Molti parametri che lasciano ben sperare in Italia. Diminuiscono (di poco) i morti, che restano pur sempre - coi quasi 200 nuovi casi giornalieri - fra i peggiori al mondo. Aumentano i guariti/dimessi, e nonostante l'aumento dei tamponi, cala il numero degli "attualmente positivi" (grazie all'aumento dei guariti, ma anche - macabramente - grazie all'elevato numero di morti). Ma vediamo in dettaglio le diverse situazioni:
L'Italia risale dal podio che occupava stabilmente a metà marzo, alla decima posizione, superata di slancio - fra gli altri - anche da Spagna, Irlanda, Belgio, Singapore, USA (si, proprio da Singapore, il paese assunto da molti italiani come modello da imitare). Suggerirei a Singapore di imitare l'Italia.
La tendenza alla diminuzione degli "attualmente positivi" è chiaramente in diminuzione da oltre quindici giorni, ma resta pur sempre su numeri elevati. Ieri eravamo a quota 3621 casi per milione di abitanti. Purtroppo, continua as essere molto influente la Lombardia, che rappresenta circa un terzo dei casi italiani, e circa la metà dei morti. Se potessimo . virtualmente s'intende - fare la "secessiun" dalla Lombardia, non avremmo un tasso di 3204 ubfetti per milione (dato che ci pone al 10° posto fra i paesi più infetti al mondo) ma caleremmo di colpo a 1204 casi per milione (dato che ci porterebbe in 54° posizione, e cioè ci farebbe piazzare meglio di tanti nostri maestri di pensiero: Svizzera, Francia, Svezia, Olanda, Germania, Danimarca, Austria, Norvegia... Non male, vero, per un paesotto del club-med?
LE REGIONI
La fase due: uguaglianza fra diseguali
Lo chiedo da giorni: qualcuno potrebbe spiegarmi con parole sue (lo chiedo da giorni) a quale logica risponde sottoporre alle stesse regole per la fase regioni con più di 80 nuovi vasi al giorno (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna) e regioni con massimo 10 casi al giorno? (Marche, Trentino, Friuli-VG, Abruzzo, Alto Adige, Umbria, Sardegna, Val d'Aosta, Calabria, Basilicata)? Ma non rispondete subito, perchè persino i comitatoni di espertoni . forse - si stanno accorgendo che mom ha senso aprire i ristoranti a Milano, come a Courmayer, Matera e Spoleto.
ULTIM'ORA - E' iniziata la retromarcia con grattata degli anti-plasma plas,aferei. Fino a ieri i tifosi moderati si trovavano solo a Mantova e Pavia. Facevano cose. Salvavano vite. Adesso, da qualche tempo, aumenta la schiera degli "non ho mai detto che non si debba usare la terapia del plasma". Udite, udite! Da ieri persino il Ministero della Salute ha "autorizzato la sperimentazione", quando già diverse strutture di un numero crescente di regioni erano passate dalla sperimentazione alla ordinaria terapia.
All'inizio c'erano solo Mantova e Pavia. E adesso? La schiera dei "noi kl'avevamo detto" si infittiscono come uno tsunami. Persino il Ministero della salur. Persino Buriani. Chi altri?
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur - "Mentre a Roma discute, Sagunto è espugnata (Tito Livio)
Il primo utilizzo del “sangue convalescente” contro COVID-19 è stato in Cina. La notizia arriva in Italia il 14 febbraio. Il China National Biotec Group, una compagnia privata cinese, informa in un comunicato di aver usato questo trattamento su più dieci pazienti, ottenendo miglioramenti in 24 ore
Nel frattempo, l’utilizzo di questa terapia si allarga via via anche in altre città e regioni italiane e non solo. Giustina De Silvestro, direttore del servizio trasfusionale dell'Azienda ospedaliera di Padova, dichiara: «Abbiamo deciso di utilizzare il plasma dei pazienti guariti con un'alta quantità di anticorpi contro il coronavirus, per andare a trasfonderlo nei pazienti che sono in una fase di malattia particolarmente severa. L'efficacia di questo plasma è stata confermata recentemente dal confronto coi colleghi di Wuhan, che hanno avuto un'esperienza positiva su un piccolo campionamento di pazienti e poi l'hanno estesa a 300 pazienti».
La terapia viene avviata anche in Toscana, a capo di un progetto che coinvolge anche altre quattro Regioni: Lazio, Campania, Marche e Molise. Francesco Menichetti dell'Azienda ospedaliero universitaria pisana, coordinatore e promotore del progetto spiega: «La cura si fonda anche sulla donazione di plasma e la generosità è molto importante visto che ogni donatore può aiutare tre malati critici». Avvio di sperimentazioni vengono anche anche annunciate in Abruzzo, in Puglia e in Umbria.
Come si legge in un articolo su Nature, gli ospedali di New York – città tra le più colpite dall’epidemia – si stanno preparando per usare “questa antica pratica” sperando che possa aiutare a ridurre la pressione sulle terapie intensive.
In Francia, l’Agenzia per la Sicurezza dei Medicinali e dei Prodotti Sanitari (ANSM), pur specificando che l’efficacia di questa terapia non è stata ancora dimostrata, fa partire un utilizzo eccezionale e temporaneo del “plasma convalescente”.
Sperimentazioni vengono avviate anche in Germania, in Regno Unito, in Spagna, in Iran, in Corea del Sud e in India.
Plasma convalescente e COVID-19, cosa si sa finora
La sperimentazione partita in Italia a marzo con il protocollo avviato dal'Asst di Mantova e dal Policlinico San Matteo di Pavia ha coinvolto 47 pazienti (gravi) e si è conclusa lo scorso 29 aprile. Attualmente “è in corso l’analisi dei dati raccolti dagli specialisti nell’ambito del progetto e la successiva pubblicazione”, si legge nel comunicato dei due enti. Il lavoro, specifica l’Asst di Mantova, “sarà valutato da una commissione di referees che, secondo la prassi, opereranno in silenzio, autonomia e anonimato per fornire il loro responso”.
Franchini ha anche spiegato che i costi di questa terapia sono contenuti: «Il plasma viene infatti donato gratuitamente. Il costo per la cessione ad altri ospedali è abbastanza basso, attorno ai 172 euro. Considerando che da ogni sacca si ricavano due dosi da infondere nei pazienti, ogni trattamento ha un costo di 86 euro».
In attesa dei dati ufficiali di questa sperimentazione, il 3 maggio Fausto Baldanti, dirigente medico, responsabile del Laboratorio di Virologia Molecolare del policlinico di Pavia, in un’intervista televisiva, ha spiegato che i risultati sono «veramente incoraggianti». Va comunque precisato, spiega al Corriere della sera Giuseppe De Donno, direttore della Pneumologia e dell’Unità di Terapia intensiva respiratoria all’ospedale Carlo Poma di Mantova, che «se la malattia ha lavorato a lungo fino a compromettere la funzionalità degli organi non c’è plasma che tenga. In quel caso la mortalità, resta alta perché la virosi non c’è più e quindi non è più il virus il nemico ma sono i danni prodotti dal virus».
Baldanti sempre in tv ha anche specificato che questa cura «non sarà la soluzione del problema», che invece «arriverà con il vaccino, farmaci specifici oppure con la sintesi di questi anticorpi (nel plasma) prodotti in maniera ingegnerizzata. Ma questo richiede tempo». Come sottolinea infatti l’Avis “risulta molto improbabile pensare di poter guarire tutti i pazienti di coronavirus del mondo attraverso delle trasfusioni di plasma iperimmune che, come detto sopra, deve rispondere a requisiti molto rigidi che non tutti i pazienti guariti hanno. L’obiettivo adesso è di riuscire a ottenere dal plasma dei convalescenti delle immunoglobuline, cioè dei farmaci plasmaderivati ricchi di anticorpi da poter sottoporre ai pazienti. Per raggiungere questo risultato, però, occorrono mesi di ricerca”.
Anche in Italia è stato avviato un importante processo di verifica della terapia. L’Istituto Superiore di Sanità e l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) hanno comunicato il 7 maggio di essere impegnati “nello sviluppo di uno studio nazionale comparativo (randomizzato) e controllato per valutare l’efficacia e il ruolo del plasma ottenuto da pazienti guariti da COVID-19 con metodica unica e standardizzata”. Il plasma verrà impiegato per “trattare, nell’ambito di questo studio prospettico, malati affetti da forme severe di COVID-19”. Si tratta di uno studio a cui partecipano diversi centri, a partire da quelli di Mantova e Pavia. L’ISS e AIFA specificano che “questo progetto consentirà di ottenere evidenze scientifiche solide sul ruolo che può giocare l’infusione di anticorpi in grado di bloccare l’effetto del virus”.
Foto in anteprima: A1C Frank Rohig/US Air Force [Creative Commons]
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