«Finalmente questo bastardo se n'è andato», il commento inviato via whatsapp da Nicolaus Fest, europarlamentare tedesco di Alternative fur Deutschland (AfD), a colleghi di partito
Nel giorno più triste del Parlamento europeo l’episodio più vergognoso che ora agita il gruppo parlamentare di cui fa parte la Lega e che imbarazza la truppa del Carroccio, che deve intervenire per condannare l’accaduto, minacciare sanzioni, e mostrare a tutti con chi si è deciso di stringere alleanze a Bruxelles e Strasburgo.
«Finalmente questo bastardo se n'è andato se n'è andato», il commento inviato via whatsapp da Nicolaus Fest, europarlamentare tedesco di Alternative fur Deutschland (AfD), a colleghi di partito, ai quali scriveva poi che Sassoli era «un antidemocratico, una vergogna per qualsiasi idea parlamentare». Confidenze personali, a uso personale. Ma qualcosa è andato storto, o qualcuno ha deciso di rompere il muro del silenzio. Il messaggio che doveva rimanere privato diventa pubblico, finisce sui giornali tedeschi, e la bomba esplode.
Arriva innanzitutto la condanna del capo di Afd, Jorg Meuthen. «Una simile affermazione su un collega appena morto dopo una grave malattia è inquietante, profondamente ripugnante e imperdonabile». Quindi arriva la censura di Marco Zanni, presidente del gruppo parlamentare Identità e democrazia, dove Lega e Alternative fur Deutschland siedono e lavorano insieme. Nei confronti di Fest arriva la «condanna del gruppo» oltre che della legazione italiana del raggruppamento per le «le gravi e inaccettabili affermazioni fatte dall’eurodeputato sulla scomparsa di David Sassoli». Alla censura si aggiunge l’annuncio di « proposte azioni disciplinari nel prossima riunione del direttivo del gruppo».
La mossa di Zanni giunge per tempo. I leghisti capiscono la natura degli alleati politici che si sono scelti, e devono rimediare. L’esponente del Carroccio tenta di salvare immagine della sua delegazione e di quelle amiche. Quelli usati da Fest sono «toni e affermazioni che non ci appartengono e che violano i principi e lo statuto del nostro gruppo». Ma la figuraccia ormai è servita. Anche il se vero problema è non tanto questo, quanto il clima in cui versa l’Europa, incapace di avere rispetto per chi la pensa diversamente e neppure per i morti.
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