Nella fotina: Luigi Di Maio, il luminare che ha isolato il coronavairus - Qualcuno deve aver spiegato a Di Maio (unico fra 200 ministri degli esteri che non sa dire neanche "di pen is on di tebol" che una sana risata aiuta il corpo a produrre benefiche endorfine, utilissime per generare e conservare uno stato di benessere. Quindi le sue non sono cazzate sparate senza paracadute. Non sono gaffes, come scrive il malevolo Sole 24 Ore (elencando le penultime uscite: penultime, perchè con Di Maio la continuità nell'opera di comico nei decenni è garantita, quindi sarebbe imprudente parlare di "ultime"). Andiamo in ordine cronologico, ed iniziamo dalle [finora] penultime, prese dal Sole 24Ore:
La lettera a Le Monde: i francesi? Tradizione democratica millenaria - A febbraio, Di Maio cerca di porre rimedio alla crisi diplomatica fra Italia e Francia. Crisi che porta Parigi a richiamare l’ambasciatore francese a Roma all’indomani dell’incontro tra l’allora vicepremier dell’esecutivo giallo verde e i gilet gialli transalpini. In una lettera a Le Monde, Di Maio confida di nutrire ammirazione per il popolo francese, che il pentastellato - sue testuali parole - considera «un punto di riferimento per la sua tradizione democratica millenaria». Dimenticando che in Francia è scoppiata, correva l’anno 1789, una rivoluzione che ha sancito la fine della monarchia di Luigi XVI e di Maria Antonietta.
(...e daje con la "tradizione millenaria" ! si vede che Of May è - qulturalmente parlando, un figlioccio del Presidente Tromb! Cuello che parlava dei "millenari rapporti di amicizia fra USA e Italia. E io che ho campato la vita convinto che fino al vicino 1492 noi italiani non sapevamo neanche che "Le Americhe" esistessero! - NdR)
La trasferta a Shanghai: il presidente Ping - A novembre 2018 Di Maio si trova in Cina, a Shanghai, in occasione dell’International Import Expo, in veste di ministro dello Sviluppo economico. «Ho ascoltato con molta attenzione il discorso del presidente Ping», spiega, storpiando in maniera evidente il nome del presidente cinese, uno degli uomini più potenti del mondo.
Pinochet dittatore del Venezuela - Un altro scivolone risale al settembre 2016. All’epoca Di Maio è vice presidente della Camera. In un post su Facebook attacca il premier di allora, Matteo Renzi, paragonandolo ad Augusto Pinochet. Ma, nella prima versione del post, Di Maio colloca il regime del generale in Venezuela anziché in Cile. La correzione giunge dopo pochi minuti, quando oramai è tardi: l’errore viene immediatamente stanato dai follower più attenti, che non si lasciano sfuggire l’occasione per ironizzare. Così su Twitter l'hashtag #Pinochet diventa topic trend.
La “lobby” dei malati di cancro - Nel luglio 2016, rispondendo via Fb ai malumori interni per il suo incontro con una società di lobbying, il vice presidente della Camera accosta quanti sono affetti da tumore a un gruppo di pressione, esattamente come “petrolieri e inceneritori”. «Esiste la lobby dei petrolieri e quella degli ambientalisti, quella dei malati di cancro e quella degli inceneritori» scrive Di Maio. Un accostamento che desta non poche perplessità.
Nessuna perplessità. Sono grato a Di Maio di aver chiarito una volta per tutte che noi "tumorati di Dio" costituiamo una lobby. Ho scritto a "GGiggino 'o gazzosaro" chiedendo l'indirizzo dei capi della lobby. Voglio iscrivermi. Io non so quali siano i benefici, ma se Ggiggino 'e Pomigliano li conosce, dovrebbe, per rispetto ai tumorati di Dio, rendere note le coordinate della lobby, e spiegare bene quali siano i vantaggi offerti dalla lobby agli associati.
Ma l'exploit più recente di Of May (penultimo, l'ultimo non tarderà ad arrivare, anch'esso provvisorio), è quello sul "coronavairus". Noi ignoranti (direttore dello Spallanzani incluso) è da settimane che continuiamo a parlare di "coronavirus", e siamo costretti ad andare avanti così, o a confessare la nostra ignoranza correggendoci in corsa, come da provvidenziali suggerimenti di Of May. Qualcuno, malevolo, ha tentato di spiegare al ragazzotto che non sbagliavamo noi chiamandolo "coronavirus", ma gli americani a chiamarlo "coronavairus", e che l'ignoranza crassa degli americani (non "grassa" Ggiggì! Propro "crassa". Esiste, sai?) li ha portati ad americanizzare una parola (virus) che non è né italiana, né francese, né tedesca, ma LATINA. E in latino "virus" si pronuncia "virus" e non "vairus". Se poi tu, Ggiggì, sei così provinciale da inseguire con la tua ignoranza quella degli americani, "sò cazzi tua". Noi ci dissociamo.
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