"Oliate la pedaliera e il Mose funzionerà" - Parola di Michele Serra
(a sinistra: un pistone del Mose in ruggine) Come mai non funziona il Mose? Possibile che un sistema così avanzato (sette milioni di gigawatt, 87 megavettori, 35 arresti per corruzione) non sia ancora entrato in attività? Tutto era stato fatto a regola d'arte, basandosi sui disegni del doge Nibale Seghedoni, che aveva immaginato già verso la metà del Quattrocento un sistema di paratie azionate da una pedaliera identica a quella dell'organo di Santa Maria dei Turcomanni. Solo recentemente, insospettito dal fatto che non esiste nessuna Santa Maria dei Turcomanni, e tanto meno è esistito un doge Seghedoni, un funzionario comunale ha scoperto che il progetto è opera di un geometra di Mestre, deceduto da tempo, che per fare colpo sulle autorità si era inventato tutto. Ma l'opera ormai è realizzata. Basterebbe oliare la pedaliera, trovare un addetto di buona esperienza musicale, e le gigantesche paratie potrebbero alzarsi all'unisono.
Carte mancanti - Purtroppo mancano alcuni fondamentali espletamenti burocratici. Le analisi batteriologiche dell'Asl per verificare la salubrità dei fanghi smossi dal meccanismo; l'apposita targhetta di collaudo apposta dall'Ente Ascensori, che nel caso del Mose è una placca di sei metri per quattro pesante circa sedici tonnellate; la scritta "attenzione al gradino" che è obbligatorio apporre, per legge, prima e dopo qualunque sporgenza che superi i venti centimetri; i bagni, dei quali ogni edificio pubblico deve essere dotato per legge; la luce intermittente rossa e bianca che deve segnalare la corretta intermittenza delle varie fasi luminose (la rossa e la bianca), ai sensi del ddl 674 del 6-7-89, comma terzo; il nulla osta della Commissione Europea di Controllo dei Meccanismi a Molla, che si riunisce a Strasburgo ogni tre anni; il certificato di famiglia dei comandanti dei piroscafi che intendono navigare nella zona; la benedizione dei parroci competenti. Si calcola che entro sei mesi l'incartamento potrebbe essere completato, e inviato agli uffici comunali, regionali e ministeriali per richiedere l'avvio delle pratiche di idoneità dell'opera. In termini di legge, entro sei anni dalla richiesta di idoneità si riceve un attestato che certifica l'avvenuto passaggio della pratica alle autorità di controllo, che lo prenderanno in esame al più presto.
Altri sistemi - In attesa che il Mose possa entrare in funzione, si discute sui tanti sistemi alternativi che sono stati, negli anni, ingiustamente messi da parte. Che fine ha fatto, per esempio, il Seciòn, il grande secchio di plastica (due metri di diametro, uno di profondità) che la Protezione Civile aveva messo a disposizione di ciascuna famiglia veneziana per svuotare più rapidamente gli appartamenti e i negozi sommersi? È vera la voce secondo la quale migliaia di Seciòn sono finiti nelle mani dei commercianti cinesi, che li rivendono ai turisti spacciandoli per vasche da bagno di vetro di Murano? E soprattutto, è vero che i turisti sono così coglioni da caderci? E perché è stato accantonato l'ingegnoso progetto "Venezia Su", che proponeva di rivestire l'intera città con palline di polistirolo rendendola galleggiante? Forse perché il Consorzio "Venezia Su" era controllato dai produttori di polistirolo?
L'alternativa - Si muove controcorrente il Consorzio "Si Salvi Chi Può", che raccoglie intellettuali veneziani di varia estrazione. Sostengono che l'unica soluzione è abbandonare la città prima che sia sommersa, possibilmente portando via i mobili e gli oggetti di famiglia. Un dettagliato piano di evacuazione, in barca e a piedi, viene fornito gratuitamente a chi ne faccia richiesta.
Lapo Elkann - Dopo anni di studio, l'Italian Brain Studio di Lapo Elkann, nel quale lavorano trecento stagisti scelti tra i più brillanti del mondo, ha presentato un piano per Venezia che prevede una diversa coloratura dei vaporetti, il wi-fi su ogni gondola e la decorazione del fondo dei canali con plastiche fluorescenti. Il progetto non ha alcuna attinenza con il fenomeno della progressiva sommersione della città, ma ha lo scopo di dare un'immagine più dinamica di una città che, ha spiegato Lapo in un'affollata conferenza stampa, «è unica al mondo».
(Dal brevetto di Michele Serra per il Mose)
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