« Il denaro, dunque, rappresenta una grossa incognita. A quanto pare, il mestiere del miliardario è difficile; forse è il mestiere più difficile del mondo. Ricchi o poveri? Il dilemma, come sempre, lascia perplessi. »
La lettura di queste parole sul Messaggero ci conferma che la povertà è uno stato sostanzialmente volontaristico. Viene sempre, nella vita di noi tutti e specialmente in quella degli operai, dei braccianti, degli edili e, in generale, dei lavoratori, un momento in cui ci si trova davanti a una scelta: ricchi o poveri? E se si resta poveri, condizione, come è noto, non priva di inconvenienti, la colpa è della irresolutezza o della distrazione o del neghittoso disimpegno con cui un minatore, poniamo, non sa decidersi tra la sua piacevole vita nei pozzi e la difficile, tribolata esistenza dei Pesenti, dei Pirelli e dei Costa, miliardari e cavalieri del lavoro.
Certo, la scelta non è facile, ha ragione il Messaggero, e « lascia perplessi ». Ecco il punto, ed ecco svelato un mistero a cui noi non avevamo mai saputo andare in fondo. Che cosa è, per esempio, quella faccia intontita e infelice che mostrano i lavoratori pendolari, quando la mattina sul far dell’alba si mettono in viaggio per andare al lavoro? E per stanchezza, per fame, per disperazione? Mai più. Sono perplessi, questo è. « Ricchi o poveri? » Mah, non sapremmo proprio dire. Ci limiteremo a rilevare che siccome i miliardari sono in minoranza, si vede che gli italiani, tutto considerato, propendono per la miseria.
Fortebraccio
10 gennaio 1968
credit: Editori Riuniti
SOCIAL
Follow @Tafanus