Tria: «Spazzatura contro di me, ma l’intimidazione non passa. Come reagirebbero i mercati se andassi via dal governo?»Il ministro dell’Economia e l’assalto dei 5 Stelle: ho subito violazioni della mia privacy. La strategia per indebolirlo. Il M5S ha pensato di trovare un sostituto
La diffidenza dei 5 Stelle verso Giovanni Tria si è radicata nei mesi di governo con le resistenze del ministro dell’Economia ad alcune delle richieste più audaci del Movimento. Non è un caso se gli attacchi dei leader del M5S ai suoi collaboratori più stretti sono iniziati in settembre, con le prime scelte sul bilancio. Ma il caso attorno alla consigliera Claudia Bugno sembra diventato per i 5 Stelle l’innesco per ciò che il Movimento cercava da tempo: un argomento per cercare di indebolire il ministro e magari renderlo più malleabile su tutto ciò che a M5S e Lega interessa. Nell’immediato, il decreto per il rimborso degli investitori che hanno perso i risparmi nelle banche; subito dopo, la partita per la gestione di Cassa Depositi e Prestiti e una sua eventuale vocazione di banca di Stato con il denaro dei contribuenti. Il ministro liquida le accuse di favoritismo alla sua collaboratrice in modo netto: «Ho subito un attacco spazzatura sul piano personale. Le cose possono apparire molto diverso a seconda di come si presentano», dice. Il ministro è furioso per come sia stata coinvolta la sua famiglia. «Ci sono violazioni della privacy — dice —. Mi chiedo chi è che passa ai giornalisti queste cose». Senz’altro all’emergere del caso Bugno i 5 Stelle hanno dapprima avevano pensato di far rotolare la testa del mite professore di Tor Vergata. Poi però ci hanno ripensato quasi subito, forse anche per la difficoltà di trovare un’altra figura adeguata al dialogo con i mercati, con Bruxelles e accettabile anche per il Quirinale.
«Interessi più grandi di quanto io stesso mi renda conto»
Oggi però attrarre un profilo del genere è quasi impossibile per un governo litigioso, traballante, senza una chiara visione di politica economica. All’idea che qualcuno cerchi di spingerlo alle dimissioni, Tria taglia corto: «Sciocchezze. Se andassi via dovremmo vedere quale sarebbe la reazione dei mercati». Nasce forse anche dall’impossibilità di fare a meno di Tria la posizione che Lega e M5S stanno prendendo, riassunta dal vicepremier Matteo Salvini: «Dal governo non si dimette nessuno», ha detto il vicepremier leghista; che però ha aggiunto: «I risparmiatori stanno perdendo la pazienza, perché noi abbiamo messo i soldi (dei rimborsi, ndr) a bilancio». Qualcosa di quasi identico ha poi detto ieri sera anche il suo pari grado di M5S Luigi Di Maio. Quanto a Tria, in queste ore probabilmente si sta chiedendo se gli attacchi alla sua persona proprio ora non nascondano un tentativo di indurlo a più miti consigli sui rimborsi ai risparmiatori e altri dossier. Non a caso dice: «L’intimidazione non passa». Di sicuro, in queste settimane restano due grossi casi nei quali la posizione del ministro non è in linea con quella delle forze di maggioranza: il rimborso ai truffati delle banche, quelli veri o anche quelli presunti, e gli equilibri all’interno della Cassa depositi e prestiti. «Forse ci sono interessi più grandi di quelli di cui io stesso mi renda conto», riflette il ministro.
Sui rimborsi, da settimane Tria sta evitando di firmare il decreto sui pagamenti ai risparmiatori per una precisa ragione giuridica: rimborsare qualcuno con denaro pubblico senza una sentenza o un arbitrato che attestino la frode espone il ministro e i suoi funzionari a un rovinoso processo alla Corte dei conti. I pubblici ufficiali possono dover rimborsare in proprio il denaro fatto avere ai risparmiatori delle banche senza un atto legale. I soldi dei contribuenti non si distribuiscono in base a semplici dichiarazioni.
Dispositivo sommario
Dunque Tria non firma il decreto e i funzionari del ministero si rifiuterebbero comunque di far scattare i pagamenti sulla base dell’attuale dispositivo, perché questo è troppo sommario nello stabilire i diritti di rimborso. Sembra meno controversa la nomina del nuovo Ragioniere Generale dello Stato in continuità con l’uscente, Daniele Franco: dovrebbe toccare al suo numero due di fatto Biagio Mazzotta. Esiste però un altro dossier sensibile sul quale le idee del ministro non combaciano con quelle dei 5 Stelle e dell’amministratore delegato di Cassa Depositi Fabrizio Palermo. Quest’ultimo vorrebbe cambiare l’amministratore delegato di Sace Alessandro Decio, una scelta legittima per un manager come Palermo arrivato da poco alla guida operativa di Cdp. In ambienti del Tesoro si teme però che le pressioni della politica possano trasformare proprio Sace, che assicura l’export delle imprese italiane, nello snodo di una sorta di banca di Stato: garantire comunque il credito delle imprese con una società controllata indirettamente dal governo, infatti, può far ricadere sul contribuente il costo degli eventuali default. Dunque la maggioranza dei consiglieri espressi dal Tesoro in Cdp per ora blocca la mossa di Palermo su Sace, e i rapporti fra quest’ultimo e Tria si fanno sempre più tesi.
Federico Fubini
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Se uno dei migliori giornalisti economici che l'Italia abbia mai avuto (tanto è vero che è stato costretto ad abbandonare "Renzubblica" dei tempi oscuri, i tempi in cui dal giornale una volta libero, e quindi asservito agli interessi di De Benedetti, tanto amato da Renzi, sparirono di fatto le voci libere di Ezio Mauro, Antonello Caporale, Messina, Bonino, Concita De Gregorio ed altri), una ragione ci deve pur essere...
Insomma, se un paese di semi-analfabeti di ritorno vuole consegnare il 60% del Parlamento a due Capre DOC può farlo (è la democrazia, bellezza), ma dev'essere consapevole e pronto ad accettarne le conseguenze. A questo 60% di italioti io dico solo: "vi dispiace se riprendiamo il discorso sulla grandezza del governo verde-marron un attimo dopo che la finanziaria italiana avrà ricevuto il "pass" dalle istituzioni politiche ed economiche che ci governano?
Solo una preghiera: quando dovremo affrontare i costi della più devastante finanziaria del dopoguerra, nessuno rompa il cazzo lamentandosi. Non il governo dei "Dilettanti allo sbaraglio", e neppure noi, sinistra immaginaria, che consegnando la sinistra al Rottamatore Post DC, abbiamo di fatto consentito il nascere di questo governo di incompetenti senza scrupoli. Guidati da chi?
Lasciatemi parafrasare il mitico Fortebraccio: "...l'auto blu scivolò silenziosa nel cortile di Palazzo Chigi. L'autista si affrettò a scendere e ad aprire la portiera posteriore. Non scese nessuno. Era Conte"
Tafanus
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