Che succede se, fatta la prima dose di vaccino dopo aver avuto il Covid e non potendo fare la seconda iniezione – come da direttive sanitarie – il Green Pass non solo non viene rilasciato ma, se assegnato non viene ritenuto valido? Oppure il contrario: si guarisce dal Covid, si fa la prima dose di vaccino ma il sistema va in titl e la certificazione verde non viene rilasciata? Si entra in una sorta di incubo. Al 1500, il numero unico istituito per segnalare problematiche relative al Green Pass – raccontano le testimonianze di molti lettori che hanno scritto a La Stampa - le risposte spesso non risolvono il problema.
Sulla questione è nata anche un pagina social su Facebook. Si chiama “Problemi rilascio Green Pass soggetti guariti e vaccinati una volta”. Già, perché il problema è tutto qui. Chi ha contratto il virus ed è guarito deve fare una sola dose di vaccino. Nella maggioranza dei casi non esistono problemi, viene inviato il Qr Code corretto e si ottiene la certificazione verde che consente ogni movimento in tranquillità. Capita, però, che questo non accada. Così il Green Pass non viene considerato valido nonostante ci siano tutti gli elementi per possederlo. Che succede a quel punto? Ecco alcune storie che abbiamo raccolto.
Respinta dal ristorante, ora non può viaggiare
Maria Grazia C. ci contatta da Caserta e ci racconta la sua storia. «Scusate l’espressione un po’ colorita, ma questa vicenda del Green Pass errato mi sta mandando al manicomio». Ecco cosa le è successo: «Ho avuto il covid a febbraio scorso, ho fatto l'unica dose di vaccino prevista il 4 giugno, ma il Green Pass, arrivatomi in data 23 giugno, recita "1/2". Insomma come se avessi fatto solo la prima dose e si resta in attesa della seconda. Seconda dose che purtroppo non arriverà mai». La signora Corona da due mesi invio email all'indirizzo indicato sulla pagina del governo ([email protected]): «Ho chiamato anche il numero verde adibito ed è totalmente inattivo, mentre al 1500 non fanno altro che fare segnalazioni ma, evidentemente, a vuoto. Non so più cosa fare». La signora che si professa «convinta vaccinista» dice di aver «rispettato tutto quanto impostomi dallo Stato e mi ritrovo senza green pass». «Il Green Pass che mi è stato rilasciato risulta non valido (e non so il perché a questo punto, visto che comunque una dose l'ho fatta), il certificato di guarigione è scaduto ad agosto e non lo ritengono valido, l'attestazione di vaccinazione regionale non è ritenuta certificazione idonea. Insomma, un disastro». Ad amarezza si aggiunge altra amarezza: «Al numero 1500 mi hanno più volte detto che la certificazione vaccinale + Green Pass errato, sono sufficienti in Italia per accedere ai luoghi nei quali è richiesto. Non è vero! Non lo accettano! Esigono di vedere solo ed esclusivamente un green pass corretto. Punto. Il resto non conta». Per il 14 settembre la signora Corona ho acquistato un biglietto per uno spettacolo, «il mese prossimo dovrei andare a Milano in aereo per una necessità. Bene, se non si risolverà la faccenda, da "covizzata e vaccinata", sarò costretta a sborsare €20 per ogni tampone che dovrò fare. Non è assolutamente giusto».
L’insegnante che rischia la sospensione dal lavoro
La seconda storia ci arriva dal Torinese. Ce la racconta la signora Paola R., docente di scuola primaria in un istituto della provincia. «Lo sapete che esiste un vuoto normativo? Accade per chi si trova in una situazione come la mia: ho seguito tutte le indicazioni vaccinali ma non posso andare al lavoro perché non ho l’autorizzazione». Ecco il suo racconto. «Mi sono vaccinata perché sono fortemente convinta che solo attraverso il vaccino possiamo uscire da questa pandemia e anche perché voglio poter svolgere il mio lavoro da insegnante. Mi sono vaccinata all'ospedale di Rivoli il 5 marzo con Astrazeneca, ma il 20 marzo sono risultata positiva al Covid, dal quale sono guarita poi il 30 marzo». A quel punto la signora Romeo chiama l'Asl di competenza per la seconda dose di vaccino: «Ma mi viene spiegato che avendo fatto una dose di vaccino e poi il Covid non potevo sottopormi alla vaccinazione». Del resto, queste, sono le indicazioni arrivate dall’Aifa, l’Autorità del farmaco. «A luglio mi arriva il tanto desiderato Green Pass ma, appena leggo la scadenza mi cade il mondo addosso: 15 settembre». La signora chiamo tutti i numeri indicati dal ministero della Salute (1500, Asl di competenza) «chiedendo come mai il mio certificato ha una durata di 6 mesi e non di 9 come chi invece prima ha contratto il virus e poi ha fatto una dose di vaccino. Nessuno è riuscito a darmi una risposta e un aiuto». L'unica cosa «che sono riusciti a dirmi è che esiste un vuoto normativo in tal senso». Ancora la signora Romeo: «Non so più veramente cosa fare, sarò costretta dal 15 settembre, per poter svolgere il mio amatissimo lavoro, a farmi un tampone ogni 48 ore a spese mie. Perdonatemi, ma questa situazione la trovo veramente vergognosa e surreale: io ho seguito tutto l'iter corretto e mi ritrovo a breve, per colpa dello Stato, a rischio sospensione da lavoro».
I dati smarriti
Un’altra storia, stesso finale. Patti M. anche lei del Torinese ci racconta di aver contratto il Covid alcuni mesi fa e, subito dopo, di aver effettuato la prima dose di vaccino. «Peccato che ora il mio Green Pass non risulti valido». Motivo: in ospedale risulta documentazione sul fatto che lei abbia fatto la malattia ma non che ne sia guarita, una dose, dunque, non è sufficiente per ottenere il Green Pass. Dovrebbe fare una seconda inoculazione ma, come si sa, nelle sue condizioni non è né indicata, né necessaria. Che fare allora? »Mi ritrovo in un limbo che non mi consente di fare nulla. Sono amareggiata, è frustrante».
Sulla pagina Fb nata apposta per segnalare problemi di questo tipo e sui social in generale, vengono segnalate centinaia di storie come queste.
credit: Giampiero Maggio - lastampa.it
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