Lo studio riportato in calce è stato prodotto dall'Ufficio Studi di Confartigianato, che negli anni si è guadagnato grande una solida reputazione di serietà e competenza. Lo riportiamo volentieri, perchè finalmente chiarisce in dettaglio quali siano ad oggi gli schieramenti pro e contro lo strumento "coronabond", quale sia il loro peso specifico, e quale sia la forza relativa.
Nel leggere, in questi giorni, gli articoli dei troppi opinionisti italiani, si ricavava l'impressione complessiva che il destino dei coronabond fosse determinato dai "rigoristi a spese altrui" (come la Germania, che non ha mai rispettato i vincoli al surplus di bilancia commerciale, e come l'Olanda, che insieme al Lussemburgo si spartisce il titolo di peggior paradiso fiscale all'interno della UE.
Non è così. Il malfamato "Club Med" non include, come una volta, solo l'Italia, la Spagna, la Grecia e il Portogallo, ma (...guarda, guarda...) adesso ha attirato paesi che non t'aspetti: la Francia di Macron e dell'asse franco-tedesco, due paesi su tre del Benelux (Lussemburgo e Belgio), tartassati dal coronavirus, hanno lasciato sola l'Olanda di Rutte); e poi la Non-Med Irlanda, Slovenia... Ma niente paura: sono in arrivo nel club dei paesi maggiormente infetti la stessa Olanda, la stessa Germania, e poi i paesi scandinavi. Ancora qualche giorno, e quei due punti che ci servono per la maggioranza assoluta, arriveranno ad abundantiam, dai paesi non ancora schierati, alcuni dei quali fra due settimane avranno ancor più bisogno di noi dei coronabonds.
Intanto scricchiolano anche i rapporti di "donne a ore" dell Lagarde e della Von der Leyen col caporale Merkel. No, non scherziamo. Una unione di mezzo miliardo di abitanti non può, non deve assoggettarsi ai desiderata da bottegaio di un paesello da 17 milioni di abitanti
Il peso ATTUALE dei due schieramenti mostra che i pro-coronavirus possono contare sul 48,7% PIL della UE, e sul 48% della popolazione. I "cialtroni" del club-med possono contare su un PIL superiore del 26% rispetto al PIL dei rigoristi, e su una popolazione (e quindi su una quota di europarlamentari) superiore dell'88% rispetto al gruppo dei rigoristi. Quindi cerchiamo di ricordarci di queste cifre, e di dismettere i nostri complessi d'inferiorità rispetto a questi paesi. Come si vede, al deprecato "Club-Med" allargato a nove paesi mancano solo due punticini per essere maggioranza assoluta nella UE; ai "rigoristi che vorrebbero comandare sugli altri, mancano "solo" 24 punti.
La pandemia sta colpendo duro. Ora che quasi dappertutto i dati della pandemia sono in crescita, i rigoristi perdono pezzi. Singolare l'uscita dal Club-Nord di paesi come la Francia (fino a ieri accattona in casa Merkel), della nordicissima Irlanda, del ricchissimo Lussemburgo. Ma veniamo allo studio della CONFARTIGIANATO
GLI SCHIERAMENTI IN CAMPO
Le risorse messe in campo dalla UE - L’emergenza sanitaria sta producendo effetti senza precedenti sull’economia mondiale. Negli Stati Uniti le richieste di disoccupazione sono salite di 6,3 milioni nelle ultime due settimane. In Europa saranno pesanti gli effetti di shocks simultanei su domanda e offerta. Le istituzioni dell’Unione europea hanno già messo in campo i primi interventi. La Commissione europea ha adottato la piena flessibilità delle norme di bilancio dell’UE e ha rivisto le norme in materia di aiuti di Stato. La Commissione, inoltre, ha messo in campo 100 miliardi di euro con il programma ‘Sure’ a sostegno degli interventi di integrazione salariale. Inoltre vi sono 37 miliardi di euro per interventi a favore dei sistemi sanitari e delle Pmi a cui si sommano 28 miliardi di fondi Ue non assegnati. La Bce, attraverso i differenti strumenti a sua disposizione, prevede per il 2020 un acquisto di titoli per 1.110 miliardi di euro. Il Mes, il discusso fondo ‘salvastati’, rende disponibili interventi fino al 2% del PIL. Venerdì scorso la BEI (Banca Europea per gli investimenti) ha definito un intervento per 25 miliardi di euro, in grado di mobilitare risorse fino a 200 miliardi di euro, e che si aggiunge ai 40 miliardi di risorse a favore delle Pmi. Il Fondo europeo per gli investimenti sostiene 8 miliardi di finanziamenti per almeno 100 mila Pmi. Si tratta dei primi interventi in ambito comunitario, che il prolungamento della crisi renderà presto insufficienti.
Il maggiore intervento a sostegno delle imprese e del sistema economico è a carico dei bilanci nazionali. L’Eurogruppo, che riunisce i Ministri delle finanze dei paesi membri dell’Eurozona, dovrà sintetizzare una proposta al Consiglio europeo di un piano per affrontare le conseguenze sociali ed economiche della crisi Covid-19, sostenendo gli straordinari sforzi fiscali dei paesi dell’Unione.
Gli strumenti di debito comune in Ue: gli schieramenti dei ‘falchi’ e delle ‘colombe’ - Nelle ultime due settimane si è registrato un ampio dibattito sui cosiddetti ‘coronabond’ dopo che, alla vigilia del Consiglio europeo dello scorso 26 marzo, nove paesi dell’Unione – Francia, Italia, Spagna, Belgio, Irlanda, Portogallo, Grecia, Lussemburgo e Slovenia – hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio chiedendo l’emissione di “uno strumento di debito comune”; nel contempo Germania, Austria, Olanda e Finlandia hanno manifestato aperte critiche al progetto.
Nel complesso Francia, Italia e gli altri sette paesi che hanno proposto lo strumento di debito comune rappresentano la metà della popolazione dell’Unione europea, il doppio della quota rappresentata dalla Germania e dagli altri tre paesi che hanno manifestato una opposizione ai ‘coronabond’. Questo gruppo, definibile come quello dei ‘falchi’, è costituito da paesi più ricchi (con un PIL pro capite superiore del 35% alla media UE), che negli ultimi dieci anni hanno assorbito il 41% della crescita del PIL dell’Unione. Una divisione netta tra i due gruppi è segnata dalle condizioni della finanza pubblica, con i ‘falchi’ che registrano un rapporto debito/PIL inferiore al 60% e un bilancio in surplus per oltre un punto di PIL. Va osservato che l’atteggiamento diffidente rispetto a principi di solidarietà e mutualità proviene da economie europee che hanno sostenuto la loro crescita mantenendo un persistente surplus del commercio estero. Tale surplus non è stato bilanciato da politiche di bilancio espansive finalizzate alla crescita della domanda interna. Secondo le regole dell’Unione, Germania e Olanda presentano un persistente ed eccessivo squilibrio, con un avanzo del saldo di parte corrente della bilancia dei pagamenti costantemente superiore al limite del 6% negli ultimi otto anni (2011-2018).
Strumenti innovativi per la gestione del debito andrebbe a vantaggio di tutti i paesi dell’Unione dato che le straordinarie crisi economiche registrano un aumento diffuso del debito pubblico. A tal proposito si ricorda che tra il 2008 e il 2010 le politiche anticicliche per attutire gli effetti della grande crisi aumentarono il debito pubblico in Germania di 444 miliardi di euro, equivalente ad una crescita del 26,6%, mentre l’aumento in Italia fu di 182 miliardi, pari al 10,5% in più; nel triennio il rapporto debito/PIL tedesco salì di 17 punti, quello italiano di 13 punti.
La posta in gioco in questi giorni è alta. Un incerto e ritardato intervento indebolirebbe il progetto comune dell’Unione europea, già messo in discussione dall’uscita del Regno Unito.
Infine è interessante il confronto tra gruppo dei ‘falchi’ e quello delle ‘colombe’ in relazione ad alcune variabili green: nel gruppo che comprende Francia e Italia le emissioni per abitante sono del 31% inferiori a quello che include la Germania, la produttività dell’energia è superiore del 3% mentre la tassazione ambientale è maggiore di quasi mezzo punto (0,4) di PIL. Più allineata tra i due gruppi la quota di energia rinnovabili. In questa ottica il sostegno delle economie più esposte alla crisi Covid-19 dalla maggiore vulnerabilità dei propri bilanci pubblici rappresenterebbe un concreto apporto al Green deal europeo, grazie al supporto di sistemi economici con elevati standard di sostenibilità ambientale ed energetica.
L’analisi nella rubrica odierna ‘Imprese ed energia’ di QE-Quotidiano Energia
Dinamica del debito pubblico per politiche di contrasto alla Grande crisi del 2008 in Germania, Italia ed Eurozona
Debito pubblico a prezzi correnti, indice 2008=100 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
credit: Ufficio Sudi Confartigianato
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NOTA BENE - Per quanto ci riguarda (e conoscendo la "durata variabile" dei propositi di Giuseppi) abbiamo una sola preghiera da rivolgerli: NON ACCETTI MAI, per nessuna ragione al mondo, la tagliola del MES. La prfoposta dei rigoristi è quella di finanziarci - ovviamente a debito da restituire - per ben 2 punti di PIL (una trentina di miliardi) a fronte di una perdita di PIL, solo nel 2020, stimata fra il 10 e il 15% del PIL. Un affarone. A fronte di una perdita di PIL stimabile fra i 180 e i 330 miliardi, l'Europa ce ne presterebbe una trentina. In cambio, accettando questa elemosina, accetteremmo di avere la troika in casa, che così bene ha fatto in Grecia.
Accettando l'elemosina del MES a queste condizioni, il nostro governo raggiungerebbe il fantastico risultato di allontanare per sempre dall'idea di Europa una grande maggioranza degli italiani, e - questa volta si - consegnerebbe i pieni poteri al Maiale Felpato.
No grazie. Lo dica forte e chiaro, e non faccia mezzo passo indietro. E al Maiale Felpato che si sta già preparando a spararle addosso qualora dovesse accettare il ricatto MES, ricordi ogni tre ore, a reti unificate, che il suo partito ha la responsabilità di aver votato a favore del MES. Grazie
Tafanus
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