Oggi sparare sulla compagine di governo è diventata una posizione perlopiù idealistica, gli pseudodestrorsi da birreria con il mantra “governo illegittimo” (come se bastasse basarsi sulle statistiche della dea degli Exit poll Alessandra Ghisleri, agit prop di Sivio Berlusconi, per dichiarare un governo illegittimo…) mentre gli homus zingarettus benedicono questo governo “professionale” come avveduto e preciso.
Equidistanti dagli eccessi ma anche dotati della infallibile logica del Tafanus (separazione dei fatti dalle pugnette, ipse dixit) ci permettiamo di far notare quali e quante esibizioni di imperizia questo governo ha dato di sé, nell’assoluta certezza che se ci fosse stato nella stessa posizione il centrodestra i risultati sarebbero stati ben peggiori.
Cominciamo dalla genialata del gruppo di governo, infarcito di avvocati che hanno deciso di nominare al gruppo dei “saggi” (comitato tecnico scientifico) medici (e ci siamo), virologi (ok) architetti (?) ma anche laureati in economia e commercio e giurisprudenza, evitando accuratamente di inserire un ingegnere nel gruppo (…).
Ora, ci chiediamo: stante l’assoluta evidenza di un virus altamente contagioso, e di cui peraltro non si conosce la curva di effettiva viralità, a qualunque gestore di processo sarebbe apparso evidente che la problematica relativa alla pandemia andava cercata non già nel rincorrere le espressioni di patologia (cioè gestire i malati), ma di arrestare i famosi “cluster” di diffusione, cosa che era già stata scritta su queste pagine a marzo di quest’anno, vedi https://iltafano.typepad.com/il_tafano/2020/04/axel.html
Se si considera che il giorno 9 marzo sono stati effettuati tamponi su persone che sostanzialmente al 100% evidenziavano sintomi COVID, e la percentuale di positivi era di oltre il 45% capiamo bene che oggi, con test circa quadruplicati rispetto a marzo (e qui ci sarebbe già da discutere a lungo sul numero oggettivamente insufficiente di tamponi effettuati oggi, otto mesi dopo l’inizio della pandemia) si ottengono positivi per circa il 13% dei tamponi effettuati, per la maggior parte asintomatici e trovati grazie ad uno screening allargato ad un utenza completamente differente come quella scolastica.
Quindi, 26.000 positivi: sorprendente, vero ? In realtà è esattamente quello che qualunque analista (noi inclusi) ha facilmente preconizzato tenendo conto di alcuni elementi sedimentati, che andiamo ad elencare
-1)La capacità del virus di trasmettersi è molto elevata a causa della possibilità di esposizione a goccioline di saliva infetta (droplets) e la probabilità di contrarre il COVID restando nelle immediate vicinanze (due metri circa) di un infettivo per più di 15’ è dell' 87% circa.
-2) La probabilità di respirare dei droplet infetti risulta unitaria (100%) nel caso in cui vi siano un numero elevato di persone all’interno di uno spazio chiuso ove non vi sia un efficace sistema di abbattimento delle cariche batteriche e virali per un periodo di 15’ circa ( vedi https://www.wired.it/scienza/medicina/2020/08/04/coronavirus-probabilita-prenderlo-treno/?refresh_ce=
-3)L’incidenza di infezioni asintomatiche varia in maniera sostanziale con l’età dei contagiati ed è elevatissima nei soggetti sotto i 18 anni (si stima in circa il 98%).
Domanda semplice semplice: dove potrebbe verificarsi con estrema facilità una situazione tale per cui giovani si trovano all’interno di stanze senza sistemi evoluti di ventilazione, senza mascherine e necessitano di mezzi di trasporto per muoversi e raggiungere queste stanze ?
Qualche idea ? Oppure ci affidiamo alla “competenza” della ministra dell’istruzione Azzolina ?
A titolo di esempio, guardatevi questo video sviluppato con una simulazione fluidodinamica di una sala d’aspetto, in tutto equiparabile ad un’aula delle nostre scuole https://youmedia.fanpage.it/video/ag/X5qthOSwjDMMds2n
Una semplice analisi relativa a queste condizioni ci porta a dedurre che l’unico modo per limitare l’esplosione esponenziale dei contagi sia quella di gestire una soluzione tecnologica che sia in grado di tracciare l’esposizione ad un positivo in una arco di tempo minimo, e possibilmente immediatamente appena ci sia l’esito del tampone.
Ma certamente, direte, il governo ha dato la possibilità di scaricare la celeberrima app IMMUNI, di cui abbiamo visto tutti i giorni la pubblicità su tutte le reti RAI… tutto risolto dunque ?
Assolutamente no: nonostante l’investimento del governo sulla realizzazione della app che doveva aiutare a controllare e a monitorare la situazione contagi nel nostro Paese, appare evidente che qualcosa non abbia funzionato proprio all’interno del funzionamento stesso di Immuni.
Scaricata da circa un italiano su cinque (con le tante lamentele relative alla questione privacy), la falla maggiore del sistema starebbe nell’inserimento dei dati, una doppia procedura che deve essere effettuata da medici e cittadini.
Va sottolineato che, trattandosi di una app scaricabile su base volontaria, si apprende dunque che chi riceve la notifica dal sistema non ha diritto in automatico alla somministrazione del tampone: dovrebbe infatti essere il medico di famiglia ad inoltrare, a sua discrezione, la richiesta alla ASL di pertinenza.
Viene da sè, però, che in un periodo come questo – per il quale si è arrivati addirittura alla soglia del 30 mila contagi giornalieri – i medici di famiglia sono sommersi di richieste, ma non è solo questo il problema: anche se ipoteticamente si volesse fare il tampone privatamente pagandolo, alcune regioni (come Puglia e Lazio) non considerano l’esito valido, ed anzi hanno vietato l’accesso al tampone “privato”.
Al di là del fatto che questa scelta non si spiega se non con una logica di lobbying, resta il fatto che spesso accade che persone in isolamento fiduciario debbano attendere settimane per essere contattati dalle ASL per effettuare il test.
Ma facciamo gli ottimisti: siamo chiamati immediatamente a fare il test e purtroppo risultiamo positivi, per cui a questo punto sarebbe vitale che questa condizione venisse segnalata alla app in tempi strettissimi: purtroppo però sulla base di un tempismo che va (molto) a rilento, il contact tracing della app si presenta come un percorso a ostacoli.
In una puntata de “Le Iene” Giulio Golia (verosimilmente infettato da un’altra Iena, Alessandro Politi, e a sua volta probabilmente vettore per un’altra infezione, quella di Roberta Rei) ha raccontato in maniera perfetta la sua via crucis relativa alla positività riscontrata tramite tampone: immediatamente dopo essere stato trovato positivo, Golia tenta di raggiungere la ASL di referenza senza alcun esito.
Dopo aver contattato il medico di famiglia (che non dispone dei codici di segnalazione alla app), la ASL di competenza (che non è raggiungibile né per via telefonica né tramite mail) ed il ministero della Sanità (irraggiungibile) dopo 13 giorni Golia finalmente ottiene di essere segnalato da Immuni come positivo.
In altri termini la comunicazione al database Immuni avviene dopo ben 14 giorni, intervallo di tempo tale per cui l’effetto di limitazione dei contatti gestito da Immuni è completamente bruciato.
A questo punto, se la app dovesse rilevare un contatto a rischio, sarebbe estremamente più semplice per il cittadino ignorare la segnalazione o disinstallare direttamente la app piuttosto che rischiare una quarantena lunghissima e senza chiare procedure di fine: sono infatti numerosi i casi in cui le persone sono state lasciate in isolamento senza possibilità di effettuare il tampone a domicilio.
In altri termini l’applicazione contrabbandata come assolutamente necessaria per prevenire un aumento spropositato dei contagi diviene un oggetto non solo inutile, ma fortemente penalizzante per chi, animato da civiltà, prova ad utilizzarlo.
Infatti non solo immuni non funziona a causa della lentezza burocratica del processo di comunicazione, ma addirittura crea problematiche funzionali: due ragazze milanesi sono state vittime di una mancata notifica di esposizione da parte dell’app dopo che una delle due ha scoperto di essere positiva a seguito di un test sierologico prima, confermato da un tampone poi.
La seconda, nonostante la prima avesse provveduto ad aggiornare la propria piattaforma, non ha subito nessun avviso nonostante entrambe fossero state a contatto ravvicinato per oltre 15 minuti.
David Casalini, consigliere della ministra Paola Pisano e componente del team di digital transformation del governo, ha condotto numerose analisi, risalendo alla chiave crittografica usata dalla ragazza (con la sua collaborazione ovviamente), però non è riuscito a giungere ad una conclusione che spieghi perché l’app in quel caso non abbia segnalato come di dovere.
Ma quindi da cosa è scaturito il problema ? L’unica spiegazione accettabile riguarda lo standard Bluetooth Low Energy adoperato per il funzionamento dell’app, il quale soffrendo di alcune imprecisioni dovute sia alle interferenze sia all’attenuazione da parte del corpo umano, non consente di dare una stima troppo precisa della distanza tra i vari utenti, un problema superabile tramite il GPS, soluzione che i geni al governo hanno ritenuto inapplicabile a causa dei problemi di privacy ad essa legata.
Il Codacons ha provveduto a segnalare disservizi, malfunzionamenti e problemi con l’utilizzo dell’App 'Immuni' tramite un’istanza al Governo e al Ministro della salute chiedendo un intervento urgente per sanare le criticità di questa applicazione, che alla luce dell’attuale situazione assume enorme importanza nel nostro paese.
"Alcuni utenti si sono rivolti al Codacons segnalando il malfunzionamento della App Immuni relativamente al personale sanitario incaricato di autorizzare il codice identificativo del soggetto che intende segnalare, attraverso tale applicazione, la propria positività al Covid – spiega l’associazione - Sembrerebbe infatti che molti soggetti positivi al Covid abbiano provveduto ad avviare la segnalazione attraverso Immuni ma che non siano riusciti nel proprio intento, a causa della mancata ricezione di riscontro dal parte dell’operatore sanitario tenuto ad autorizzarne il codice identificativo, procedura come noto necessaria al fine di confermare l’attendibilità delle informazioni rese dal soggetto infetto".
Non solo. "Su molti modelli di smartphone non di ultima generazione si registra una collisione tra i software dei dispositivi telefonici e l’App, con la conseguenza che l’utente, se vuole utilizzare al meglio Immuni, è costretto ad acquistare un nuovo cellulare", prosegue il movimento dei consumatori.
Una situazione che ha portato oggi il Codacons a presentare una istanza urgente a Governo e Ministero della salute, "affinché si attivino con ogni strumento disponibile perché l’App Immuni possa esser perfezionata in chiave tecnologica e pratico-gestionale per potere esser da tutti accessibile ed utilizzabile, soprattutto in questo momento di emergenza sanitaria per il paese".
Abbiamo oggi circa 30 mila positivi, e questo grazie a masturbazioni mentali legate alla “privacy” che vogliamo mantenere, figlia di una legge malfatta e realizzata da azzeccagarbugli politicizzati con l’obiettivo di garantire una pretesa “libertà” al tempo di Facebook, senza ovviamente toccare i dati venduti dalle Big data Companies.
Abbiamo una ministra dell’istruzione che si inventa i banchi mobili (a prezzi enormemente superiori a quelli di mercato, ovviamente) ma non valuta nessun intervento ai sistemi di condizionamento, gli unici sistemi che avrebbero potuto effettivamente garantire una certa sicurezza nelle classi: sistemi di sicurezza che probabilmente sarebbero stati efficacemente installati in questo periodo di lockdown e che sarebbero quasi sicuramente costati meno dei banchi semoventi.
Termino con la solita frase: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Axel
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Nel ringraziare Axel per il suo abituale modo di informare (i fatti separati dalle pugnette), aggiungo che la privacy (sul cui rispetto la comunicazione di governo continua a rassicurarci) non è un problema per nessuno di mia conoscenza. Può esserlo per un ricercato, non per una persona normale. Cosa volete che mi freghi se dei guardoni ministeriali informatici dovessero scoprire che ieri è venuta a trovarmi mia figlia Marzia da Giussano, o mia figlia Marianna da Valenza?
La gente non installa immuni non già per una faccenda di privacy, ma a causa della sua inutilità, comprovata da una ricerca recentemente fatta in collaborazione fra Report e il Politecnico di Milano, che cita i mille problemi di del veicolo sul quale dovrebbe camminare il tutto: il debole e inaffidabile Bluetooth, che a volte non ha segnalato casi distanti pochi decimetri, e altre volte ha mandato falsi allarmi da utenti lontanissimi.
Sulla ministra Azzolina stendiamo un velo peloso; è l'unica scienziata che è riuscita a stabilire con estrema precisione - fino al secondo decimale - quanto sia bassa la quota fi infetti dovuti alla riapertura delle scuole. Gli scienziati si interrogano, Qual è il segreto che le consente di distribuire attribuzioni alla scuola o ad altro? E la miniastra riesce anche a misurare al secondo decimale l'effetto di due per dieci milioni di utenti al giorno gettati in pasto a mezzi pubblici sovraffollati?
Tafanus
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