C'è un animale in Italia che non si estinguerà mai: il Gattopardo

"...Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire..." (credit Blade Runner)

Ieri avevo scritto un post sulle prime, immediate delusioni che mi avevano creato le prime uscite pubbliche del "nuovo" segretario del PD. Non mi ripeterò. Chi vuole, può leggere il post precedente.  Devo anche dare credito all'amico Uther Pendragon, al quale devo la creazione e/o la diffusione del nick-name del "nuovo" segretario del PD: 

Zingarenzi

Ieri gli elementi di maggior disagio si chiamavano TAV, la seconda carica della Direzione assegnata a Debora Serracchiani (una delle principali responsabili della distruzione del PD), l'annunciata chiusura alla sinistra-sinistra. Oggi accade qualcosa di ancor più osceno: si apprende della cooptazione in Direzione Nazionale di tale Maria Etruria Boschi.

Non ho voglia di commentare. Auspicavo una catarsi, una distruzione totale del renzismo, e anni di purgatorio prima di una possibile, lenta e difficile rinascita della sinistra, e mi ritrovo ancora con la Serracchiani e la Boschi, saldamente inchiavardate alle seggiole con solidi tasselli ad espansione Fischer, praticamente indistruttibili. E ora godiamoci le immagini che faranno la storia del nuovo gattopardismo:

Gattopardismo s. m. (anche, meno comunem., gattopardite s. f.). – Nel linguaggio letter. e giornalistico, l’atteggiamento (tradizionalmente definito come trasformismo) proprio di chi, avendo fatto parte del ceto dominante o agiato in un precedente regime, si adatta a un nuova situazione politica, sociale o economica, simulando d’esserne promotore o fautore, per poter conservare il proprio potere e i privilegi della propria classe. Il termine, così come la concezione e la prassi che con esso vengono espresse, è fondato sull’affermazione paradossale che «tutto deve cambiare perché tutto resti come prima»

Tafanus