Il governatore della Banca Centrale russa Elvira Nabiullina, la donna che nelle ultime sei settimane ha assistito al progressivo smantellamento di quella politica monetaria che aveva riportato la Russia a essere competitiva nei mercati globali, ha parlato ieri per la prima volta dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Ed è stata molto chiara: «Il periodo in cui l’economia russa può vivere di riserve è finito – ha detto –. Già nel secondo e terzo trimestre entreremo in un periodo di trasformazione strutturale e di ricerca di nuovi modelli di business». Non sarà più solo il mercato finanziario a venire colpito dalle sanzioni, ma l’economia reale: ci saranno restrizioni su importazioni ed esportazioni e problemi nella logistica commerciale, nell’individuazione di nuovi partner commerciali, insomma «le aziende russe dovranno adattarsi».
Il quadro offerto dal presidente Putin, che era in collegamento video con Nabiullina e altri rappresentanti del mondo economico (che hanno preferito limitarsi a interventi d’occasione) era piuttosto diverso: se Nabiullina faceva una disamina dei problemi, Putin preferiva illustrare soluzioni e offrire dati ottimistici. «La Russia ha resistito a una pressione senza precedenti –ha detto –. La situazione si sta stabilizzando, il cambio del rublo è tornato ai livelli di inizio febbraio e i volumi dei depositi dei cittadini sono in aumento». Anche l’inflazione si starebbe stabilizzando («ma rileverò la situazione dell’inflazione in un altro momento», ha detto ancora Putin) e non si registrano gravi flessioni sul fronte della disoccupazione.
Due letture che se non sono divergenti, diciamo che partono da presupposti molto diversi. Nabiullina fa presente che l’attuale situazione è insostenibile, Putin la descrive invece come l’inizio di una nuova sovranità economica: dove lei vede il rischio di un intaccamento delle riserve, lui si concentra sulla forza del rublo (ma il suo portavoce Peskov continua a ricordare ai paesi occidentali che la Russia vuole essere pagata in rubli da maggio), dove lei individua delle difficoltà per le aziende russe (addirittura ha parlato della possibilità di dover produrre generazioni precedenti di oggetti per poter far fronte alle limitazioni dei mercati), lui ci vede una grande opportunità di rinnovamento, l’arrivo di nuovi partner, e un nuovo ordine mondiale. Addirittura a un certo punto parla dell’importanza di «lasciar libero il mercato di trovare le sue risposte adattive», quando è di tutta evidenza che le risorse del mercato russo sono quanto mai limitate. Non che la Banca Centrale non stia pensando a soluzioni: «Stiamo valutando la possibilità di rendere più flessibile la vendita dei proventi da parte degli esportatori – ha affermato Nabiullina – e stiamo anche testando l’emissione di rubli digitali per consentire ai russi di effettuare trasferimenti tra portafogli digitali».
L’intrepido interprete di Putin, Dimitri Medvedev, ha aggiunto inoltre che si sta pensando a espropriare i beni di cittadini americani e europei in territorio russo «per reagire all’iniquo sistema di sanzioni». La “blitzkrieg economica” lanciata dall'Occidente contro la Russia attraverso le sanzioni «è fallita», ha detto ancora Putin. Di nuovo, l’espressione di ieri sul volto di Elvira Nabiullina non restituiva esattamente la sensazione di una vittoria. Né realizzata né imminente.
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