Mi ero impegnato a darvi notizie sulle mie condizioni, anche perché sollecitato - con molta discrezione - dagli amici più intimi. Non ho mantenuto l'impegno, non per pigrizia, ma perché dopo il primo soggiorno all'Ospedale di Vimercate (dal 26 luglio all'11 agosto), il quadro clinico si era complicato, al punto da non consentirmi né di creare tensione fra i miei amici, né di tranquillizzarli. Quadro confuso, nonostante la bravura e l'impegno dello staff medico, principalmente perché il tutto è stato reso più difficile dalle mie condizioni pregresse: BPCO (broncopatia cronico ostruttiva), e effetti collaterali della radioterapia radicale alla quale sono stato sottoposto circa 4 anni fa per carcinoma polmonare. Il carcinoma sembra risolto, ma l'area intorno al carcinoma ha ovviamente subito danni, creando una zona che è terreno di pascolo per germi di vario tipo.
Come alcuni di voi sanno, ho fatto un primo ricovero di 16 giorni a Vimercate, dove la "polmonitona" sembrava risolta, a botte di antibiotici molto invasivi, in quantità industriali. In quel periodo sono stato sottoposto a flebo per 900 cc. al giorno. Una esperienza devastante. I miei bronchi erano pieni di robaccia, prima di essere ripuliti con due broncoscopie. La robaccia è un terreno di pascolo per qualsiasi germe, e la sua quantità "frena" l'arrivo dell'antibiotico. La pulizia dei bronchi ha concesso al super-antibiotico di fare il suo lavoro, e dopo 16 giorni di ospedale sono stato dimesso (forse un po' prematuramente... ma non accuso nessuno: io per primo ho fatto pressioni psicologiche per delle dimissioni rapide).
A casa, in pochi giorni, sembrava che stessi riconquistando la guarigione completa. Invece... dopo pochi giorni ecco ripresentarsi prima la "febbriciattola", poi la ricaduta conclamata. Nuovo ricovero, questa volta ancora più lungo (20 giorni) e l'esplosione degli effetti collaterali. L'ospedale spesso guarisce, ma altrettanto spesso, per un organismo ormai privo o quasi di difese immunitarie, può diventare esso stesso causa dell'insorgere di nuove infezioni, spesso di difficile individuazione. La cosa ha persino un suo nome: infezioni nosocomiche, cioè roba che ti becchi anche solo respirando l'aria dell'ospedale.
A questo punto scatta un consulto dello staff con una infettivologa. Nuova broncoscopia, per prelevare espettorato q.b. per avviare una coltura di eventuali germi, e per scoprire se ce ne siamo di nuovi non ancora attaccati con antibiotici specifici. Ne trovano uno, la candida albicans (che poi non è altro che il "mughetto" così diffuso fra i bambini... Roba da matti... alla mia età!). Niente di grave, ma sono altri farmaci, altri buchi, altre terapie, da aggiungere a quelle che già pratico.
Arriva anche una buona notizia: nel giro di un minuto, lo staff decide di interrompere TUTTE le terapie via flebo (d'altronde non avevo più una sola vena capace di recepire altri litri di flebo: gli antibiotici più aggressivi "bruciano" letteralmente le valvoline che si trovano - a noi invisibili - lungo il tragitto delle vene. Ulteriori tentativi sarebbero stati solo una tortura inutile. Qualche giorno di prova in ospedale di un nuovo mix di farmaci per via orale, e la nuova, sembra(va) definitiva via verso la guarigione.
Torno a casa, bene per una settimana, poi una notte... Un bruciore crescente in frequenza ed intensità al pene, in tentativi sempre più vani di urinare. Non esce una goccia. Alle sei sveglio Marisa, e facciamo un altro viaggio a Vimercate. Tutto funziona a meraviglia. Al pronto soccorso mi ricevono in 5 minuti. Una bravissima infermiera, senza neanche consultare l'urologo, mi infila un catetere, mi fa visitare dall'urologo. Altre due terapie da aggiungere. Dopo quattro giorni mi tolgono il catetere per vedere se i canali si sono riaperti. Lo sono. E le "vie di comunicazione" funzionano ogni giorno un pochino meglio.
Dal 10 ottobre la temperatura non sale oltre i 37,7 (limite che mi era stato posto per l'uso di antipiretici (Tachipirina, Auklin etc.). E oggi celebro i trenta giorni di linea di tendenza della temperatura "in discesa". Da otto giorno non ho superato una sola volta il fatidico "37". Mi sono stati tolti i devastanti antibiotici, sostituiti da un "largo spettro" molto blando: una mezza dose tre giorni alla settimana. Ha iniziato un percorso "a scendere" la terapia cortisonica, e tutto, piano piano, sembra funzionare meglio.
Ecco, per scaramanzia, ho voluto aspettare dei chiari segnali prima di darvi notizie. Ora sono "moderatamente ottimista", e quindi voglio "moderatamente" tranquillizzare anche i miei amici personali, e quelli acquisiti sui social.
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Come promesso, pubblicherò una serie di post che spiegano la vita d'ospedale: come sfruttarla al meglio, come difendersene al meglio. Una serie di post che può essere utile, ma anche profondamente noiosa per coloro che fortunatamente non hanno nessun problema. Una guida che potrebbe risultare utile per coloro che hanno o avranno (spero nessuno) problemi di lunghe ospedalizzazioni. Questa serie la intitolerò:
Come convivere con l'ospedale
Ora vi lascio con un abbraccio, e con l'augurio che questi post non servano, né ora né mai, a voi o ai vostri cari.
Tafanus
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