Quando muore un amico, anche se lo temi da mesi, la notizia ti arriva addosso come un secchio d'acqua gelata. Oggi è scomparso Carlo. Più di un amico, anche se ci conoscevamo "solo" da 13 anni... Sapevamo che stava male, molto male negli ultimi mesi. Non ci incontravamo spesso. Milano e Venezia non sono una passeggiata, ma i nostri incontri sono sempre stati eventi indimenticabili.
Prima di conoscere Carlo, avevo conosciuto la sua allora compagna, Rita. Intelligente, ironica frequentatrice del Tafanus, quando non c'erano i socials e molti blog pesavano più di certi giorrnaletti di partito. Conoscenza virtuale. Poi un giorno abbiamo deciso di guardarci in faccia, e abbiamo organizzato un incontro conviviale sul Lago di Garda. Una dozzina di persone fra lombardi, piemontesi, veneti. Da allora Desenzano è diventato il baricenrtro degli incontri, abbastanza frequenti, fra "tafani". Punto di ritrovo, il cesso a gettoni che campeggia al centro del parcheggio adiacente al porticciolo.
Fra me, mia moglie Marisa, Rita e Carlo è scoccata una scintilla di simpatia. Tanto forte, che quando Anna e Rita hanno deciso di sposarsi (erano entrambi ddivorziati) ci hanno sorpresp con una telefonata che non dimenticheremo mai: ci chiedevano se... ma in effetti ci ordinavano di... essere noi i testimoni di nozze, non so se siamo rimasti più sorpresi o più commossi.
Poi le nostre visite a Venezia sono diventate più frequenti, e pur lavorando le due belle figlie Chiara e Anna nel settore alberghiero, non siamo MAI riusciti a dormire in un albergo. Non se ne poteva neanche a parlare. "Venite da noi, non ci sono discussioni". E così ogni tanto ci ritrovavamo nella loro bella villa di Mestre, nelle grinfie di due infaticabili organizzatori di giornate... Ho sempre invidiato a Rita e Carlo l'attivismo, il senso dell'umorismo, e l'impegno politico e sociale. La semplicità. Il coraggio di FARE per il prossimo cose che forse io non avrei mai avutoil coraggio di fare. Rita attivissima in MamaAfrica, onlus che sai occupa di aiutare concretamente i bambini africani.
Marisa ed io avremmo mai avuto il coraggio di tenere in casa per anni un ragazzo africano e di sostenerlo affinchè potesse frequentare l'università? e poter sognare una vita degna di questo nome?
Quando muore un amico, che ho conosciuto come infaticabile camminatore, biciclettista, bricoleur, in anni in cui iniziavo già a stancarmi fisicamente a fare la metà delle cose che faceva Carlo, non posso non chiedermi: perchè lui?
Da un paio d'anni Carlo aveva iniziato la discesa, e negli ultimi mesi c'è stato il crollo. Stasera, ci ha telefonato la figlia Chiara, per darci la notizia, ma siamo riusciti a scambiarci solo poche parole. Avevamo entrambi difficoltà a parlare. Mi è venuto in mente il nostro primo incontro. Eravamo ospiti nella loro villa. Di mattina presto, io sono uscito dalla camera da letto per andare in bagno. Mutande e canotta d'ordinanza, pensando che a quell'ora non avrei fatto incontri. Invece incontro in corridoio Chiara: bella, giovane, elegante, sorridente, già tirata a lucido per andare al lavoro. Un sorriso, un ciao... Tu sei Antonio... Io sono Chiara. Un abbraccio... Ci vediamo stasera a cena.
Ora io a Carlo non posso regalare niente. A Rita e alle figlie, per quello che conta, posso solo dire che questo sconclusionato scritto è l'ultima cosa che avrei voluto fare stasera. Voglio ricordare Carlo così com'era, quando a me veniva il fiatone a metà delle comuni passeggiate...
Ciao, Carlo.... Un abbraccio ...e - lo confesso - un po' di "umidità" sulla tastiera...
Antonio
P.S.: A voi e a chi ha fatto parte per anni della cerchia dei tafanidi, regalo qualche foto e un post, che riporta una "rassegna stampa" sulla nostra breve vacanza fiorentina
Rassegna-stampa sull'incontro dei tafani a Firenze
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