Il no agli aiuti - Lasciati soli dall'Unione che rischia di dissolversi
Ursula von der Leyen
L'attesissima teleconferenza del Consiglio europeo non ha concluso nulla e questo potrebbe avere conseguenze drammatiche. I massimi responsabili della politica europea hanno discusso per sei ore su cosa fare per alleviare le conseguenze negative della più grave crisi del dopoguerra e hanno deciso di rinviare ogni decisione a una riunione dei ministri delle Finanze che si svolgerà fra quindici giorni.A parte l'idea tragicamente umoristica di passare la palla ai ministri delle Finanze, come se essi potessero avere posizioni diverse da quelle dei loro superiori, dobbiamo constatare che le discussioni che hanno preceduto la non decisione hanno messo in rilievo disparità di vedute che, a tutt'oggi, non sembrano componibili.
Si tratta dell'ormai consueto scontro fra Nord e Sud, fra i cosiddetti Paesi virtuosi e noi meridionali, che siamo evidentemente i viziosi. Come sempre il fronte dei virtuosi trova la sua punta più oltranzista nell'Olanda.
Un Paese contrario all'entrata dell'Italia nell'euro e contrario a ogni forma di solidarietà. Un Paese che fa del rigore il proprio scudo ma che, nello stesso tempo, è di tutti il più abile a praticare politiche fiscali di dubbia legittimità per trasferire in Olanda le sedi delle imprese degli altri Stati europei, a cominciare dalla Fca.
Come sempre è avvenuto negli ultimi tempi, la Germania si è affiancata all'Olanda, avendo solo la buona creanza di usare un linguaggio meno offensivo. Il rifiuto tedesco nei confronti di una politica di solidarietà europea almeno non viene imputato ai peccati di noi meridionali, ma al fatto che dimostrarsi solidali «mette in discussione i principi fondamentali della Germania». Queste parole della Cancelliera riflettono la necessità di ogni politico di tenere conto delle preferenze del proprio elettorato ma, di fronte alla tragedia a cui assistiamo, ci obbligano anche a riflettere su quali debbano essere «i principi fondamentali» che tengono insieme l'Unione Europea.
Dato che l'unico punto all'ordine del giorno del Consiglio europeo era se mettere insieme le risorse necessarie per fare fronte alle conseguenze del Coronavirus, non vedo proprio quale principio fondamentale potesse impedire la decisione di emettere dei Bond dedicati a questo scopo e battezzati perfino col nome di Coronabond. Le proposte alternative portate avanti dai Paesi virtuosi restano infatti legate a condizioni tali da rendere l'eventuale intervento del Fes (Fondo Europeo di Solidarietà) non solo insufficiente, ma del tutto inaccettabile.
Cerchiamo ora di riflettere su quali saranno, in futuro, le conseguenze delle divisioni europee nei confronti di quanto avviene negli Stati Uniti e in Cina e di quanto avverrà all'interno dell'Europa stessa.
L'attività economica mondiale, già in caduta di velocità, avrà addirittura un segno negativo. La caduta europea sarà tuttavia almeno il doppio di quella americana: già oggi non certo inferiore al 5% e probabilmente assai superiore. Nonostante il ritardo con cui Trump si è reso conto della tragedia in corso, quando ha visto che in una settimana tre milioni di persone hanno perso il lavoro, si è affrettato a rilanciare l'economia americana sostenendo imprese e famiglie con l'enorme e ineguagliata cifra di oltre duemila miliardi di dollari.
A sua volta la Cina, che pure dovrà accontentarsi (si fa per dire) di crescere solo intorno al 3%, ha già oggi recuperato quasi interamente il suo precedente volume di produzione. Ovviamente anch'essa aiutata da un intervento del governo pervasivo e di larghe proporzioni.
La mancanza di una politica europea non si tradurrà soltanto in una più lunga durata della crisi, ma dobbiamo avere chiaro che essa sarà accompagnata da inevitabili tensioni sociali e da un crescente risentimento popolare nei confronti dell'Europa. Non ci dovremo poi stupire se i partiti antieuropei raccoglieranno questo sentimento.
L'incomprensione e il distacco che i governanti europei stanno dimostrando non può che tradursi in un crescente e simmetrico distacco dei cittadini italiani nei loro confronti e nei confronti del progetto europeo. Se non si prende coscienza di questo inevitabile processo le conseguenze saranno gravi e senza rimedio. D'altra parte diventa impossibile identificarsi in una comunità se i membri della stessa comunità non si sentono tali nemmeno quando la sofferenza collettiva è ormai arrivata a un livello intollerabile.
L'idea dell'Olanda, di raddoppiare questo rinvio, è semplicemente demenziale. Da dove nasce? Credo sia molto semplice dare una risposta. L'Olanda vuole avere il tempo di stare alla finestra, e di misurare la propria convenienza. Se l'Olanda dovesse riuscire a contenere la pandemia entro numeri rassicuranti, la sua posizione futura sarà quella di lasciare che i paesi del club-med si fottano, ognuno per conto suo.
Teorie? No. Basta guardare alla Francia, fino a ieri spaccona esibitrice di Macron a teatro, ed oggi improvvisamente tifosissima sostenitrice dell'Italia (e dei corona-bond).
Quam mutatus ab illo!... Fino a ieri Macron socio di minoranza e valet della Merkel nell'asse franco-tedesco, e oggi, che comincia a tremare per gli effetti devastanti del coronavirus, pronto a rompere l'asse franco-tedesco, e a salire sul traballante carro del club-med...
Poveraccio! cchè sa da fà pè campa...
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