Premessa - A Paolo Farinella mi lega un'amicizia non solo virtuale, che dura da circa un ventennio. Ci siamo conosciuti quando il "Tafanus", nella veste attuale, non esisteva ancora (esisteva una news-letter, inviata a circa 5.000 lettori consenzienti, dal titolo "Banane & Mazzette". A ruota, è nato un blog dallo stesso nome, su piattaforma Kataweb, sparita dalla mattina alla sera. Poi è arrivato il "Tafanus", nella forma e con la grafica attuale.
Paolo ed io eravamo "la strana coppia": un ateo komunista, e un prete non affetto da luogo-comunismo... Ma la cosa non creava alcun problema, né a me, né a Paolo, come testimoniato da questo scambio telegrafico di commenti, poi ripreso da peacelink.it (roba di 16 anni fa, tanto per capirci):
La mia lettera a don Paolo
Caro Paolo,
come ti ho detto in altre circostanze, io sono non solo ateo, ma persino komunista. Però ti assicuro che se mai io dovessi decidere di convertirmi, tu sarai il primo a saperlo, ed io vorrò farlo solo nelle tue mani. Un abbraccio,
Tafanus
La risposta di don Paolo Farinella
Caro Tafanus,
vai avanti così, che se Dio c'è, non si occupa di particolari (e di UdC). Conosco il tuo blog e apprezzo le tue news. Quando ti convertirai, faremo apparire anche la Madonna, venderemo candele mie e reliquie tue (pezzetti di stoffa, di banane, di mazzette ecc.) e ci facciamo il corredo.
Ciao, e buon lavoro.
Paolo prete
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Oggi ricevo da Paolo Prete lo scritto in calce, e lo ripubblico, sicuro di fare cosa gradita. Questo scritto mi riporta ai tempi in cui questo prete scomodo attaccava i cardinaloni con attico da 500 metri quadrati.Questo il testo:
CRONACA CURIALE DI UNO SBANDAMENTO EPISCOPALE
Invio cronaca e testo della lettera mia al settimanale cattolico della diocesi di Genova, «Il Cittadino» che rifiuta di pubblicarla, CENSURANDOLA. È un atto di prevaricazione perché il Giornale diocesano non è organo personale del vescovo o dei suoi vicari, allegra brigata, ma è il foglio ufficiale della Chiesa che è in Genova e dunque deve dare spazio a tutte le voci, anche le più critiche.
Censura è roba della Russia di Putin o della Turchia di Erdogan o della Cina di Xí Jìnpíng o delle Filippine di Rodrigo Duterte o dell'Inquisizione ecclesiastica o di qualsiasi staterello dittatoriale. Noi siamo la Chiesa del III Millennio, la Chiesa del concilio Vaticano II, la Chiesa di papa Francesco, la Chiesa di Gesù di Nàzareth e di Paolo di Tarso. Non è la chiesuola di una manica di servi volontari.
Ciò che è accaduto è grave, e aggrava la decadenza della chiesa genovese nel «regno» francescano (!) di Marco Tasca.
Come dimostro nell’allegato, la diocesi di Genova ha cominciato ledendo la buona fama e la dignità di Mons. Carlo Sobrero. Siamo tutti ancora in attesa delle scuse pubbliche, il reintegro di lui nella sua funzione, accompagnato da una parola scritta (decreto) di risarcimento giuridico, canonico e legale. Ora l’allegra brigata vicariale prosegue con la censura su di me.
Ho inviato una lettera al settimanale diocesano «Il Cittadino» (ironia del titolo?) che rifiuta di pubblicarla. Il Direttore non mi spiega le ragioni «obbligatorie», ma esse sono evidenti: Il vescovo, attorniato dalla sua cortigiana consorteria, si può solo lodare, inneggiare, osannare, tripudiare, incensare, ma non si può criticare, nemmeno se mente spudoratamente.
Il giornaletto adulatore mette tutto in pubblica evidenza. Nonostante il direttore, homo quidam Silvio Grilli, mi abbia detto: «ci vediamo la settimana prossima e ti spiego perché non ho pubblicato», sono passati otto giorni senza alcun segnale. Di conseguenza, pubblico ogni cosa perché tutto sia trasparente.
Nel III Millennio d.C., pensavo che la censura fosse un ricordo del trapassato remoto (inquisizione, ecc.), ma mi devo ricredere con orrore. Però non demordo, perché chi ha più filo, tesse: e io di filo abbondo «ad abundantiam» (Totò).
La mia forza è il principio teologico e giuridico che la Chiesa locale non è proprietà privata del vescovo con cappello a punta o dei vicari che giocano senza concludere nulla e per giunta a loro insaputa.
Non c’è uno senza due e quindi mi sto attrezzando, e impavido aspetto che vescovo e la curia, fatta a sua immagine e somiglianza, ordinino il mio omicidio (o suicidio assistito, magari per mano di un monsignore travestito da satrapetto persiano del sec. VI a.C. e munito da aspersorio avvelenato).
In subordine sono pronto ad andare anche in carcere, che magari è stato rinnovato nell’episcopio ristrutturato. Sono graditi ceppi artistici «epoca Ikea».
In sub-subordine, se la benevolenza di sua eccellenza reverendissima e colendissima, volesse corroborarmi con la tortura, sappia che attendo a petto nudo e in fuori, prontissimo a porgere la guancia e il fianco, ma non la schiena che resterà dritta come un fuso, a difesa della libertà che il concilio Vaticano II ha garantito come costitutiva della natura della persona e come condizione della Chiesa.
I funzionari episcopali e curiali hanno dimenticato le parole di Paolo: «Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi dico:… siete decaduti dalla grazia» (Gal 5,1-4).
È proprio così, non imporrete il giogo della schiavitù. Pubblicamente dichiaro che m’inginocchierò sempre davanti al sacramento dell’episcopato, ma resisterò con altrettanta forza davanti alla protervia saccente e alla incompetenza agghiacciante. Se il vescovo e i suoi palafrenieri arrivano alla censura, significa che sono deboli, hanno paura e danzano sul vuoto.
Non pubblicate la mia lettera? State dimostrando che ritenete la chiesa e anche il Cittadino come velina curiale, ma il giornale diocesano, pro quota, appartiene anche a me: perché pago l’abbonamento e perché la diocesi e tutto quello che contiene è pure di mia pertinenza, in ragione del diritto battesimale che nessuno può conculcare, né un qualsiasi direttorello occasionale né un vescovo per caso, incapace di governare, né altri perché ad essi «Non licet!».
Rispedirò la lettera ogni settimana, finché non sarà pubblicata.
Nell’allegato (vedi Bottone, qui sotto, dal titolo CENSURA), troverete la cronaca dettagliata e il testo della lettera censurata.
Genova 07-09-2022
Con amicizia e affetto.
Paolo Farinella, prete – San Torpete GE
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Post scriptum: Mosso da una botta di nostalgia, sono riuscito a recuperare il post (con foto varie) del primo incontro non virtuale fra tafanidi di varia estrazione, e Paolo Farinella:
"Genova per noi" - Tafanidi con Paolo Farinella
A questo incontro ha fatto seguito una "intervista collettiva" a Paolo, con domande proposte dai lettori del Tafanus:
Intervista collettiva a Paolo Farinella
(edit)
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