Non è trascorso moltissimo tempo da quando la nostra classe politica si autocelebrava, per i bassi numeri dei nuovi contagiati giornalieri in Italia, rispetto a quelli di cui soffrivano altri paesi. Ma i numeri italiani hanno cominciato presto a crescere come quelli degli altri paesi, e anzichè reagire presto, con coerenza, e con decisioni dettate dai numeri, abbiamo iniziato la solita battaglia da celodurismo fra regioni, in una cacofonia di decisioni che ci hanno condannati tutti ad una quarta fase molto dura da accettare.
La prima cosa che mi aveva colpito nelle settimane recenti, è che quotidianamente, nelle dichiarazioni dei politici e dei self-nominated-experts da talk show, la prima notizia che veniva data era il numero dei nuovi contagi negli USA. Numeri assoluti, non rapportati alla popolazione, che - guarda caso - è cinque volte quella italiana.
A ruota, arrivavano le previsioni sulle regioni che rischiavano l'ingresso in zona gialla. Nel mirino dei virologi e degli statistici 'de noantri il Veneto e la Calabria. Verso altre regioni (che ad una prima guardatina ai numeri mi sembravano messe peggio di Calabria e Veneto), nessun accenno. Eppure, a memoria, ricordavo che altre regioni erano messe peggio. Nella prima, nella seconda, nella terza e nella quarta ondata.
Oggi, a fronte del fatto che qualcuno (ma ancora non - ahimé - la benemerita GIMBE) si è messo ad analizzare i numeri in rapporto agli abitanti, e non in astratto, siamo nella situazione di nuovi infetti quotidiani rappresentata nella tabella a sinistra, di fonte Sanità e Protezione Civile. Numeri esatti, ma ancora e sempre non rapportati alla popolazione. E allora il calcoletto ci tocca, ogni tanto, farlo per conto nostro, a casa.
Fino a qualche settimana fa, nelle previsioni dell'Italia a colori fatte dai tiggì e dagli autonominati virologi e statistici in servizio permanente effettivo, la Lombardia non era citata neanche di striscio fra le regioni candidate all'ingresso in zona gialla, mentre Veneto e Calabria avrebbero dovuto esserci già da un pezzo. A spanne, ricordavo una situazione diversa, e oggi - giorno in cui la Lombardia ha rappresentato da sola un terzo di tutti i nuovi positivi in Italia, ho voluto dare una guardatina ai numeri ufficiali, riportati in tabella, e rapportarli al numero di abitanti (unico sistema sensato di rappresentare realtà e non sogni da campanile.
Dunque, la Calabria. Inferno dantesco, che avrebbe dovuto entrare in zona rossa già dal gennaio 2000, e che colpevolmente era stata lasciata per troppo tempo in zona bianca. Chissà... Forse l'età mi fa perdere la memoria, ma io ricordavo una Calabria nella quale quasi sempre i numeri dei contagiati e dei morti sono stati fra i migliori - e spesso I migliori d'Italia.
Del Veneto, anche in tempi recentissimi, si sentiva parlare come dell'inferno-bis, dimenticando che il Veneto ha esattamente la metà degli abitanti rispetto alla Lombardia. Bene, i numeri non servono pere giocare a "Campanile Sera", ma a "separare i fatti dalle pugnette", che è da sempre il nostro obiettivo.
I numeri dicono che oggi il Veneto ha avuto 16.871 nuoci casi, cioè 3.374 casi per milione di abitanti.
i numeri dicono che oggi la Lombardia ha avuto 51.587 nuovi casi, cioè, cioè 5.188 casi per milione di abitanti.
I numeri dicono che oggi la Calabria ha avuto 2.204 nuovi casi, pari a 1.102 casi per milione di abitanti.
Fatti i conticini? No??? li faccio io. In rapporto al numero degli abitanti, la Lombardia ha il 54% di infetti più del Veneto, e il 370% di casi in più rispetto alla Calabria. E allora, sull'ordine di ingresso di queste regioni in zona gialla, mi faccio delle domande, e non trovo delle risposte.
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P.S.: Qualcuno mi ha scritto per spiegarmi una cosa che ho spiegato da mesi: le decisioni del "colore" vengono prese (errata corrige: dovrebbero essere prese) sulla base del tasso di occupazione dei posti-letto in terapia intensiva. Il discorso non farebbe una piega, se i posti DISPONIBILI in terapia intensiva fossero gli stessi in tutte le regioni, in rapporto al numero di abitanti. Così non è, come chiunque può controllare consultando la pagina ufficiale dell'AGENAS
E' ovvio che le regioni messe meglio in termini di disponibilità di postazioni in T.I. a parità di tasso d'infezione arriveranno più tardi - poniamo - al tasso di allarme del 10% di occupazione delle postazioni di T-I. rispetto a quelle meno dotate. In questa classifica, la Calabria è penultima in classifica nella disponibilità di postazioni di T.I.. Colpa della Calabria? vorrei qui ricordare due cose:
-1) La Regione Calabria, teoricamente responsabile della Sanità, è commissariata da oltre dieci anni senza interruzioni. E si da il caso che il Commissario non se lo scelgano i calabresi, ma venga scelto e imposto dal governo centrale.
-2) Da decenni, i fondi stanziati dal governo per la sanità delle regioni, sono calcolati come aumento percentuale rispetto alla spesa consuntiva degli anni precedenti (il che significa anche premiare chi spreca di più). Una cosa assurda. Poiché TUTTI dovrebbero avere diritto agli stessi livelli di assistenza, lo stato (se esiste) dovrebbe darsi un piano quinquennale, alla fine del quale TUTTE le regioni dovrebbero avere la stessa identica disponibilità di spese strutturali IN RAPPORTO AL NUMERO DI ABITANTI, e non in rapporto a quanto hanno speso - o magari sperperato - negli anni e nei decenni passati.
Credo che Draghi, e chi ci sarà dopo di lui, avrebbero il preciso dovere di implementare questo piano, che da anni c'è nel libro delle buone intenzioni, ma che non è mai stato imposto con serietà e senza incomprensibili eccezioni. In questo quadro di disuguaglianze, suscitano scandalo le libertà concesse alle c.d. "regioni autonome" che hanno trovato di fatto il sistema di spendere "a pié di lista", penalizzando di conseguenza le altre regioni.
Tafanus
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