Il governo si interroga se rivedere la quarantena (da Niccolò Carratelli, Ilario Lombardo - lastampa.it)
ROMA. Nessuno può dire con certezza quando toccheremo il picco dell’ondata targata Omicron. Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, potremmo arrivare «a metà gennaio con 100 mila positivi al giorno». Non è una stima eccessiva, considerando il tasso di moltiplicazione mostrato fin qui dalla nuova variante: «Con gli spostamenti per le feste, i baci, gli abbracci e poi la riapertura delle scuole – spiega Pregliasco – a gennaio vedremo i veri effetti di questa nuova ondata». La straordinaria velocità con la quale la Omicron sta facendo dilagare i contagi ha già imposto un interrogativo al governo: se davvero verrà confermata la minore pericolosità di questa mutazione del virus, cosa succederà alla quarantena obbligatoria, non soltanto per i positivi, ma anche per i loro contatti stretti? Risposta urgente, se pensiamo che, in media, per ogni contagiato, ci sono almeno 10-12 persone costrette a chiudersi in casa per una settimana (se vaccinate, altrimenti 10 giorni).
Qualora il numero dei nuovi casi continuasse ad aumentare al ritmo di queste ore, andrà presa una decisione drastica e andrà fatto entro fine gennaio, perché, spiegano fonti di Palazzo Chigi e del ministero della Salute, la positivizzazione di massa (che a Londra è già realtà) rischia di bloccare l’intero Paese. Da qui alle prime due settimane di gennaio si conoscerà l’impatto sulle ospedalizzazioni di Omicron. Ma i primi risultati degli studi inglesi, annunciati dieci giorni fa dal ministro della Salute britannico ai colleghi, compreso l’italiano Roberto Speranza, fanno sperare in un maggiore contenimento del danno sanitario.

Troppi in quarantena - In altri termini, non si esclude una revisione dell’obbligo di quarantena, se il virus continuerà la sua corsa senza, però, mettere alla prova il sistema ospedaliero. L’alternativa è un Paese con milioni di lavoratori a casa. Una prospettiva rilanciata proprio ieri dall’infettivologo Matteo Bassetti: «Con oltre 50 mila casi al giorno, destinati a diventare molti di più nelle prossime settimane, dobbiamo vivere in maniera diversa la convivenza con il virus – ha scritto su Facebook –. Non possiamo continuare a mettere in quarantena e in isolamento forzato decine di persone (i contatti) per ogni tampone positivo».
Perché il rischio, a lungo andare, è quello di «trovarci con milioni di persone isolate e in quarantena: chi farà il pane, chi guiderà gli autobus, chi svolgerà le lezioni a scuola, chi garantirà la sicurezza, chi lavorerà in ospedale? – chiede Bassetti –. Usciamo dalla visione del Covid come malattia devastante ed entriamo nella fase endemica, con una malattia più gestibile (nei vaccinati) costruendo regole diverse». Il problema è capire se basterà evitare l’autoreclusione ai soli contatti stretti o se questa decisione sarà l’anticamera per lasciare liberi, in un secondo momento, anche coloro che risultano positivi al tampone, ma magari non hanno per nulla sintomi o ne hanno pochi, grazie al vaccino.
Un positivo ogni 9 tamponi - Gennaio, del resto, sarà sicuramente il mese della campagna sulla terza dose. Oggi scatta la somministrazione del booster anche per tutti i ragazzi di 16 e 17 anni, oltre che per i soggetti fragili tra i 12 e 15 anni.
Il premier Mario Draghi non ha nemmeno escluso l’ipotesi circolata nelle ultime settimane di imporre un lockdown solo per i No Vax. E le notizie dei contagi in regressione in Germania sono un precedente che potrebbe persuadere il governo a procedere in questo senso. Inutile dire che la logica conseguenza del ragionamento in corso sulla revisione della quarantena porterebbe a un’altra conclusione: se Omicron dovesse rivelarsi più insidiosa, visto anche il “buco” di queste settimane tra seconda e terza dose, da metà gennaio il governo sarebbe costretto a riesumare una qualche forma di lockdown generalizzato. Molto dipenderà dall’andamento della curva dei contagi e, di certo, non possiamo farci illusioni per il dimezzamento dei casi registrato ieri: poco meno di 25 mila positivi contro i 54 mila del giorno di Natale.
I tamponi processati, però, sono stati appena 217 mila, rispetto al record di 969 mila del giorno prima, complici cenoni e pranzi natalizi. Non a caso sono stati quasi 4 milioni i Green Pass scaricati in tre giorni (23-24-25 dicembre). Ma il dato che impressiona è quello relativo al tasso di positività, salito all’11, 5%: di fatto, un test su nove risulta positivo. Continuano a crescere anche i ricoveri ordinari, 328 in più in 24 ore, e i pazienti in terapia intensiva, 18 in più nel saldo tra entrate e uscite. A livello nazionale abbiamo superato la prima soglia critica del 10% dei letti di rianimazione occupati da pazienti Covid.
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