Nonostante il rialzo fra ieri e oggi, la linea di tendenza mostra un primo, impercettibile, timidissimo segnale di diminuzione della velocità di crescita. Fermo restando il fatto che è accertato il tentativo del regime cinese di occultare, in una fase iniziale, la faccenda del coronavirus, credo si stia redimendo adesso - con un misto di coraggio della disperazione e di efficienza - dal peccato originale. Non è facile, diciamocelo, mettere sostanzialmente in quarantena un'area di 60 milioni di abitanti, e di accettare una perdita enorme nel loro PIL.
Oggi, insieme al grafico che illustra l'andamento giornaliero dei nuovi casi in totale (grafico che mostra una seppur timidissima inversione di tendenza), diamo un dato che a quanto io ne sappia non è stato finora sottolineato dai nostri bravi giornalisti. Il dato - illustrato dal grafico blu, che pubblico per la prima volta - è abbastanza preoccupante. Ci dice che pur essendo i dati omologhi per i nuovi casi fuori dalla Cina (sostanzialmente i dati che riguardano noi, il mondo occidentale) incommensurabilmente piccoli rispetto a quelli della Cina, presentano tuttavia un dato allarmante, di cui non mi sembra di aver letto o sentito discettare nei talk-shows: mentre la Cina mostra un primo piccolissimo, impercettibile segnale di virata verso il basso della linea di tendenza, il dato dei paesi "fuori-Cina" mostra una preoccupante linea di tendenza in forte accelerazione.
Un secondo dato non lieto riguarda l'aumento, lieve ma costante, del tasso di mortalità, salito al 2,36% dei contagiati. Un brutto dato, certamente, ma niente allarmi. Vediamo la cosa da un altro punto di vista: se il 2,35% dei colpiti muore, è altrettanto lapalissiano il fatto che il 97,64% dei colpiti dall'infezione ne è uscito vivo. Proviamo per una volta a vedere il bicchiere mezzo pieno. ma non trascuriamo un dato di fatto: in dieci giorni (dal 31 gennaio al 10 Febbraio) questo il livello dei dati "Cina" e "Fuori Cina":
Cina: da 2.200 a 3.100 nuovi casi al giorno (+41%)
Fuori Cina: da 130 a 450 casi al giorno (+146%)
E passiamo ai due grafici, che sono molto più chiari delle parole:
[...] Ogni anno, in Italia, dai 3,5 ai 6 milioni di persone si ammalano di influenza. Una vera epidemia, dunque, che associata al calo della copertura vaccinale registrato negli ultimi anni (e già denunciato da più parti), fa aumentare la percentuale di rischio. In particolare per i soggetti fragili, anziani e portatori di malattie croniche: per costoro l’influenza può non essere un fastidio temporaneo, ma la causa di complicanze molto gravi. «Ogni anno si verificano diverse centinaia di morti attribuite direttamente all’influenza, ma stimiamo anche che 7-8 mila persone muoiano per conseguenze e complicanze di questa infezione» spiega Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. La soluzione, per le categorie a rischio, è il vaccino. «Il problema è che nel nostro Paese sembra esserci ormai un’ondata di scetticismo e di paura nei confronti dei vaccini. Tanto che la copertura, in particolare degli anziani, è al di sotto del 50%: un livello veramente basso, raggiunto solo sul finire degli anni ‘90 - aggiunge Rezza -. Bisogna combattere questa ondata di scetticismo, perché il vaccino è un salvavita» [...] (credit corriere.it)
Tafanus
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