In Emilia Romagna la chiave è la partecipazione. Guida al voto - Nella sfida fra Bonaccini e Borgonzoni decisiva è l'affluenza. Quanto sarà alta e la distribuzione tra grandi città e borghi minori fattori determinanti per l'esito del voto
La chiave di questo voto in Emilia Romagna, madre di tutto le battaglie, è la partecipazione. Se aumenta nelle grandi città è un vantaggio per Stefano Bonaccini e il centrosinistra, se aumenta nei borghi minori e nelle campagne è un vantaggio per Lucia Borgonzoni e il centrodestra. Se è altissima, può succedere di tutto. Se è bassa, è un vantaggio per il centrosinistra, perché si mobilita più il tradizione voto di appartenenza che quel voto di opinione potenzialmente “contro” il Governo, all’insegna del “liberiamo l’Emilia per liberare l’Italia”. Quelli, per intenderci, che una volta votavano Pci, poi sinistra, poi Cinque stelle e ora Salvini: la protesta popolare profonda.
In questa breve guida al voto, chiamiamola così, occorre partire dalle Europee di sette mesi fa per trovare una chiave. È la stessa chiave che ha orientato la campagna elettorale dei partiti (non è un caso che Salvini abbia chiuso prima a Bologna, poi a Ravenna, vedremo perché, o il Pd a Bologna con Zingaretti, vedremo perché). Dicevamo le Europee, quando si è consumato il tracollo dei Cinque Stelle e la vittoria della Lega, scenario politicamente analogo all’attuale, in termini di quadro politico e rapporti di forza. Il 26 maggio la partecipazione fu del 67 per cento: 2.313.000 votanti, più alta delle ultime Regionali - primo campanello d’allarme della sconnessione sentimentale col popolo – e più alta anche delle Politiche, ma sostanzialmente in linea con le Regionali del 2010 e del 2005. In Umbria, tanto per dare un’idea, la partecipazione alle Regionali è stata più o meno la stessa delle Europee, solo due punti in meno. È presumibile, quindi che quella cifra (2.313.000) possa essere sufficientemente verosimile, punto più punto meno.
Ecco, alle Europee il centrodestra era avanti di 150 mila voti sul centrosinistra. Che nello stesso giorno però andò bene alle Amministrative. Chi votava Lega alle Europee ha votato coalizioni di centrosinistra o civiche in parecchi Comuni. Questo spiega perché Bonaccini ha giocato la sua campagna sul terreno del “si vota per l’Emilia Romagna, non per il Governo Conte”. E ha parlato di politiche per l’Emilia Romagna, non della nave Gregoretti, della prescrizione, dei decreti Sicurezza. Se quello è il dato orientativo, il centrosinistra deve recuperare, rispetto alle Europee, 130 mila voti.
L’Emilia, politicamente (e geograficamente) si può dividere in tre aree. La prima è l’area forte del centrosinistra: Bologna, Modena, Reggio Emilia. Per intenderci, rappresentava il 50 del per cento dei votanti alle Europee. Lì il centrosinistra aveva un vantaggio di 30 mila voti. È chiaro che, per “recuperare” e vincere il centrosinistra deve incrementare il suo vantaggio qui. Più si alza la partecipazione in quest’area più aumentano i voti al centrosinistra (Modena, ricordiamolo, è la provincia di Bonaccini).
Una seconda area (politica) è fatta dalla provincia di Ravenna – ecco perché Salvini ha chiuso lì – Parma città, Cesena e Forlì (e qui che ha chiuso Bonaccini), dove la provincia è a destra. Pesa per il 18 per cento circa sul totale dei voti validi. Qui il 26 maggio i due schieramenti sono vicini. Nella provincia di Ravenna, Parma e Forlì è un po’ più su il centrodestra, a Cesena il centrosinistra. Come si dice in gergo, in queste zone te la giochi. E infatti Bonaccini e Salvini sono andati nelle zone in bilico.
Poi c’è una terza area, dove il centrodestra è nettamente egemonico: Piacenza e provincia di Parma, la costa, Ferrara (governata dalla Lega), il riminese. Lì, per il centrosinistra, è cruciale non perdere ancora terreno.
Dunque, quali sono i bacini cruciali per Bonaccini? Quelli che deve conquistare o rafforzare per vincere? Il primo, si è capito anche da come ha impostato la campagna elettorale, è il voto amministrativo. Il voto al buongoverno. Alle Amministrative, dicevamo, nello stesso giorno c’era chi votava Lega alle Europee e centrosinistra alle Amministrative. Per questo il centrosinistra ha vinto al primo turno a Modena e al secondo a Reggio Emilia. Le Regionali, storicamente, non sono come le Comunali, ma sono elezioni più “politiche”, molto più condizionate dalla dinamica politica nazionale. Sia come sia, Bonaccini ha puntato molto su questo voto, con la stessa intensità con cui Salvini ha puntato al voto di opinione “politico”. In tutta la campagna ha parlato assai poco di Emilia, programmi, amministrazioni, fino a nascondere il candidato: ha mobilitato sulla caccia all’uomo contro gli immigrati (anche via citofono), sul vittimismo giudiziario (“processatemi sulla Gregoretti”), ha messo su l’impresa delle disgrazie su Bibbiano (con cui la Regione neanche c’entra). Tutto per mobilitare un voto politico, di viscere “contro” il governo.
L’altro bacino (cruciale per Bonaccini) è quello degli ex elettori dei Cinque Stelle. Tra le politiche del 2018 e le europee del 2019, il Movimento in Emilia Romagna ha perso 400mila voti. La Lega ne ha acquisiti 270mila, dunque, al netto del travaso, c’è un bacino di 90-100mila elettori che nel 2018 votavano M5s, nel 2019 non hanno votato e si sono astenuti. Qui c’è un potenziale bacino di recupero per centrosinistra. La campagna di Bonaccini, molto incentrata sul buongoverno, non si è molto rivolta in questa direzione, almeno in modo “caldo” ed “emotivo”. Si tratta di capire se questi elettori sono stati mobilitati dall’entusiasmo delle Sardine. In linea di massima stiamo parlando di gente di sinistra, delusa dalla sinistra, che poi ha scelto la rabbia votando Cinque Stelle ed si è sentita tradita da un partito che è stato complice di Salvini nell’era del Governo gialloverde. E ora sa che il voto utile per fermare Salvini non sono i Cinque stelle, ma Bonaccini. Anzi, in Emilia, chi vota il Movimento favorisce Salvini. Ecco il centrosinistra, per vincere, ha bisogno di questi due bacini di voti: fare il pieno a Bologna, Reggio, Modena, dove conta il buon governo e scaldare il cuore dei delusi, e qui misureremo la forza di mobilitazione delle Sardine.
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