. Infine sul lavoro dei genieri è difficile costruire un giro di mazzette (cosa facilissima quando si appaltano lavori di questo genere a impresine locali). E i genieri militari li paghiamo tutti i giorni di tutto l'anno, anche nei giorgi in cui sono incolpevolmente non impegnati.
-3) Varare o modificare le leggi che regolano i rapporti fra i richiedenti servizi, e le società fornitrici (elettricità, gas, acqua). Le società che forniscono servizi a richiedenti privi della documentazione di abitabilità dovranno essere ritenuti corresponsabili (sul piano penale e civile) quanto i "committenti". La pubblica amministrazione non dovrà fornire servizi quali strade, fogne, acquedotti.
-4) Gli uffici tecnici comunali dovranno dotarsi di personale ispettivo che finalmente VEDA ciò che finora nessuno ha visto, e cioè il sorgere dalla mattina alla sera di un cantierino o di un cantierone al quale non corrisponda una univoca licenza edilizia. Non servono dei costosi ingegneri. Bastano dei ragazzi dotati di una Panda, di un software che ottimizzi il percorso di ispezione che copra nella maniera più razionale tutta la rete viaria comunale una volta al mese, e addestrati ad usare nella maniera migliore programmi come "Google Hearth" e "Google Street View" (cosa che molti giovani sanno già fare benissimo).
-5) I sindaci inadempienti potranno essere incriminati per omissione di atti d'ufficio.
-6) Last but not least: ridurre all'impotenza, a furia di calci in culo, qualunque politico che osi ancora proporre "sanatorie" sul tema dell'abusivismo.
P.S.: Suggerimenti integrativi aggiuntivi sono benvenuti. L'idea è quella di fare forma compiuta ad un documento che ognuno di noi si impegnerà a diffondere in rete, inviare ai giornali, ai politici, agli opinion-makers. E - perchè no? esaminare la possibilità di raccogliere le firme necessarie (50.000). Nemero alto, ma non impossibile, specie se riuscissimo ad associare alla raccolta qualche partito e/o associazione ambientalista, sindacato, giornale con buona diffusione.
Niente di astrale. Semplicemente, delle proposte ragionevoli per trasformare finalmente l'Italia in un paese quasi civile
APPENDIX
Ricordando Rigopiano: l'albergo era stato costruito abusivamente, e nel punto più idiota: alla fine di un canalone che terminava, stringendosi sempre di più, proprio verso l'albergo (avete presente il "tubo di Venturi?)
Dal monitoraggio del sito "Edilportale.com" è risultato che in 1109 comuni (l’82% del campione esaminato) sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana. Nel 58% dei comuni campione nelle aree a rischio sono presenti fabbricati industriali che, in caso di calamità, compartano un grave pericolo oltre che per le vite dei dipendenti, per l’eventualità di sversamento di prodotti inquinanti. Nel 18% dei comuni campione, nelle aree a rischio idrogeologico sono state realizzate strutture sensibili come scuole e ospedali. Nel 24% dei casi, inoltre, risultano a rischio strutture ricettive e commerciali.
REGGIO CALABRIA - Per gli studenti una casa sul greto del torrente
Dagli Anni 50 nella città di Reggio Calabria i tanti corsi d’acqua sono stati tombati o cementificati. Dall’inizio del 2000, in particolare, proprio nell’alveo della fiumara Annunziata sono stati avviati i lavori – a tutt’oggi incompiuti – della «Casa dello Studente», un edificio di 400 alloggi per studenti progettato dall’Università. I lavori, sospesi dal 2002 per l’aumento dei costi e per l’evidente assurdità della localizzazione (esattamente sul greto di un torrente che periodicamente esonda in modo rovinoso) sono stati avviati nonostante la zona sia ad alto rischio idrogeologico secondo il Piano d’Intervento della Regione Calabria. Da molti anni resta lo scheletro dell’edificio,anche se ormai è evidente che non ci sono alternative alla demolizione totale. Fonte . Il Secolo d'Italia
Tafanus
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