Le nuove misure varate dal governo vanno nella direzione necessaria per tentare di contenere l’avanzare del conto e si basano prevalentemente su un uso più esteso del super green pass, limitando quindi ancora di più le possibilità per i non vaccinati ad accedere a luoghi chiusi, e nel giocare di anticipo con le dosi di richiamo, che si potranno fare 4 mesi dopo la seconda dose. Per spingere gli italiani ad effettuare presto i richiami e sulla base delle evidenze epidemiologiche, si è anche deciso di accorciare la durata del green pass per i vaccinati, che avrà una durata di 6 mesi a partire dal 1 febbraio 2022, per dare così il tempo a tutti di potersi mettere in regola.
Manca ancora, però, una decisione sui richiami dei ragazzi, che a questo punto diventa molto urgente, non solo per arginare la diffusione della variante Omicron e proteggere la scuola e i ragazzi stessi ma anche per permettere loro di potersi muovere nel Paese con un green pass valido. Il governo sceglie, giustamente, di puntare su terza dose, ampio e giusto utilizzo delle mascherine FFP2 (che però restano a carico dei cittadini) e sul divieto di consumare cibi e bevande nei luoghi di intrattenimento piuttosto che imporre il tampone anche ai vaccinati, misura che avrebbe di fatto portato alla chiusura di cinema e teatri. Purtroppo, non si fanno passi avanti verso l’obbligo vaccinale, neppure per le categorie che sono a contatto col pubblico. Si è dunque scelta una strada ragionevole, che non penalizza troppo il Paese ma che dovrebbe ridurre la circolazione del virus; sempre se gli italiani utilizzeranno davvero le FFP2 come richiesto, se vaccineranno i loro bambini e, soprattutto, se il governo autorizzerà i richiami per gli over 12. Tuttavia, i milioni di persone che rifiutano il vaccino continueranno a far circolare il contagio, ad ammalarsi anche gravemente e a mettere a dura prova la tenuta del sistema sanitario. Peccato, quindi, che il decreto sia sì ragionevole ma poco coraggioso.
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