Non esportiamo solo stilisti, architetti, infettivologi, biologi, infermieri, ma anche grandi talenti musicali. Qualche nome? Il pianista Guido Manusardi, sconosciuto in Italia, ma conosciutissimo nei paesi baltici, nel Balcani, nei paesi del Nord e dell'Est Europa; Rita Marcotulli, conosciuta ed apprezzata più nel resto d'Europa che in Italia; Enrico Rava, più conosciuto nel resto del mondo che in Italia; Roberta Gambarini, che ha cantato in ogni angolo del mondo, ma che fino a qualche anno fa era pressoché sconosciuta in Italia. Eppure un anno dopo essersi trasferita negli Stati Uniti nel 1998, dopo aver vinto il Premio "Thelonius Monk" per giovani jazzisti (categoria "vocalists"), dopo aver ottenuto la nomination al Grammy Award nella stessa terna che includeva delle "nullità" del calibro di Cassandra Wilson e Dee Dee Bridgewater; dopo che lo storico, ultradecennale pianista di Ella Fitzgerald (Hank Jones) aveva pubblicamente affermato che Roberta Gambarini era la più grande novità fra i cantanti jazz apparsi negli ultimi decenni; dopo aver girato il mondo coi più grandi jazzisti del pianeta, fino a tre/quattro anni fa facevo fatica, in Italia, a trovare qualcuno che la avesse mai sentita nominare...
O forse è meglio ricordare Francesco Cafiso (1990)? [...] il giovane prodigio siciliano del sax... Questa umiltà insieme ai virtuosismi del suo sax lo ha già premiato in passato, come nel 2009, quando, direttamente da Vittoria in provincia di Ragusa, atterrò a Washington per suonare alla Casa Bianca per la cerimonia di insediamento di Barak Obama. Di personalità di spicco nel mondo della musica jazz, ce n’erano tante, ma il neo Presidente volle ascoltare proprio lui, unico musicista italiano ad aver avuto l’onore [...]
Ma torniamo a Pasquale Grasso. Anzi: ai "Fratelli Grasso", perchè Pasquale è diventato un prodigio mondiale della chitarra, e Luigi del sax alto. Io ho scoperto Pasquale per caso, e non per la sua intensa attività negli USA, ma per le sue partecipazioni (con o senza il fratello Luigi) ai concerti di Joan Chamorro. Si, sono reo confesso: l'ho scoperto per caso, perchè nell'Italia - che dovrebbe essere un "playground" della buona musica, è più facile imbattersi in "tipitipiti dove vai" o nella "partita di pallone" che in una trasmissione di jazz (si salva solo RAI 5 che una volta ogni lustro manda una replica dei pezzi di Umbria Jazz.
Pasquale Grasso - Blues in Bebop - Mezzrow Jazz Club - New York
E ora salta fuori Pasquale Grasso (alzi la mano chi di voi lo aveva mai sentito nominare) sul quale non il tafano, ma tale "Pat Metheny", così si esprimeva:
[...] In his interview for Vintage Guitar magazine’s February 2016 cover story, Pat Metheny was asked to name some younger musicians who’d impressed him. “The best guitar player I’ve heard in maybe my entire life is floating around now, Pasquale Grasso,” said the jazz-guitar icon and NEA Jazz Master. “This guy is doing something so amazingly musical and so difficult [...] Mostly what I hear now are guitar players who sound a little bit like me mixed with a little bit of John Scofield and a little bit of Bill Frisell,” he continued. “What’s interesting about Pasquale is that he doesn’t sound anything like that at all. In a way, it is a little bit of a throwback, because his model—which is an incredible model to have—is Bud Powell. He has somehow captured the essence of that language from piano onto guitar in a way that almost nobody has ever addressed. He’s the most significant new guy I’ve heard in many, many years.” [...]
How Grasso came to be such a tremendous talent is also, in many ways, the story of his older brother, Luigi Grasso, a gifted alto saxophonist who tours globally as a bandleader and collaborator. The brothers were born and raised in Ariano Irpino, a bucolic hillside town in Italy’s Campania region. Their parents, while not being musicians themselves, were nonetheless passionate music lovers who filled the family home with jazz and classical sounds and took their sons along to events like Umbria Jazz. “Instead of watching TV at night,” Grasso recalls, “my dad would put on a Chet Baker record and we’d listen" [...]
Firmato: Pat Metheny (uno che di chitarristi si intende :-)
Luigi e Pasquale Grasso insieme
Ma non è tutto. Insieme a tante storie tristi di di locali milanesi costretti a chiudere (qualcuno "diversamente giovane" come me li ricorda forse tutti... Il mitico "Capolinea", il Cabianca, il "Jazz Power", il "Ponte di Brera", il "Due" in Piazza Madonnina, lo "Intras' Derby Club", il "Santa Tecla", la "Salumeria della Musica", e chissà quanti ne lascio fuori per dimenticanza...) Le strade di Milano sono lastricate di lapidi funerarie al jazz. E, fenomeno alquanto singolare, è la provincia italiana a tenere in vita le tradizioni jazzistiche italiane (le settimane di Stresa, Umbria Jazz, il festival del jazz di Roccella Jonica, e tanta altre realtà di provincia che si sono fortunatamente ritagliate un posticino nel jazz).
E - fenomeno abbastanza strano - ii nuovi jazzisti di talento emergono spesso dalla provincia meridionale, e da località famose per altro dal jazz... Prendete Campobasso: conosciuta, per la virologa Francesca Colavita (colei che ha isolato il virus che ci affligge: era co.co.pro da anni ed anni allo Spallanzani a 1500 euro al mese). Ci può stare. Sono tanti, in giro per il mondo, i ricercatori italiani eccellenti, di tutte le regioni. Ma una cantante jazz come Chiara Izzi? Come può nascere a Campobasso? Eppure è successo... E come possono nascere ad Ariano Irpino due jazzisti maiuscoli come i fratelli Grasso? Eppure è successo anche questo, in un paesino dove non si potevano suonare neanche i citofoni. Come è successo che il sax Francesco Cafiso (Vittoria, provincia di Palermo) sia stato l'unico under-20 invitato al concerto alla Casa Bianca per l'insediamento di Obama.
Chiara Izzi & Kevin Hays - Just friends
Cosa dicono di lei – Chiara Izzi is an award-winning singer-songwriter from Italy who has been based in New York City since 2014, three years after Quincy Jones awarded her first prize in the 2011 Montreux International Jazz Festival Vocal Competition. Since arriving, she’s become one of New York’s busiest vocalists, sharing bandstands with such luminaries as Kevin Hays, Leon Parker, Ken Peplowski, Diego Figueiredo, Jeff Hamilton, Aaron Goldberg, Bruce Barth, Eliot Zigmund, Warren Wolf, and Anthony Wonsey. (Kevin Hays, da anni pianista del suo quartetto, incredibilmente bravo)
Izzi first documented her formidable talents on her well-received 2013 debut album, Motifs (Dot-Time), singing in English, Italian, Spanish and Portuguese on an 11-track program that spanned the American and Brazilian Songbooks, Tango, high-level Euro-Pop, and Mainstream Jazz Vocalese and Scat. Izzi navigated each idiom fluently, on its own terms of engagement, displaying her prodigious vocal instrument, refined musicianship, inherent soulfulness, and ability to convey both emotional transparency and ebullient swing. In an All About Jazz review Michael Bailey praised Izzi as “force of nature,” while in Jazz Times Travis Rogers described her as “a talent to be heard, admired and anticipated.”
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